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Peugeot BB1, la genesi


Avatar Redazionale , il 02/12/09

14 anni fa - A Francoforte ha subito catturato l'attenzione dei visitatori, sorprendendo persino la Peugeot che ora la utilizza come biglietto da visita della sua creatività. Ma come è nata questa originalissima concept car, e quale seguito produttivo potrà avere? Lo

A Francoforte ha subito catturato l'attenzione dei visitatori, sorprendendo persino la Peugeot che ora la utilizza come biglietto da visita della sua creatività. Ma come è nata questa originalissima concept car, e quale seguito produttivo potrà avere? Lo abbiamo chiesto a chi l'ha realizzata.

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SORPRESA TEDESCA Con quella faccia un po' così, da pugile suonato o da auto incidentata, non poteva passare inosservata. E all'ultimo Salone di Francoforte, dove ha debuttato, se ne è avuta conferma: dopo un primo momento di curiosità per le concept car elettriche Renault è stata lei a calamitare l'interesse degli addetti ai lavori. Un po' per quella forma controtendenza, che ha ribaltato i canoni stilistici classici spostando il lunotto in avanti e il parabrezza al posteriore, ma soprattutto per il sorprendente spazio interno, capace di ospitare comodamente quattro adulti anche di taglia alta. Il tutto in soli 2,5 metri, 20cm in meno di una Smart!

BB1, E DUE Non è la prima volta che parliamo della BB1 (vedi articolo) ma l'occasione che si è presentata a Milano nei giorni scorsi è stata ghiotta: farsi spiegare la genesi di questa rivoluzionaria vettura nientemeno che da chi la BB1 l'ha pensata e sviluppata. Il responsabile del design della vettura è un quarantenne greco di nome Athanassios Tubidis, animo inquieto da parà dell'esercito greco, che passa dalla facoltà di fisica di Pavia a quella di architettura di Milano, per poi specializzarsi in design automobilistico in Svizzera (all'Art Center of Design di Montreaux) e trasferirsi successivamente in Finlandia, quindi in Giappone e in Usa per fermarsi in Francia presso il Gruppo PSA (è stato responsabile degli interni della Qubo, Bipper; Nemo), non senza una parentesi italiana presso la Ducati.

CONTAGIO MILANESE Tubidis conosce benissimo l'italiano e l'Italia. Ci parla fin da subito con tanta passione e disponibilità, felice di poter spiegare tutti i particolari che rendono unico questo progetto. Iniziamo a chiedergli del nome, BB1 appunto, con il dubbio che sia un omaggio alla indimenticabile Brigitte Bardot, o solo le iniziali di qualche termine tecnologico. Niente di tutto questo: BB era la sigla del codice di progetto, che viene utilizzato durante la progettazione per identificare un modello ancor prima di scegliere il nome definitivo.

UN NOME STORICO "Ci piacque fin da subito" racconta Tubidis "e studiando la storia dei modelli della Casa francese abbiamo trovato una grande coincidenza: Bebe fu il nome della prima Peugeot prodotta in grande serie, nel lontano 1904. Ma quello che ci ha più aiutato del passato della Casa è stata la VLV, la prima elettrica col marchio del Leone prodotta in poco meno di 400 esemplari nel 1939, e nella quale abbiamo ritrovato lo spirito che ci ha poi guidati per la nascita della BB1." Infine la ciliegina sulla torta per il logo, con le due B che rimandano al profilo della concept, disegnando le gobbe che caratterizzano il piccolo volume anteriore ed il padiglione trasparente.

DA BMX A BB1 "Il concetto di mobilità urbana personalizzata è nato con la bicicletta BMX , per poi essere seguito dagli skate, dai roller, fino ad arrivare ai più moderni monopattini" precisa Tubidis. "Tutti oggetti studiati per muoversi agilmente nello spazio cittadino, caratterizzato sempre di più da una perenne congestione del traffico. E' proprio in questo contesto che è nata la BB1, rivoluzionando i canoni delle auto di oggi per trovare l'equazione perfetta della mobilità urbana. Ed ecco così un'auto che non si basa più sull'etica dell'autostrada e del movimento lineare, bensì sullo spostamento a zig zag nel traffico e sui continui stop and go al semaforo, prediligendo perciò un buono spunto più che una elevata velocità di punta, del tutto inutile in città".

PSICOLOGICA Tutta la forma della BB1 si delinea infatti intorno al posto di guida, che assume un'impostazione motociclistica, spostando il conducente in avanti, in una posizione molto verticale resa possibile anche dall'assenza dei pedali, oltre che dal manubrio che sostituisce il classico volante. "Alla guida ci si sente così psicologicamente superiori: una sensazione opposta a ciò che provereste guidando una Lotus Elise nel traffico cittadino!" commenta Tubidis. Si ottengono così una visibilità a 360° e un ottimo controllo del mezzo, con un grande guadagno anche nella capienza interna: la posizione più eretta degli occupanti e la configurazione a doppio tandem sembrano cancellare le leggi della fisica, garantendo quattro posti comodi in soli 2,5 metri.

