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Chevrolet Orlando


Avatar Redazionale , il 26/11/10

13 anni fa - Le sue armi sono una linea originale e prezzi competitivi.

Forse l'aggettivo giusto non sarà furioso, come in letteratura, ma è sicuramente bellicoso il modo in cui la Chevrolet Orlando entra nel mondo delle monovolume compatte. Le sue armi sono una linea originale e prezzi competitivi.

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ORLANDO FORTUNOSO Non capita tutti giorni a una Casa di poter arrivare a una presentazione internazionale di un nuovo modello contando sul traino mediatico di una doppia vittoria nelle classifiche Costruttori e Piloti del Campionato Mondiale Turismo (o WTCC che dir si voglia). Il caso è quello della Chevrolet Orlando, che si concede per la prima prova subito dopo il trionfo in quel di Macao di Yvan Muller sulla Cruze. E all'ombra della croce dorata c'è già chi spera che la buona stella continui ad accompagnare la macchina anche quando arriverà sul mercato, a febbraio.

ORLANDO FIDUCIOSO La Chevrolet Orlando ha comunque buone carte da giocare a prescindere dagli aiuti della sorte, svolgendo in modo originale il tema della monovolume moderna. La sua linea ricalca in modo abbastanza fedele le forme audaci dell'omonima concept che nel recente passato ha animato l'area General Motors nei vari saloni dell'auto e strizza quindi l'occhio all'universo delle crossover che adesso vanno per la maggiore. I richiami maggiori vengono dal muso, che si staglia in modo abbastanza netto dal resto della carrozzeria e dalle protezioni che fanno capolino sotto i paraurti.

ORLANDO GRINTOSO Nel frontale della Chevrolet Orlando tengono banco la mascherina sdoppiata, che fa da ritornello nell'intera gamma, e grandi fari dallo sguardo un po' sconvolto. La fiancata viene invece movimentata dai passaruota in rilievo, che spiccano in un panorama di lamierati ben levigati. Il metallo ha una chiara supremazia territoriale sul vetro, con i finestrini piuttosto bassi e dal taglio geometrico, in stile furgoncino portavalori. Anche la coda ha un'aria massiccia e dà il suo contributo a far sembrare la Chevrolet Orlando ben piantata sulla strada.

ORLANDO STILOSO L'abitacolo ha sfoggia linee più elaborate, con la consolle centrale che catalizza l'attenzione, scendendo in obliquo tra il pilota e il suo secondo, come avviene su certi aerei. La ricercatezza dello stile non è fine a se stessa ma mette a portata di mano molti comandi. Un piccolo appunto va alla qualità di certe plastiche, un po' economiche ma pur sempre assemblate con cura. La Chevrolet Orlando si fa perdonare in fretta, offrendo molti vani furbi per sistemare i piccoli oggetti di uso quotidiano, tra cui uno ben nascosto alla vista, dietro il pannello dello stereo.

ORLANDO OPEROSO Per la merce più ingombrante e per i piccoli trasporti eccezionali, si può invece contare sulla grande versatilità dell'interno. La Chevrolet Orlando dispone di serie di sette posti e con il tutto esaurito a bordo per i bagagli restano disponibili solo 89 litri. Ripiegando i due sedili nel piano di carico e viaggiando in cinque il volume utile sale a 458 litri. Rinunciando anche alla fila centrale di sedili la Orlando veste i panni dello sherpa e mette a disposizione 1.499 litri.

ORLANDO DIGNITOSO Non saremo forse ai vertici della categoria e la soglia sarà un po' altina (i due sedili supplementari naturalmente portano via spazio) ma non ci si può nemmeno lamentare visto che lunghezza, larghezza e altezza sono ancora ragionevoli e pari nell'ordine a 4.652, 1.836 e 1633 mm. Il pianale deriva da quello della Cruze e ha un passo di 2760 mm, mentre le sospensioni anteriori sono tipo McPherson e quelle posteriori a ruote interconnesse, con uno schema ad asse torcente.

ORLANDO MUSCOLOSO Quanto ai motori, la gamma si articola attorno a tre diverse proposte, tutte piuttosto prestanti, una a benzina e due a gasolio. La prima è chiaramente destinata a fare da fanalino di coda nella raccolta degli ordini ed è un 1.800 capace di 141 cv a 6.200 giri e di 176 Nm a 3.800 giri (185 km/h, 11,6 secondi nello 0-100 e 13,7 km/litro). Il regime di 3.800 giri è anche quello di potenza massima dei due turbodiesel da due litri, uno da 130 cv e 315 Nm ( 180 km/h, 10,3 secondi e 16,7 km/litro) e uno da 163 cv e 360 Nm. Quest'ultimo è disponibile con cambio manuale (195 km/h, 10 secondi e 16,7 km/litro) e automatico (195 km/h, 11 secondi e 14,3 km/litro), entrambi a sei marce.

