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Prova su strada

Moto Guzzi V7 II Stornello: la prova della serie speciale


Avatar Redazionale , il 29/04/16

7 anni fa - La Stornello è tirata in soli 1000 pezzi, venduti a 10.550 euro f.c.

La #MotoGuzzi V7 II #Stornello non ha solo un gran fascino. Su strada si dimostra facile e divertente.

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SEMPREVERDE Passano gli anni ma la Moto Guzzi V7 non ne vuole sapere di svestire i panni della best-seller. L’aggiornamento introdotto con il model year 2015 ha anzi dato nuova linfa vitale a questo modello, che sta vivendo una splendida seconda giovinezza. Grazie anche all’adozione del cambio a sei marce, dell’Abs e del controllo di trazione, nello scorso anno la V7 II ha fatto registrare un +40% nelle vendite rispetto al 2014. E ora la Guzzi chiama di nuovo a sé i riflettori per la V7 II Stornello, una serie limitata di 1000 pezzi numerati con taglio scrambler.

TAILOR MADE Facendo un passo indietro, è chiaro come parte del merito del successo della V7 vada pure alle enormi possibilità di personalizzazione concesse dal catalogo di accessori originali. Al suo interno si trovano oltre 110 pezzi con cui chiunque può cucirsi addosso la moto come un abito di sartoria. La base classica della V7 II, in fondo, si presta bene a essere declinata in molti modi e la definitiva dimostrazione della poliedricità della piccola bicilindrica viene proprio dalla Stornello, che strizza più che mai l’occhio al passato.

COME UNA VOLTA Esattamente 50 anni fa, a Mandello veniva infatti lanciata la Stornello Scrambler America, evoluzione di quella Lodola Regolarità che una decina d’anni prima aveva fatto da pioniera tra le stradali convertite al fuoristrada leggero. E oggi la Moto Guzzi V7 II Stornello s’inserisce nuovamente in quel filone, con un look ispirato alle antenate. Il primo segno distintivo della V7 II Stornello è la colorazione ripresa dalla Stornello 125 Scrambler del 1972, con il bianco pastello del serbatoio abbinato al rosso corsa delle grafiche, del telaio e del supporto porta targa. Non potrebbe esserci cornice migliore per il motore, verniciato invece in nero opaco.

PEZZI PREGIATI Di scuro si vestono anche il manubrio, i fianchetti e le protezioni degli iniettori. Questi ultimi sono realizzati in alluminio, così come le tre tabelle porta numero e i bei parafanghi, spazzolati a mano. L’asso di briscola tra le mani della Stornello è però lo scarico alto due-in-uno Arrow (ovviamente omologato, come tutti gli accessori originali Guzzi), indispensabile per dare quell’aria off-road assieme ai soffietti per la forcella e alle gomme tassellate, montate su cerchi a raggi.

DUE PER INIZIARE Chi volesse leggere tutti i dati tecnici per filo e per segno può consultare la scheda allegata qui sotto in formato pdf. E’ però doveroso sottolineare almeno un paio di numeri, a partire dallo potenza massima erogata dal bicilindrico da 744 cc: 48 cv, che rendono la Stornello perfetta per chi abbia la patente A2. L’altro valore importante è il peso: 186 kg con tutti i liquidi (carburante escluso), che non mettono in imbarazzo neppure chi alle due ruote dà ancora del lei.

FACCIAMO I CONTI L’ultimo numero da cui non si può prescindere è il prezzo, che è di 10.550 euro franco concessionario. E’ una cifra che trovo tutto sommato adeguata, perché la Stornello è una vera instant classic realizzata in pochi esemplari. La sua dotazione è completa sotto ogni punto di vista, con alcuni componenti di notevole qualità capaci di far venire l’acquolina in bocca anche agli appassionati dal palato più fine, che magari vorranno anche aggiungere qualche altra chicca optional, come il portapacchi, la borsa laterale in pelle e gli ammortizzatori Performance Bitubo.

