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Volvo XC60


Avatar Redazionale , il 19/09/08

15 anni fa - L'alternativa scandinava alle tedesche

Dicono sia la Volvo più sicura di sempre e su strada si comporta benone. Con queste credenziali la XC60 entra come outsider di lusso nel segmento delle Suv di taglia media. La concorrenza tedesca è avvisata...

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TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE Se si fossero messe d'accordo, non sarebbero forse riuscite a sincronizzare meglio le loro strategie. Audi, Mercedes e Volvo stanno infatti muovendosi quasi contemporaneamente nella stessa direzione, presentando una Suv (o crossover che dir si voglia, in certi casi) di dimensioni e prezzi umani, dopo aver fatto perdere a molti sonno e testa con i rispettivi modelli di punta. Una mossa capace di mettere in fuorigioco altri costruttori, neanche le tre Case, guidate da Arrigo Sacchi, difendessero a zona le loro quote di mercato.

APPENA SFORNATA Dopo l'Audi Q5 e la Mercedes GLK è quindi laVolvo XC60 a chiamare a sé i riflettori. La tuttoterreno svedese aveva già sfilato in veste definitiva a Ginevra ma sotto la luce del sole l'effetto déjà vu non si avverte affatto. La linea è ben studiata, imponente il giusto e con contaminazioni dal mondo delle berline e delle coupé, e alla fine fa sembrare la XC60 fragrante come appena sfornata, al debutto assoluto. Il tutto è condito è da un'abbondante dose di elementi stilistici tipici Volvo: mascherina barrata protesa in avanti, gradino a segnare la parte alta della fiancata e luci a sviluppo verticale, neanche dovessero piantonare le borse contenute nei 490 litri del bagagliaio.

NUOVE PROPORZIONI Rispetto alla sorellona XC90, non diminuisce solo la lunghezza di una ventina di cm (qui siamo a quota 4.628 mm, per 1.891 di larghezza e 1.713 di altezza). La XC60 sperimenta diverse proporzioni, acquisendo un nuovo slancio e un'aria più moderna e filante. Il merito va diviso soprattutto tra il taglio a cuneo della fiancata e il parabrezza piuttosto inclinato all'indietro, anche se tra gli attori non protagonisti si guadagnano una citazione i fari allungati con luci di posizione separate e le nervature che movimentano i paraurti.

A MEZZ'ARIA L'evoluzione della specie si vede e si tocca con mano anche nell'abitacolo. Qui, a fare da trait d'union con il resto della gamma, c'è l'ormai tipica consolle contrale "sospesa", rivolta verso il pilota per rendere meglio accessibili i vari comandi. La cura costruttiva è ottima, una prassi consolidata in casa Volvo, dove materiali di buona qualità e assemblaggi precisi sono la norma. Pure sotto le lamiere si respira aria di novità: la XC60 è realizzata su un pianale inedito, che in futuro sarà utilizzato anche per le nuova S60 prossima ventura. Lontano cugino di quello della Kuga, ha un passo di 2.774 mm.

UNA E TRINA I motori che compongono la gamma XC60 sono tre. Due sono turbodiesel: il 2.4D, da 163 cv e 340 Nm, e il pari cilindrata D5, da 185 cv e 400 Nm. Per il primo, velocità massima, accelerazione 0-100 e percorrenza media sono nell'ordine 195 km/h, 10,5 secondi e 13,3 km/litro, mentre per il secondo sono 205 km/h, 9,5 secondi, con lo stesso consumo dichiarato. Le prestazioni più elevate si hanno invece con il tre litri 3.0 sei cilindri turbo a benzina da 285 cv e 400 Nm: 210 km/h (velocità autolimitata elettronicamente) e 7,5 secondi, a fronte di una percorrenza media di 8,4 km/litro. Le due unità a gasolio sono proposte di serie con cambio manuale a sei marce ma in alternativa si può avere anche un automatico sempre a sei rapporti, con funzione manuale Geartronic. Quest'ultimo è invece l'unico tipo di selettore abbinabile al 3.0 a benzina. A completare il reparto trasmissione di tutta la gamma c'è la trazione integrale permanente AWD.

IL MOMENTUM GIUSTO Quanto poi agli allestimenti, Volvo ne propone come di norma tre: Kinetic come base, Momentum al livello intermedio e Summum come top. Il primo si può avere abbinato ai motori 2.4D e D5 per 36.800 e 38.400 euro, con di serie per esempio cerchi in lega da 17", fendinebbia, cruise control, clima automatico e stereo. La versione Momentum è quella su cui i vertici contano di più; comporta unsovrapprezzo di 1.950 euro (per la 3.0 il prezzo è di 45.150 euro), a fronte del quale si ottengono tra le altre cose anche il sensore pioggia, i sensori di parcheggio e l'HDC che regola la velocità nelle discese più insidiose. Chiude la lista la XC60 Summum che per altri 4.600 euro mette sul piatto della bilancia anche fari bixeno, rivestimenti in pelle, lavafari, cerchi da 18" e sedile di guida regolabile elettricamente.

