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Mini ALL4 Racing


Avatar Redazionale , il 22/06/12

11 anni fa - Di traverso con la vincitrice della Dakar 2012

Di traverso con la Mini ALL4 Racing, vincitrice della Dakar 2012. Per sentirsi fuoriclasse per un giorno in una prova fuori dal comune

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SCELTA PONDERATA Meglio una serata con Belen Rodriguez o fare un test con la MINI ALL4 Racing che ha vinto l'edizione 2012 della Dakar con Stéphane Peterhansel? Risposta scontata? Non credo. Io ho scelto la seconda delle due opzioni, se non altro perché la prima non mi è mai stata offerta. Di rally qualcosa mastico, e in qualche occasione ho indossato pure tuta e casco. Ma la mia vita agonistica è durata meno di quella di una farfalla. Quindi, se per una volta posso fare lo splendido con gli amici del bar, quale modo migliore che metter di traverso un fuoristrada mascherato da stilosa MINI?. Niente lande desolate o dune solitarie, si gira in cava come certi piloti del motomondiale.

DESERTO TEDESCO Non bisogna volare in Argentina per scoprire la passione per i Rally Raid, ma basta fermarsi a Trebur, piccolo borgo alle porte di Francoforte. Qui, il quasi sessantenne Sven Quandt, ha deciso di dare vita al Team X-Raid. Niente top model all'ingresso o motorhome il cui valore catastale potrebbe essere parificato a quello di un palazzo di 10 piani, perché a Trebur c'è solo passione, competenza e dedizione verso un mondo che per regalare soddisfazioni, vuole in cambio almeno il quadruplo di sacrifici. Il legame con il gruppo BMW non è casuale, dato che il boss di X-Raid fa parte della famiglia azionista di maggioranza dello stesso; una sorta di squadra corse “ufficialmente” privata. E dopo l’X5 e l’X3 in versione CC (Cross Country), alla fine del 2010 si è deciso di puntare sulla giovane MINI ALL4 Racing.

SEMBRA CIÒ CHE NON È Ogni riferimento alla Countryman è puramente casuale. Ma se lo sguardo ti confonde, così come alcuni dettagli, dietro un disegno noto si nascondono metri di metallo che rivelano un telaio tubolare. Lo stesso dicasi per la carrozzeria, che nel formato ALL4 Racing ha sposato la fibra di carbonio accompagnata dal Kevlar. Un prototipo fatto e finito, che più osservo e più mi piace, perché trascende dal quotidiano di prodotto e riaccende le mie velleità sportive. Sotto il cofano mi attende il sei cilindri diesel biturbo di Monaco di Baviera, stravolto per le necessità racing e portato a 315 cv di potenza massima. In questo caso però la sigla BMW non si coniuga con M Sport, ma con Magna Steyr, responsabile di tutto il progetto. La trasmissione francese Sadév regola i cavalli tra le quattro ruote motrici. Più gli ingegneri mi svelano la ALL4, più l'idea di MINI lascia il posto al MAXI divertimento che mi attende nella loro pista sterrata.

ASTRONAVE DELLA TERRA Chi non si fosse ancora convinto che sto per maneggiare con una vettura da rally, dovrebbe dare un'occhiata all'abitacolo. Mai visti un numero così elevato di display e bottoni. E pensare che nessuno è utile per connettersi al web e non posso collegare il mio smartphone, perché le uniche prese disponibili servono per scaricare i dati della telemetria. Un ponte di comando pronto dire tutto sullo status della ALL4 Racing, ma nulla sulla vostra condizione sentimentale. Un quadro completo della situazione, fondamentale per portare a termine i quasi 8.000 km di gara, che oltre a mettere a prova la vettura e le capacità di guida e navigazione dell'equipaggio, rivelano le doti meccaniche di pilota e navigatore. Diversi componenti infatti, sono caricati a bordo per un'eventuale assistenza “fai da te”, pronti per essere sostituiti in caso di necessità. Non solo le pastiglie dei freni, ma anche parti delle sospensioni (del tipo double wishbone sia davanti che dietro).

IL CAMPIONE DOCET Non ci saranno state modelle mozzafiato a Trebur, ma a fare gli onori di casa X-Raid ci ha pensato Nani Roma in compagnia del suo navigatore Michel Périn. Due modi di essere, due storie, che l'amore per il deserto ha unito in abitacolo. Un connubio che nel 2012 ha realizzato un secondo posto assoluto alla Dakar. Momenti di vita vissuta, dagli aneddoti su come espletare le proprie necessità fisiologiche in gara, a come preparare il corpo e la mente a due settimane di corsa, sino ai segreti della grande MINI da sterrato. E quali sarebbero? Nessuno, perché Roma afferma un secco “easy” che nulla lascia all'immaginazione. A questo punto non mi resta che attendere il momento della cava, per capire se si tratta di un “easy” globale oppure suo personale.