COME VA Con la sella a 798 mm da terra e i fianchi belli stretti, la Moto Guzzi V7 II Stornello si lascia inforcare bene e permette sempre di appoggiare saldamente i piedi a terra. Il manubrio largo, il diametro di sterzata ridotto e il baricentro basso completano poi alla grande un quadro perfetto per tutti, compresi i neofiti e i fantini.

METTETEVI COMODI Anche se la moto ha dimensioni compatte, la posizione di guida è accogliente. Io, che sono alto 183 cm (e che sono quello che appare in foto), trovo solo le pedane leggermente avanzate ma è davvero un peccatuccio veniale. Un plauso va invece alla sella, che è comoda e lascia la possibilità di arretrare o avanzare a piacimento. Tra l’altro, sulla nuova generazione della V7 è davvero remota la possibilità che le ginocchia tocchino i cilindri. Prima poi che qualcuno lo chieda nei commenti, preciso anche che lo scarico Arrow ha un bel sound ed è una presenza tutto sommato discreta, dato che gira aderente al motore e non interferisce più di tanto con la gamba destra. Di diverso avviso potrebbe invece essere il passeggero, che si trova a convivere con la parte più voluminosa del silenziatore.

SALTO DI QUALITA’ Una volta in movimento, la Stornello tiene fede al proprio nome e si destreggia con leggerezza e agilità anche negli spazi stretti. Il diametro di sterzata ridotto semplifica la vita nelle inversioni a U, nei cortili più stretti come sulle stradine di montagna. In queste situazioni dà una mano anche la modulabilità della frizione mentre, restando nel reparto trasmissione, il nuovo cambio appare avanti anni luce rispetto a quelli delle Guzzi di una volta. I suoi innesti sono infatti dolci e silenziosi e non c’è pericolo che faccia cilecca. A proposito, i sei rapporti sono davvero ben spaziati e permettono di snocciolare le marce in rapida sequenza senza che il motore cali molto di giri.

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ESTENSIONE VOCALE Il bicilindrico sfoggia comunque un’erogazione molto piacevole e lineare. La coppia massima è rilevata a3.250 giri ma non c’è nessun problema anche a riprendere da quota 2.000 giri. In altre parole, si può viaggiare in sesta anche a 50 all’ora e dare gas senza che siano strappi o sussulti, mentre nel misto si può mettere la quarta a per affrontare tranquillamente lunghi tratti, dimenticandosi del cambio. La cosa che più mi piace è come il motore sappia guadagnare giri in modo fluido e senza che le vibrazioni raggiungano frequenze fastidiose: il massimo per guidare allegri e senza stress.

GIROTONDO La ciclistica è sulla stessa lunghezza d’onda. La dote migliore della V7 II Stornello è la scorrevolezza nella parte centrale delle curve, nelle quali entra con facilità e richiedendo al pilota uno sforzo minimo, dal punto di vista fisico e da quello mentale. L’adozione delle gomme tassellate fa fare un figurone e non porta con sé particolari controindicazioni. Solo quando ci si avvicina al limite la sensazione di appoggio viene un po’ meno ma mi sembra difficile che qualcuno compri la Stornello per fare pieghe con il ginocchio per terra. Dovessi fare un critica, la farei piuttosto al faro, il cui fascio luminoso non è il massimo della vita.

BRAVI, BIS Nel complesso, la Moto Guzzi Stornello ha tutte le carte in regola per piacere. Ha un marchio blasonato, cattura lo sguardo con molti dettagli raffinati e ha un comportamento che mette a loro agio i meno esperti, pur appagando i motociclisti navigati. Una volta esauriti i 1000 esemplari della Stornello– e credo che non ci vorrà molto – non mi spiacerebbe affatto ritrovare una V7 Scrambler nella gamma 2017 dell’Aquila.

