Le esplicite intenzioni di conquista del mercato auto europeo da parte dei Costruttori cinesi è l'argomento del 2025. Appassionante, certo (oltre che un pizzico angosciante).
Interessante, per leggere con maggior chiarezza le dinamiche automobilistiche sino-europee, può risultare anche scoprire cosa accade a monte. Ovvero: chi domina le vendite di auto in Cina, il più grande mercato auto al mondo, oltre che il più complesso a misurarsi.
A nostro beneficio, ecco che sui social fa la sua comparsa un'infografica ultra-dettagliata. Una sorta di mappa concettuale, grazie a cui l'industria auto cinese è un po' più facile a comprendersi (sì, ''un po'').
Autore del grafico è l'analista di settore Felipe Munoz, che pubblica la sua fatica sul proprio profilo Instagram. Buon divertimento (e usa lo zoom...).
Il mappaCina
In termini di fatturato, i quattro Gruppi più grandi della Repubblica Popolare sono, rispettivamente, Geely, BYD, Cherye Changan, con gli ultimi due interamente di proprietà statale.
Quattro maxi Gruppi catalizzano oltre la metà (56%) di tutte le vendite di auto in Cina. Tutti quanti ricevono sussidi dal governo di Pechino, ma in proporzioni variabili: le aziende più vicine al ''sole'' sono quelle con il maggiore coinvolgimento statale.
Attorno a ognuno dei ''Magnifici 4'' orbitano a loro volta intere galassie di brand. Alcuni dei quali sono noti anche in Europa. Altri no, per niente.
Oltre ai Big 4, altri importanti conglomerati sono SAIC e BAIC.
Esistono tuttavia anche marchi medio grandi, o vere e proprie start-up, che nel 2025 mantengono ancora un certo grado di indipendenza. Come Nio, Leapmotor, Xpeng, Li Auto.
China 100 Status Index
Munoz condivide anche un secondo grafico a piramide che mostra come i primi 100 marchi (109 per la precisione) si posizionano sul mercato in base al target di riferimento.
Al vertice della catena alimentare siedono brand ultra-premium come Hongqi, YangWang e Maextro. Un gradino sotto stanno Xiaomi, Nio e Li Auto.
Al di sotto ancora, i livelli premium e sub-premium sono affollati da nomi come Stelato, Denza, Aito e Xpeng.
La base della piramide è infine piastrellata di marchi budget poco conosciuti in Occidente, tra i quali Sinogold, Hima, Pocco e tanti, tanti altri.
Selezione naturale
Come si evince, il mercato cinese è una costellazione sconfinata. Secondo gli analisti alla Munoz, è improbabile che tutti quei marchi, tra 10 anni, saranno ancora in circolazione.
Presto o tardi, i grandi Gruppi accorpereranno alcuni dei loro sotto-marchi, oppure li abbanderanno del tutto.
Un po' come accaduto in Europa e negli Stati Uniti, con nomi come Pontiac, Oldsmobile, NSU, Rover, Autobianchi e centinaia di altri marchi storici scomparsi dagli showroom nel corso dei decenni.
Tutti concordi, invece, che a non sparire, anzi a crescere in modo esponenziale, sarà l'influenza dell'industria auto cinese in giro per il mondo. Europa in primis. Italia inclusa.