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Honda Africa Twin 2016: la versione di Federico


Avatar di Federico  Maffioli , il 11/04/16

8 anni fa - Federico ha provato la Honda Africa Twin 2016: ecco cosa ne pensa

Federico ha provato la Honda Africa Twin 2016: ecco cosa ne pensa

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PIACERE DI CONOSCERTI Sono onesto, da giovane non sono mai stato un grande amante del fuoristrada, mi piacevano le carene, gomme slick e i semi manubri, roba veloce insomma, senza troppi compromessi. Crescendo, però, per colpa o merito di un collega sono stato “infettato” dal fuoristrada ed è stato subito amore. Non posso dire però di conoscere bene nessuna delle precedenti generazioni, ma posso affermare con certezza di essere stato molto felice di aver conosciuto la CRF 1000L, al secolo Africa Twin MY 2016.

HRC RALLY Insomma, il primo approccio africano per me è stato l’anno scorso ad Eicma, quando Honda ha presentato la nuova Africa Twin al grande pubblico. Cosa mi ha attratto? Proprio le sue linee, la sua estetica, il suo modo di essere snella e alta, vicina alle moto che corrono alla Dakar, con quella colorazione rossa bellissima che fa tanto HRC Rally. Purtroppo, quando sono arrivato in redazione, ho visto la colorazione grigia, che prima mi ha fatto pensare ad una Varadero, poi ho pensato che fosse di qualche tedesco e alla fine ho capito che era quella che avrei avuto in prova. Come si dice? De gustibus, ci mancherebbe, ma il grigio a me proprio non piace.

DALL'ALTO VERSO IL BASSO Premesso che non arrivo al metro e settanta, l’ergonomia di questa moto mi ha subito stupito e, anche se non ci avrei scommesso un centesimo, sull’Africa Twin tocco a terra con i piedi. Questo perché la posizione di guida è tremendamente azzeccata, la moto è snella nella parte centrale e anche se sei seduto in alto a 870 mm, le gambe vanno giù dritte verso il basso. Le pedane sono dove le vorresti e il manubrio lo stesso, insomma, l’ergonomia è davvero ben studiata. Per quanto mi riguarda, ottimo lavoro e un bel “machiseenefrega” se il serbatoio è diverso a quello delle precedenti versioni: sono comodo sia seduto sia in piedi sulle pedane, la moto la senti bene tra le gambe e tocco anche ai semafori!

URBAN La città non è l’Africa, tanto cemento ma niente dune e deserto. La giungla però c’è, quella caotica e nevrotica del traffico milanese, vissuto in uno scivoloso lunedì mattina di fine Febbraio. Controllo di trazione livello tre, il più cautelativo, un filo di gas e via, l’Africa Twin segna un altro pesante punto a suo favore: con una distribuzione dei pesi cosi ben bilanciata muoversi a zig zag tra le macchine è facilissimo. Questa Africa Twin ha tutto lì in mezzo, equilibrata come poche davvero e quando arrivi al semaforo ti ritrovi a non volerti fermare, come quando da ragazzino stavi in equilibrio con la Bmx stando in piedi sulle pedane, emh, sui pedali.

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FRONTEMARCIA Quello che non mi è mai piaciuto è il motore a due cilindri in linea. Sotto questo aspetto guido questo quasi mille di cilindrata particolarmente prevenuto continuando a pensare che non mi piace. Sia chiaro, non è una valutazione oggettiva, ma totalmente soggettiva, perché il motore dell’Africa Twin funziona alla grande, ha la fasatura a 270 gradi che avvicina l’erogazione ad un mono, ha quasi 100 cv, è regolare, progressivo, abbastanza elastico, ma non è il tipo di erogazione che cerco, mi piacciono le castagne sotto, per intenderci quelle del motore boxer. Devo ammettere però, che anche se scettico, dopo i primi cento chilometri in sella, questo motore mi ha conquistato e, anche se non capace di potenze a tre cifre, mi ha proprio convinto: è un cuore generoso che si accoppia alla grande con l’ottima ciclistica.

IL TUO MIGLIOR AMICO Con l’Africa Twin, insomma, come per tutte le Honda, è facilissimo fare amicizia. Qui però c’è di più, qualcosa che ti aiuta tantissimo e che su questa moto è ad un livello eccellente: l’assetto. E’ lui il punto forte capace di assorbire molto bene le asperità della strada e di sostenere molto bene nelle curve, anche quelle veloci. Se a questo aggiungiamo il lato trasmissione, eccellente nella trasmissione e nel cambio, il quadro è completo e descrive una moto davvero molto ben fatta. L’unico neo che possiamo trovarle, forse, è il controllo di trazione che nella modalità più invasiva taglia molto bruscamente. Meglio quella meno invasiva, che lascia più margine al divertimento, ma nel giudizio globale è davvero un dettaglio.

CRF NELL’ANIMA Impossibile poi, non fare un giro con questa moto su strade totalmente prive di asfalto. Nel tragitto apprezzi quel piccolo cupolino che lavora alla grande con un’ottima protezione dall’aria. Certo, non è la sorella specialistica CFR, anche se eredita dal mondo dell’enduro vero la distribuzione Unicam, stratagemma che rende il motore ancora più compatto e montato più in alto, ma il suo peso è comunque di 228 kg, ma sono così ben bilanciati che anche sullo sterrato questa moto è un prodotto vincente e poi, quel “timone” da 21’’ che in fuoristrada aiuta, dà tanta direzionalità. Sullo sconnesso, poi, queste sospensioni filtrano talmente bene che sembra di giocare alla Playstation, c’è la frizione antisaltellamento, hai tanta luce da terra (250mm) e la frenata in offroad è da lode, con l’ABS disattivabile velocemente, come il controllo di trazione.

HAI VINTO TU Torno in redazione, con le chiavi in mano e poca voglia di scendere. Andrea, Paolo e Mario mi guardano e capiscono subito. “Hai visto, cosa ti avevamo detto?” Rispondo scocciato, perché ero convinto che questa moto fosse la solita Honda, facile, equilibrata ma senza quel quid delle moto che piacciono a me. Mi ero sbagliato. La nuova Africa Twin è un prodotto molto ben fatto, divertente e facile da guidare. Rimango un sulle mie idee per la moto che comprerei, ma a listino, oggettivamente, difficile trovare di meglio. Prima di andarmene ripasso di fianco all’Africa Twin e mi vengono in mente le parole di Stefano Passeri quando facemmo una comparativa di moto da cross: “Quando guidi una CRF ti chiedi perché gli altri perdano tempo a fare le moto” e, anche se era una battuta, più o meno esprime il concetto.


Pubblicato da Federico Maffioli, 11/04/2016
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