IN QUESTO SERVIZIO (vedi le immagini in fondo alla gallery)
AGV RP60 BONNEVILLE GLADIATOR Questo jet ha un bel taglio old style e dà subito una sensazione di notevole qualità. Le finiture sono molto curate, a partire dalla chiusura a doppio anello per arrivare all’interno, che punta sul marrone ed è completamente removibile e lavabile. Degne di nota anche le impunture in rilievo sul bordo della calotta. Quest’ultima è realizzata in fibra e garantisce una notevole protezione, pur mantenendo il peso del casco sotto il chilo (960 gr, per la precisione). La calzata è piuttosto comoda e solo nella zona delle orecchie avrei preferito un’imbottitura più fasciante. Nella confezione è incluso un visierino parasole in stile cross Anni 70. Io però consiglio vivamente la visiera a bolla, che si vede nelle foto e che garantisce un bel salto di qualità in fatto di protezione. E’ un optional che costa una trentina di euro e ha il pregio di non distorcere la visuale.

DAINESE HARRISON JACKET Passerei le ore ad accarezzare la morbidissima pelle bovina naturale di questa giacca a quattro tasche, tinta in botte e rifinita con cere speciali! L’aspetto vissuto e l’eleganza ne fanno una perfetta portabandiera della linea vintage 36060. La Harrison lascia a bocca aperta anche con particolari come i soffietti sui polsi, la fodera  trapuntata e le tasche interne orlate in pelle, tutte cose che danno un’idea di lusso bello e buono. Anche se chic, questo capo mantiene comunque gli elevati standard di sicurezza tipici Dainese. Sulle spalle e sui gomiti ci sono infatti i protettori morbidi certificati Pro-Shape e non mancano anche inserti rifrangenti al di sotto di porzioni di pelle microforata. Sulla schiena c’è poi una tasca per alloggiare l’eventuale paraschiena (presente nelle foto). Un piccolo difetto? Anche una volta chiuso per bene, il colletto resta un pelo largo.

DAINESE SPENCER GLOVES I guanti Spencer hanno una calzata comoda e sono l’accessorio giusto per completare un look old style. Realizzati in pelle di capra, hanno come elemento distintivo il candido pellicciotto che riveste la parte interna del polso , che lascia poi il posto a un’imbottitura leggera, ideale per avere le mani calde anche con i primi freddi. E’ un dettaglio che si può ostentare ripiegando il bordo verso l’esterno e fissandolo poi al dorso della mano con una fibbia. L’aria fighetta non deve ingannare: le protezioni Techno sulle nocche e sulle falangi garantiscono tutta la protezione necessaria, assieme al palmo rinforzato.

DAINESE BONNEVILLE SLIM Questi jeans sono il prodotto giusto per chi cerca un capo di pesantezza media e vestibilità slim, che si presti bene a un uso in borghese ma senza rinunce dal punto di vista tecnico. Caratterizzati da una punta di blu indovinata, i Bonneville hanno protezioni morbide Pro-Shape sulle ginocchia, che non danno nell’occhio ma che assorbono bene gli eventuali impatti. Anche gli inserti con maglina in fibra di kevlar sono molto discreti ma limitano i danni al fondo schiena in caso di scivolata. La qualità percepita è elevata, grazie un’attenzione maniacale al dettaglio. Un esempio? Se si risvolta l’orlo si scoprono una cucitura rossa e un inserto rifrangente, identici a quelli sulle tasche posteriori.

DAINESE ANFIBIO CAFE’ Questa scarpa appartiene alla collezione vintage, quella caratterizzata dal nome 36060, che corrisponde al codice di avviamento postale della storica sede Dainese di Molvena. L’anfibio è realizzato con pelle di grande qualità e ha rinforzi sulla caviglia, sul tallone e in punta, oltre che, chiaramente, nella zona della leva del cambio. L’interno ben rifinito e ha un rivestimento morbido e sottile che assicura comfort e traspirazione. Lo spazio a disposizione nella parte della pianta e delle dita è molto mentre l’ultima annotazione è per la suola, che esce di fabbrica con un’aria già vissuta, per esaltare l’aspetto vintage.


Pubblicato da Paolo Sardi, 29/04/2016
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