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Car design:

La lezione di stile di Walter de' Silva


Avatar Redazionale , il 15/08/09

14 anni fa - Il responsabile del design del Gruppo Vw torna nella sua Milano e dispensa consigli e trucchi del mestiere ai giovani studenti del Politecnico. Tre ore di domande e risposte a tutto campo, dai padri del design al futuro Maggiolino. Noi c'eravamo. Ecco cos

Il responsabile del design del Gruppo Vw torna nella sua Milano e dispensa consigli e trucchi del mestiere ai giovani studenti del Politecnico. Tre ore di domande e risposte a tutto campo, dai padri del design al futuro Maggiolino. Noi c'eravamo. Ecco cosa ha detto.

I MAESTRI DEL DESIGN Walter de' Silva non si accontenta di sovrintendere allo stile dei sei marchi del Gruppo tedesco e appena può dà sfogo alla sua passione per il design dedicandosi anche all'attività di professore universitario, oltre che a quella di designer di oggetti di arredamento. E' accaduto di recente a Milano, in occasione del master in Transportation Design del Politecnico cittadino, primo ospite di una serie di incontri che coinvolgeranno importanti esponenti del car design. Tre ore di domande e risposte con gli studenti durante le quali il celebre stilista ha dispensato consigli, aneddoti e giudizi per riuscire nel difficile compito di disegnare auto.

INCONTRO INFORMALE Niente formalismi professorali però: in jeans e camicia bianca de' Silva ha voluto subito mettere in chiaro che non si trovava lì per una "lezione" ufficiale ma per "dialogare" con gli studenti. E così è stato, con le domande incalzanti dei numerosissimi studenti accorsi che hanno trasformato l'incontro in una vivace "intervista" a tutto tondo sul mondo del car design. All'incontro eravamo presenti anche noi in qualità di studenti. Ecco come è andata.

PROSPETTIVE PER I GIOVANI Si comincia con una analisi sulle prospettive di questo mestiere. E' un suo collega dei tempi dell'Alfa Romeo a rompere il ghiaccio, l'ingegnere Merlini, che immedesimandosi per un attimo nel ruolo di studente ha chiesto a de' Silva quali fossero le aspettative dell'azienda nei confronti di un neolaureato. Sono infatti numerosi i giovani talenti che hanno avuto problemi ad immettersi nel mondo del car design, bloccati da ostacoli che mai avrebbero pensato di trovare.

COME CAMBIA LA PROFESSIONE "Quello che è cambiato", dice de' Silva, "è il modo di vedere la professione. Spesso si parla solo della magia dei creativi e meno della vera realtà del car designer. La definizione di design è semplice: disegnare, dare estetica ad un prodotto riproducibile nel tempo con costi corretti e che dia benefici all'azienda. Il gioco del designer diventa dunque per lo più una dura lotta con gli immensi vincoli strutturali ed economici, riducendo all'osso quella parte di puro gioco di fantasia che tutti si immaginano". Senza prescindere comunque da una dose elevata di passione, caratteristica fondamentale di ogni buon designer.

LA FORZA DELLA PASSIONE "Mi ricordo di Wolfgang Egger (attuale responsabile del design Audi e prima dell'Alfa Romeo) che arrivò all'Alfa Romeo con una tesi tutta sporca e un modellino di gesso sotto il braccio proveniente dalla Germania. Non aveva un curriculum luminoso come altri giovani stilisti che avevo incontrato, parlava poco ed era sempre sporco di gesso ma lo feci assumere in Alfa Romeo perché trasudava passione. Servono passione e capacità: è questo che mi aspetto dai miei collaboratori".

LA DEVIANZA DAL PRODOTTO "L'accesso difficile al mondo del lavoro da parte di un giovane dipende poi dal brutto momento che si stiamo vivendo. Torino, Milano e l'Emilia sono stati la culla del car design in un momento di forte esplosione economica; oggi purtroppo le cose vanno diversamente. C'è crisi. Parte della colpa però sta anche negli stessi designers. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un forte impoverimento della professione e la necessità di sfornare nuovi modelli in tempi ristretti ha causato la diminuzione dell'attenzione e dell'amore verso il singolo progetto. Bisogna tornare a sedersi intorno ad un tavolo e mettere in discussione le idee di tutti, abbandonando ogni forma di egoismo che fa vedere il proprio lavoro come il migliore sulla piazza."

NUOVI SCENARI MONDIALI "Il mondo del car design" continua de' Silva, "è cambiato negli ultimi anni anche per un altro fondamentale aspetto: il mercato è passato da un livello nazionale ad un livello mondiale, così che oggi non si pensa più a produrre una singola vettura bensì una famiglia di vetture. Il progetto va dunque concepito tenendo conto di tutte le varianti da realizzare sulla stessa piattaforma, disegnando per di più delle linee che possano essere apprezzate in Europa come in America ed in Oriente. Ma queste limitazioni non vanno viste come un muro invalicabile: la creatività non nasce infatti dalla libertà ma dai limiti che caratterizzano ogni progetto. Più sono i limiti e maggiore è la creatività che si deve esprimere, in modo da riuscire a creare una vettura stupenda nonostante le regole severe imposte dal package".

