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Sfortuna e presunzione


Avatar di Salvo Sardina , il 29/09/19

5 anni fa - F1, l'analisi del GP Russia 2019: Ferrari tra sfortuna e presunzione

F1 analisi GP Russia: Ferrari, sfortuna e presunzione

F1 GP Russia 2019: Ferrari sfortunata ma anche colpevole di un grave errore di presunzione. Il nostro commento alla gara di Sochi

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NOSTALGIA CANAGLIA Ricordate la disfatta Ferrari del Gran Premio del Bahrain? Era il 31 marzo 2019 quando il Cavallino vide in pochi minuti sgretolarsi una possibile doppietta e, con essa, le speranze di portare a casa la prima vittoria della stagione. Sebastian Vettel era finito in testacoda nel corpo a corpo con Lewis Hamilton, mentre Charles Leclerc, fino a quel momento splendidamente al comando, perse la spinta del motore ibrido e fu costretto ad accontentarsi della terza posizione, scavalcato da entrambe le Mercedes poi autrici di una doppietta assolutamente inattesa. Se pensavate di aver già visto la peggiore concatenazione di sfortunati eventi possibile, dovevate ancora fare i conti con quanto accaduto oggi a Sochi nel Gran Premio di Russia.

F1 GP Russia 2019, Sochi: Leclerc (Ferrari) deluso sul terzo gradino del podio F1 GP Russia 2019, Sochi: Leclerc (Ferrari) deluso sul terzo gradino del podio

DOPPIETTA A SORPRESA Doveva essere un dominio Mercedes, almeno sulla carta, almeno alla vigilia di un Gp su una pista fino a questo momento sempre terreno di conquista esclusiva delle Frecce d’argento. Così in effetti è stato solo a giudicare dall’ordine d’arrivo, con Lewis Hamilton ad alzare le braccia al cielo per l’ottantaduesima volta in carriera, scortato fino sotto il traguardo dal fido scudiero Valtteri Bottas e da un Charles Leclerc piuttosto scuro in volto. La doppietta numero otto della stagione è però arrivata a sorpresa, in modo fortunoso e inatteso. Strano anche doverlo dire del team che ha dominato il mondiale, eppure anche oggi – dopo la pole position di ieri e dopo il perfetto gioco di scie verso la staccata di curva-2 – era la Ferrari l’auto da battere. Per farlo, è stato necessario il ricorso a una buona dose di fattore C. Ma non solo…

FORTUNA SÌ, MA… Bisogna infatti dare atto agli uomini Mercedes di non aver sbagliato nulla a livello strategico, di aver saputo soffrire in silenzio consapevoli delle difficoltà di sorpasso (e di seguire i rivali da vicino) su una pista come quella di Sochi. E quindi di aver atteso con pazienza – allungando il primo stint con la complicità del basso degrado delle Pirelli medie – l’episodio che avrebbe potuto ribaltare i giochi. Episodio che è poi arrivato nel corso del giro 27, con il problema alla Mgu-K che ha in un sol boccone messo fuori dai giochi Sebastian Vettel e costretto la Direzione gara a chiamare la Virtual Safety Car decisiva per il cambio gomme di Hamilton. Un doppio assist per Lewis, il quale si è ritrovato magicamente al comando e ha dovuto soltanto portare la macchina alla bandiera a scacchi (non prima di aver segnato il nuovo record della pista) scortato da un Bottas solo parzialmente impensierito dai tentativi di Leclerc di riprendersi la seconda posizione.

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COME A SAKHIR Insomma, la delusione degli uomini Ferrari e la sensazione di aver perso un’occasione clamorosa per fare doppietta, non sono l’unico punto di contatto con la gara di sei mesi fa a Sakhir. C’è anche l’ordine d’arrivo che, per ironia della sorte, nelle prime quattro posizioni (Hamilton, Bottas, Leclerc, Verstappen) ricalca quello del Gp del Bahrain, oltre soprattutto al problema tecnico che ha di fatto messo fuori gioco una delle due Rosse. Un campanello d’allarme che potrebbe anche avere ripercussioni sui prossimi gran premi, soprattutto nel caso in cui Vettel fosse costretto a sostituire alcuni elementi della power unit e subire dunque penalità in griglia di partenza di qua ad Abu Dhabi. E se forse qualcuno potrebbe obiettare sul corretto utilizzo del termine “sfortuna” dinanzi a una rottura meccanica, è innegabile che la concatenazione di eventi che è seguita al problema tecnico di Seb – che si è fermato a pochi metri dalla pit-lane, chiamando in causa la Vsc che ha consentito a Hamilton di effettuare una sosta “gratuita” – abbia inguaiato il Cavallino oltre il dovuto.

PECCATO DI PRESUNZIONE Chiarito che la Dea Bendata non è stata proprio benevola nei confronti di Maranello, non si può sottovalutare il grave errore tattico commesso dagli strateghi Ferrari. Diciamolo senza giri di parole: al muretto hanno pensato di avere tra le mani una comoda doppietta – ieri però Binotto aveva giustamente parlato di differenze molto piccole tra Ferrari e Mercedes peccando di presunzione. Errore grave e forse non ammissibile quando ti ritrovi a più di 100 punti di gap in classifica dai tuoi rivali. La supremazia era forse così netta da potersi permettere il lusso di buttare via cinque secondi ritardando il pit-stop di Vettel di ben quattro giri, con il solo scopo di restituire la leadership a Leclerc? Decisamente no. E lo prova il fatto che, nel caso in cui la Virtual Safety Car fosse arrivata con il ritiro di una qualsiasi altra monoposto, anche Seb avrebbe perso la posizione su Hamilton. Cosa che forse non sarebbe accaduta qualora il tedesco si fosse fermato il giro successivo rispetto a Leclerc (che aveva circa 4 secondi di ritardo da Lewis dopo la sosta dell’inglese). Chiaro che poi il problema tecnico e il conseguente ritiro ha coperto l’errore strategico, ma si tratta di una svista da bocciatura immediata perché commessa dinanzi a una Mercedes che aveva invece preparato la gara proprio pensando all’eventuale entrata in scena della Safety Car.

F1 GP Russia 2019, Sochi: Leclerc e Vettel (Ferrari) nelle fasi iniziali di gara F1 GP Russia 2019, Sochi: Leclerc e Vettel (Ferrari) nelle fasi iniziali di gara

CHARLES INGORDO Ci sarebbe poi da discutere sul merito dell’ordine di scuderia, visto che Vettel aveva dimostrato già in pista di poter meritare la vittoria grazie a un passo gara praticamente inarrivabile per chiunque. In questo caso però ci sentiamo di concordare con il muretto, che ha richiamato Seb imponendogli la restituzione della posizione a Leclerc, che altrimenti in partenza avrebbe chiuso Hamilton all’interno e non avrebbe concesso la scia esterna al compagno. Un team vincente dovrebbe però sapere quando dare gli ordini di scuderia – pensate a Barrichello, che lasciò passare Schumacher in Austria nel 2002 all’ultimo giro, proprio sotto la bandiera a scacchi – e non con più di metà gara ancora da correre. C’è infine da aggiungere che un team vincente probabilmente avrebbe impedito a Charles di sprecare la seconda posizione per andare “all-in” all’attacco per la vittoria. Ma questo, tuttavia, considerando la situazione di un campionato ormai chiuso, dove arrivare terzi o secondi fa pochissima differenza, era solo un errore da… penna blu.


Pubblicato da Salvo Sardina, 29/09/2019
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