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DALLA TEORIA ALLA PRATICA Dopo la mattinata all'insegna della storia e della tecnica della MINI ALL4 Racing, arriva il momento della verità. Non fosse altro che indosso tuta e casco da almeno dieci minuti, un tempo sufficiente per cedere alle lusinghe dell'insolita calura tedesca. Nani Roma mi informa circa le procedure per accendere la macchina, ma nessun cenno su come rigirarla in caso di cappottamento, pare non sia contemplato. E poi sono il primo della compagnia, e aprire la sessione di test con un botto non è nel mio stile. Quindi mentre i colleghi si deliziano con le salsicce di una barbecue improvvisato, mi avvicino teso ed emozionato al mio sogno che diventa realtà.

PILOTA UFFICIALE Mi hanno sempre detto di essere in forma, ma nel momento in cui ho tentato di entrare nell'abitacolo della MINI ALL4 Racing ho capito che mentivano. Il fatto di indossare una tuta di due taglie più piccola rende l'impresa più ardua, e non scioglie il dilemma circa la tecnica da impiegare per superare la “barriera” di tubi aldilà della portiera. Entro in “retromarcia”, scivolando all'interno del sedile. L'operazione successiva delle cintura di sicurezza, si rivela l'equivalente di legare un salame. Al mio fianco Michel Périn, che ha l'ingrato compito di navigare il sottoscritto, facendo il possibile per evitare la “tragedia”. Inserisco la prima e stacco la frizione e dopo uno sguardo d'intesa con il mio co-driver, sono pronto a rivelare i miei trascorsi rallistici. Un giro di ricognizione e poi via a tentar di fare il fenomeno.

IN CAVA DI TRAVERSO Michel, che la cava la conosce alla perfezione, mi snocciola una serie di medium left, fast right e easy left: se non fosse stato per “Colin McRae Rally”, non avrei saputo come uscire dalla zona assistenza. Il percorso è completo. Ci sono curve lente, veloci, tornanti e un paio di dossi che mi fanno sognare i salti finlandesi. Le marce passano in rapida successione, ma solo in una “esse” veloce azzardo una quarta. Il pensiero di avere un milione di euro sotto i glutei, con la consapevolezza di una disponibilità economica pari a quella di un quindicenne povero, non agevola il gesto sportivo. In un paio di punti sono quasi certo di aver staccato le ruote da terra e in altrettanti il controsterzo l'ha fatta da padrone. Direi che le foto per l'ennesimo album su Facebook ci sono. La ALL4 non si guida come “tirare il leva” nel piazzale innevato, perché ad ogni azione sul volante corrisponde un movimento della vettura. Sincera, fedele, determinata a seguire l'istinto del suo pilota. E anche quando proseguo dritto nonostante “il medium right” di Michel, basta un colpo di freno a mano per tornare sulla strada maestra. 

SE NON PROVI NON CI CREDI Al volante, la MINI ALL4 Racing, sembra più leggera di una Smart in rettilineo. Fa esattamente quello che vuole il pilota e adora il pendolo. Poco sterzo e si inserisce sempre e comunque, perché il segreto è saper dosare il gas nel modo giusto. Ma se esageri non c'è problema, il reparto autobloccanti pennella la coppia sull'asse e sulla ruota con maggiore trazione, garantendo il massimo dell'efficacia. Quindi giù tutto e un po' di controsterzo per riallineare la vettura. Sia in salita che in scalata ci si può dimenticare la frizione, ma l'ingegnere mi ricorda che si tratta solo di un test e quindi niente cambi stile prova speciale. I passaggi sono rapidissimi e indolori. Tocchi la leva e metti la marcia. Si potrebbe andare avanti all'infinito perché il tre litri turbodiesel pare sempre affamato. C'è così tanta coppia ad ogni regime, che non credo di aver mai sfiorato il limitatore.

ECCO COME SI FA Forse per evitare che mi venisse voglia di emularlo, il giro con Nani lo faccio dopo il mio. Ora tocca a me fare il Michel della situazione, ma stavolta sono solo uno spettatore. Guardo, osservo, imparo. Questo almeno la volontà iniziale, ma dopo un paio di traversi e di salti mi godo lo spettacolo in prima fila. Come due amici al bar abbiamo anche modo di fare due chiacchere, solo che se la mia quarta nella “esse” mi sembrava degna di Sainz, la sua sesta mi ha riportato con i piedi per terra. Si arriva a cannone, piccola e incisiva frenata di sinistro per alleggerire il retrotreno e poi piede a fondo sul gas per entrare in derapata, e così via per il resto della cava. E mentre cerco di capire le sue linee, il giro in giostra finisce. Da oggi solo terra, perché l'asfalto lo lascio ai fighetti.  


Pubblicato da Cesare Cappa, 22/06/2012
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