ORLANDO VANTAGGIOSO Due sono invece gli allestimenti nel listino della Chevrolet Orlando. Quello base è già molto ricco, si chiama LT e può essere ordinato i motori 1.8 a benzina e 2.0 Diesel da 130 cv, a un prezzo competitivo, rispettivamente di 19.600 e 21.900 euro. Della sua dotazione di serie fanno parte, tra le altre cose, il controllo elettronico della stabilità, il climatizzatore automatico, i cerchi in lega da 16", i fendinebbia, i sensori di parcheggio e lo stereo. L'alternativa è l'LTZ, venduto con il 1.800 a 22.100 euro e con il 2.000 Diesel da 163 cv manuale o automatico a 24.400 o 25.600 euro. In questo caso diventano standard anche il cruise control, il navigatore, e i cerchi da 17".

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ORLANDO SPAZIOSO La prima impressione che si ha salendo a bordo della Chevrolet Orlando è che lo spazio proprio non manchi, anche se le superfici vetrate non sono particolarmente estese. I centimetri abbondano in ogni direzione e le regolazioni ampie del sedile e del volante esaltano questa sensazione. Spostandosi nella fila centrale, gli angoli della bocca restano piegati all'insù. Il rischio che le ginocchia tocchino lo schienale del sedile anteriore è minimo e non c'è bisogno di sgomitare con i vicini per appoggiare la schiena. E, un po' a sorpresa, nemmeno in terza fila si sta malaccio: ok, si siede un po' in basso e le gambe sono un po' piegate ma anche un adulto che vesta XL non soffre di claustrofobia.

ORLANDO PREMUROSO Una volta in movimento, la Chevrolet Orlando mette subito a suo agio il guidatore, facendolo sentire sin dai primi metri al volante di un'auto "normale". A tradire il fatto che si sta guidando una monovolume un po' suvvizzata sono solo pochi dettagli, come la visibilità solo discreta e il diametro di sterzata appena superiore alla media. Per il resto ci si siede alla giusta altezza, senza uno spiacevole effetto seggiolone, e pare proprio di stare a bordo di una qualunque wagon.

ORLANDO RIGOROSO Quanto al comportamento stradale, bastano poche curve per capire di che pasta sia fatta la Chevrolet Orlando. L'assetto capitalizza il vantaggio offerto dalle carreggiate larghe e, con una taratura piuttosto sostenuta, rende la macchina piatta e reattiva nel misto. Sullo sconnesso si paga dazio ma l'inserimento in curva avviene così in modo piuttosto preciso e la traiettoria impostata viene percorsa con puntiglio, almeno finché non si esagera con l'andatura.

ORLANDO GIOCOSO La tenuta non è quella che si sperimenta sulle montagne russe del Walt Disney World di Orlando, la città della Florida da cui deriva il nome (i titolini alludono ma alla Chevrolet non se lo sono filato proprio Ludovico Ariosto...), ma quanto a piacere di guida siamo sopra la media della categoria. Da questo punto vista, un punto a favore lo segna anche lo sterzo, appena gommoso ma capace di trasmettere efficacemente gli ordini già con piccole rotazioni.

ORLANDO FOCOSO Alla luce delle caratteristiche della Chevrolet Orlando, non serve chiedere aiuto a Nostradamus per pronosticare il successo delle versioni turbodiesel. Molto bene dovrebbe fare soprattutto la variante da 130 cv, non disponibile però al momento della prova. Visto il prezzo allettante, molti potrebbero però farsi tentare anche dal fratello più pimpante da 163 cv, che non rende l'Orlando furiosa ma focosa sì.

ORLANDO GENEROSO La sua erogazione è piena sin dai regimi più bassi e sfodera una bella progressione che inizia a scemare solo quando la lancetta del contagiri supera quota 3.500 giri. Arrivati a questo punto, è consigliabile passare al rapporto successivo anche quando si sta guidando in modo sportivo, mentre nell'impiego normale si viaggia spediti già cambiando 1.000 giri più in basso. Tutti questi ragionamenti diventano superflui optando per il cambio automatico, che si comporta tutto sommato bene. Garantisce infatti passaggi di rapporto dolci se si viaggia con piede felpato e una buona prontezza in scalata quando invece si entra in tackle sull'acceleratore o ci si dà al fai-da-te sfruttando la funzione sequenziale.

ORLANDO RUMOROSO In questo caso, però, si deve mettere in preventivo una maggior rumorosità della meccanica. La voce si fa avvertibile, assieme a una certa rombosità di fondo, anche quando si cerca di tenere medie autostradali superiori a quella imposta dal Codice della Strada. Bassi meno pieni e acuti più squillanti caratterizzano infine il 1.800 a benzina, che si fa apprezzare per l'erogazione fluida ma che si rivela adatto giusto a un impiego tranquillo, a meno che non si sia disposti a usare violenza al pedale destro.


Pubblicato da Paolo Sardi, 26/11/2010
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