LA MIGLIORE DI SEMPRE Su tutte le versioni è poi standard un nuovo dispositivo chiamato City Safety che scongiura il rischio dei piccoli tamponamenti nella marcia in coda. Sotto i 15 km/h un sensore a infrarossi tiene d'occhio la zona antistante il paraurti frenando laXC60 autonomamente se il pilota è distratto e non fa niente per rallentare prima dell'ostacolo. Un passo avanti epocale, che autorizza i tecnici svedesi a gonfiare il petto orgogliosi e a definire la XC60 la Volvo più sicura di sempre.

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VESTE TUTTI Alla Volvo sono veri e propri maestri nel confezionare i posti di guida. Chiamati a vestire abitualmente i vichinghi svedesi e i ragazzoni americani (negli Usa va circa il 30% della produzione della Casa), il sedile e il volante hanno regolazioni molto ampie e fanno sentire a chiunque l'auto come cucita addosso. Lo stesso vale anche per chi siede dietro, che ha a disposizione centimetri in abbondanza per ginocchia, testa e spalle. Rispetto alla XC 90, l'abitabilità si riduce meno del previsto e per arrivare a lamentarsi di qualcosa ci vuole davvero un bel coraggio.

CAMERA CON VISTA Mettendosi in movimento, la prima cosa che si nota è che la visibilità non è un granché. La forma spiovente del muso e la ridotta superficie vetrata in coda complicano la vita in manovra e impongono un po' di pratica prima di capire esattamente dove finiscano le lamiere. Per chi pensa di usare spesso l'auto in città e di avere a che fare con parcheggi "attillati", il consiglio è rompere il salvadanaio e ordinare l'auto con tanto di telecamera posteriore di assistenza.

BEN PIANTATA Guadagnando un po' di velocità, la XC60 impressiona invece favorevolmente per la sua "consistenza" nella guida. I comandi non sono troppo leggeri e la macchina sembra molto ben piantata per terra. Il downsizing rispetto alla XC90 non impone dunque grandi rinunce, nemmeno sul fronte del comfort, che è degno di un'auto di categoria superiore. Le sospensioni sembrano stirare le pieghe dell'asfalto, risparmiando alle terga dei passeggeri i colpi più duri. Il fatto che la taratura ponga la comodità in primo piano non deve però far storcere il naso alla clientela più sportiva. Grazie alla presenza del Roll Stability Control - o RSC, se all'auto si decide di dare del tu - la XC60 non ciondola tra una curva e l'altra con passo da rapper.

IL CHIP VIGILA Dopo essersi assestata sulle ruote esterne,disegna le traiettorie con discreta precisione. Certo, se si adotta una guida troppo aggressiva, il peso si fa sentire ma senza compromettere mai la sicurezza. La XC60 resta sincera, allarga appena la traiettoria con l'anteriore quando si esagera e ha reazioni graduali con la coda se si rilascia bruscamente e si cerca contemporaneamente di stringere la curva. Anche il DSTC, ovvero il controllo elettronico della stabilità e della trazione fa per bene il suo dovere, tarato in modo conservativo per intervenire alla prima perdita d'aderenza, come è giusto che sia su un'auto da famiglia.

FAI DA TE L'uso che si fa di questa Volvo potrebbe essere ancora più sportivo se lo sterzo fosse un pelo più preciso e il cambio automatico (che rimane - sia ben chiaro - la scelta migliore da fare) fosse invece più abile e veloce a interpretare lo stile di guida del pilota. Chi ha il piede pesante può comunque sempre impostare la funzione Sport oppure darsi al fai da te nelle cambiate, selezionandole marce con la modalità sequenziale.

SEMPREVERDE Quanto ai motori, saranno i due turbodiesel a monopolizzare quasi tutto il portafoglio ordini, relegando al ruolo di semplice comparsa il pur ottimo tre litri a benzina. Quest'ultimo ha come punto di forza un'erogazione piena e rotonda a ogni regime e dimostra una volta di più come turbo faccia rima con furbo. Riprendendo dai regimi più bassi, si può contare su una grande elasticità e su una progressione costante, mentre insistendo con l'acceleratore gli allunghi sono piuttosto vivaci. I due turbodiesel non sono proprio di primo pelo ma si difendono sempre bene. Il D5, in particolare, spinge con decisione e nella guida di tutti i giorni asseconda la guida brillante anche con un filo di gas. Avrà forse una voce un po' roca ma quanto a rendimento non presta il fianco a critiche.


Pubblicato da Paolo Sardi, 19/09/2008
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