LA BELLEZZA NECESSARIA Quanto alla bellezza necessaria per il successo di un'auto de' Silva cita Porsche, Issigonis e Giacosa, definendoli allo stesso tempo padri del design e di quella stessa bellezza necessaria. "Bisogna dare estetica a ciò che è necessario e fare in modo che questo rimanga nel tempo e venga ricordato. Proprio dall'analisi delle icone del design si capisce cosa sia quella bellezza, che sta anche alla base dell'industrial design. Il fondamento principale resta infatti la realizzazione di un progetto che sia responsabile. Se c'è la componente di responsabilità il progetto sarà giusto."

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IDENTITA' DI MARCHIO E c'è questa componente tra le auto di oggi? BMW X3, Audi Q5, Mercedes GLK non sono un po' troppo omologate? Dopo essersi scusato perché non fa ancora un grande uso del PC, de' Silva mostra una serie di lucidi del brand Audi. " Questo che vi mostro è un volume che aggiorniamo ogni anno ed è diverso per ogni marchio del gruppo VW. Si intitola "Design Criteria" e contiene tutte le linee guida di design che un modello deve seguire. Si potrebbe leggere un po' come il Dna di una persona, che detta i caratteri cui un marchio come Audi non può non rispettare. E' così che si costruisce quella identità che rende una vettura riconoscibile e diversa anche dalle avversarie dello stesso segmento. E si diventa vincenti solo nel momento in cui si riesce a comunicare una forte personalità."

IL BUON PRODOTTO? "Il primo segnale per percepire se siamo di fronte a un buon prodotto è la reazione dello stomaco! Quando la mattina arrivi in ufficio il tuo progetto deve provocarti un sorriso spontaneo, la tua idea deve piacerti anche dopo mesi che ci lavori sopra. Un altro trucco è chiudere gli occhi e toccare il modello, perché il tatto, a volte, ti suggerisce molto di più di ciò che i tuoi occhi ti dicono."

LA SFIDA PIU' GRANDE "La nuova TT, per esempio, è il progetto che più mi ha fatto tribolare in questi miei primi 37 anni di carriera" dice de' Silva. "La prima domanda che mi sono fatto è come deve essere una TT. Come una TT! mi sono risposto, consapevole della grande difficoltà che avrei trovato nel rinnovare il volto di un'icona del design, tanto riconoscibile per quella sua architettura che non poteva di certo essere cambiata".

L'IMPORTANZA DI MARILYN "Così, prima di iniziare a tracciare le prime linee della nuova TT mi feci fare dei modelli in scala reale, per capire quali proporzioni avrebbe dovuto avere, considerando le nuove norme di sicurezza e i vincoli meccanici del futuro modello. I ragazzi mi presentarono svariate prove: erano tutte dei veri obbrobri! Fu così che incaricai un ragazzo di stamparmi una foto di Marilyn Monroe in scala 1:1, che portai alla riunione con i vari ingegneri. Iniziai la mia presentazione mostrando una foto di Marilyn, chiedendo a tutti quanto pensassero fosse alta. 175 cm, 180, 185… nessuno che sia sceso sotto il metro e settantacinque. Marilyn Monroe era alta 166 cm! Con questa introduzione dimostrai loro quanto fossero importanti le proporzioni in un'auto come in una bella donna, e senza queste non avrei dunque disegnato neanche una linea per definire lo stile della nuova sportiva.

LA DS NEL CUORE "Penso che la più bella auto di tutti i tempi sia la Citroën DS 19, non solo per le linee stupende disegnate dall'italiano Flaminio Bertoni, ma anche per le sospensioni regolabili, per l'architettura, lo sfruttamento degli spazi, l'aerodinamica... era perfetta!". Trasudava passione da tutti i suoi pori, come i vetri a giorno e il tetto traslucido che diffondeva la luce nell'abitacolo.

L'IMMOBILITA' DELL'AUTO Perché l'auto invece è rimasta così uguale a se stessa in tutto questo tempo? "Perché i vincoli che limitano la forma esterna sono tanti: abbiamo visto prima la questione dei costi e del package, così come le norme di sicurezza, la limitazione degli ingombri esterni, ecc… Lo sviluppo inoltre è legato alle innovazioni dei singoli componenti… come ad esempio i motori elettrici che, posizionati nelle ruote, permetteranno di certo nuove architetture.

Il più grande problema resta però il fatto che l'auto è l'oggetto più complesso da progettare perché deve offrire tante cose. L'auto non è una barca a vela da regata che ha un uso specialistico, ma un "oggetto" di uso quotidiano che deve soddisfare i più svariati clienti in altrettante svariate situazioni. Prendiamo il futuro Maggiolino: "sarà più fedele all'architettura originale, risultando meno giocattolo e più auto".


Pubblicato da Davide Varenna, 15/08/2009
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