IL MONDO ALLA ROVESCIA All'esterno questo sbilanciamento in avanti viene sottolineato dal montante bianco a boomerang, che guida le linee schiacciate dell'anteriore verso una coda assai dinamica. "Ebbene sì, a differenza di tutte le auto viste fino ad oggi, la BB1 inverte il profilo a cui siamo abituati, trasmettendo una sensazione di frenata nel frontale, e di accelerazione nella coda" spiega Tubidis. Ma come la mettiamo con l'aerodinamica? Con un sorriso il designer ci spiega come questo fattore cada in secondo piano proprio per la natura della concept: "il movimento più laterale che lineare fa perdere l'importanza dei profili fluenti, sottolineando il nuovo modo di spostarsi nella città".

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INTIMITA' URBANA Nel grande caos urbano la BB1 vuole essere anche un luogo di intimità, e centra questo obbiettivo sfruttando fino in fondo la tecnologia dei nostri giorni. Grazie al semplice collegamento con il vostro smartphone potrete continuare a sentire la playlist che stavate ascoltando prima di entrare nell'abitacolo e, viceversa, continuare a farlo al termine della vostra guida. Lo schermo head-up posizionato oltre il manubrio vi permetterà di avere tutte le informazioni sott'occhio senza perdere la concentrazione sulla guida, grazie ad una tecnologia già sfruttata sulla recente 3008.

IL FUTURO ODIERNO "La BB1," continua Tubidis "non vuole infatti proporre tecnologie utopistiche: ogni componente che vedete è stato realizzato - e sarebbe realizzabile su vasta scala - in Peugeot, con tecniche convenzionali che garantiscono il perfetto funzionamento del veicolo. Tutti i pezzi sono stati però progettati appositamente per questo prototipo, a partire dal telaio tubolare realizzato da Peugeot Motocycles. L'idea iniziale era infatti quella di proporre un'alternativa alla mobilità urbana, che non si distinguesse per la sua innovazione tecnologica, bensì per la sua impostazione, che doveva rivoluzionare i dogmi delle auto di oggi. Se le citycar odierne sono semplici automobili rimpicciolite, o senza la seconda fila di sedili, questo prototipo propone invece un nuovo modo di essere auto, innovativo ma realizzabile già ai nostri giorni."

LA BORSA ESTETICA La parte più innovativa del progetto? Per il designer Peugeot è in primo luogo il carattere della piccola BB1, ma non meno importante è stato anche l'approccio durante la progettazione. "Abbiamo recuperato quello che nel campo dell'automobile ci si è un po' dimenticati di fare, ossia l'esperienza dell'oggetto che si sta sviluppando. Per meritare il titolo di mobilità urbana abbiamo dovuto trovare la giusta impostazione che portasse la nostra vettura ad essere analoga agli skateboard o ai monopattini di cui parlavamo prima, e questo è stato possibile solo reinventando totalmente ogni parte dell'auto. E' proprio questo che ha reso vincente il mio team, in un mondo molto competitivo in cui ogni tre minuti viene proposta una nuova tendenza di design. Succede un po' come in Borsa" continua Tubidis, "nei centri stile è come lavorare in una Borsa Estetica".

UNO STILE TUTTO SUO La BB1 però presenta anche un look di rottura rispetto ai modelli Peugeot in produzione. Sarà questo stile che dovremo aspettarci dalle prossime vetture del leone? "In questa concept" risponde Tubidis, " vengono proposte alcune soluzioni già viste sulle Peugeot, come le due gobbe sul tetto e il profilo dei fari posteriori, comuni con la RCZ. Non bisogna però dimenticare che questo è uno studio a parte, che ha ben poco a che fare con le vetture in produzione".

IL TRATTO INIZIALE Come in ogni sfida importante, ci fa capire Tubidis, anche nella realizzazione della Peugeottina si sono presentati alcuni problemi. La difficoltà maggiore però, secondo il parere del designer, è stata quella di mantenere l'idea iniziale, senza modificare o aggiungere nulla a quello che veniva illustrato negli schizzi di partenza. "Sembrerà un controsenso, ma in effetti noi stilisti abbiamo un po' il vizio di evolvere continuamente le nostre idee, così che arriviamo a realizzare un prodotto che ha ben poco a che fare il pensiero originale. In questa BB1, invece, distinguo perfettamente i primi tratti che abbiamo tracciato sulla carta, e di questo vado molto fiero".

NATA IN CRISI E la crisi? Ha influenzato la nascita di questo progetto? "La Concept car è stata pensata all'inizio del 2009 e si può dunque considerare figlia della crisi che stiamo vivendo" dice Tubidis, "è figlia della crisi economica, della crisi dell'auto e di quella energetica. A mio parere però c'è una quarta crisi, quella della congestione cittadina, che sicuramente ha pesato ancor più delle prime tre nello sviluppo del progetto". Nessuno si sbilancia però sulla sua futura produzione. Per ora non se ne parla, anche se per portarla su una catena di montaggio gli interventi da fare non sarebbero moltissimi: come tutte le concept, anche la BB1 è stata costruita nel rispetto di tutti i vincoli necessari a una sua eventuale omologazione.


Pubblicato da Davide Varenna, 02/12/2009
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2009, un anno di concept