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Confronto

Harley-Davidson Sportster 1200 Custom: una e trina


Avatar Redazionale , il 11/05/13

10 anni fa - Tre modi di vedere la stessa moto

Tra le primizie 2013 di Harley ci sono due Sportster speciali. La base meccanica è la stessa, la Harley-Davidson Sportster 1200 Custom, ma modifiche apparentemente lievi ne cambiano radicalmente l’indole. 

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CRISI O NO, L’HARLEY ME LA FO Che il mercato moto stia passando il peggior momento della storia recente, è un dato di fatto. Tuttavia non sarebbe giusto fare di tutta l’erba un fascio, perché nella mischia qualcuno riesce a galleggiare più degli altri. È il caso di Harley-Davidson, che, nonostante operi in un settore di nicchia, tutto sommato è tra quelli che stanno meglio in questo momento. Tanto da presentare due edizioni limitate della linea Sportster Custom, entrambi quindi basati sulla meccanica dell'Harley-Davidson Sportster 1200 Custom. Le abbiamo provate e messi a confronto con la Sporster Custom standard, scoprendo ancora una volta che l’apparenza, a volte, inganna.

EVERGREEN D’altronde, l'Harley-Davidson Sportster 1200 Custom è forse quanto di più classicamente Harley ci possa essere. Stile tradizionale, senza fronzoli, ma con il gommone anteriore da 130/90 B16 a richiamare i bobberoni. Esprimete pure il vostro parere ma sulla meccanica c’è poco da discutere: come tutte le altre Sporster, anche la Custom è equipaggiata con l’iconico motore Evolution, bicilindrico a V da 1200 cc, raffreddato ad aria, capace di 98 Nm a 3.200 giri e circa 67 cavalli. Confermati anche il cambio a cinque rapporti, la lubrificazione separata e il telaio doppia culla in acciaio. A cambiare rispetto alla normale Sporster invece, oltre alla gomma, è anche il manubrio chiamato “pull-back”, più confortevole e rilassato dello standard. Per finire, i comandi a pedale in posizione avanzata e la classica sella stretta biposto two-up, realizzata con materiali, cuciture e disegno di qualità.

LA SPORTIVA Partendo dalla normale Harley-Davidson Sportster 1200 Custom, in Harley si sono inventati due edizioni limitate per quest’anno, la prima delle quali è la XL 1200 CA. Ispirata al campionato North American Stock Car, la CA ha particolari che la migliorano non solo a livello estetico ma anche di guida. Per farla più sportiva, in Harley hanno pensato di equipaggiarla con il manubrio in stile "drag", con comandi cromati e pedane in posizione intermedia. Il risultato? La posizione di guida è decisamente più sportiva, in generale tutto il corpo una volta in sella è più ruotato verso l’avantreno. Per riconoscerla anche a colpo d’occhio, comunque, ci sono altre chicche come la verniciatura combinata Candy Orange/Beer Bottle, i cerchi neri a 5 razze e il motore con finitura Black Denim.

LA VERA Ma dopotutto, l’Harley vera, quella che piace a chi ha vissuto a pane e custom, è la XL 1200 CB. Più dark, pura e semplice, la CB alla voce segni particolari ha scritto cerchi a raggi neri, verniciatura Black Denim per la carrozzeria e Nero/Black Denim per il blocco motore e, infine, il manubrio Mini-Ape con la classica guida con i pugni al vento. Per finire, i comandi a pedale sono in posizione avanzata, tutto per una guida da vera custom.

PREZZI PAZZI Come ogni Harley che si rispetti, anche questi tre esemplari non sono venduti al peso del ferro. Si parte dagli 11.500 euro della normale Custom, per salire agli 11.700 euro della CB e infine i 12.000 euro della CA. Pochi o tanti? In senso assoluto tanti, soprattutto in tempi duri come questi. Ma dopotutto, le Harley non sono mai state moto economiche, quindi perché per le Custom dovrebbe essere diverso? Una consolazione viene per fortuna dal fatto che non si svalutano tanto.

TRE MOTO PER TRE COLLEGHI La prova delle tre Harley è andata un po’ così: non un faccia a faccia diretto, ma per avere impressioni più durature e fidate io e i colleghi ci siamo alternati alla loro guida, tenendo ciascun modello qualche giorno e scambiandoci poi opinioni in merito. Sullo stile, sulla guida e anche sull’effetto che le moto hanno su chi le guarda (sì, per un’Harley conta anche quello). E ci sono state alcune sorprese…

POSSO SCEGLIERE? Per un motivo o per l’altro, scelgo di trascorrere il mio primo periodo in sella alla Custom standard, per avere un riferimento che sia più neutrale possibile. È decisamente la più classica, soprattutto da ferma: rispetto alle versioni limitate, infatti, non ci sono particolari che catturano l’attenzione, tutto è molto pulito e sobrio, a partire dalla colorazione blu notte.

AH, LE HARLEY C’è da dire che, se è la prima volta che si prova un’Harley o comunque è molto tempo che non se ne prova una, l’impatto è abbastanza traumatico: da quando si accende è tutto un mix di vibrazioni e sound deciso. L’effetto non diminuisce cercando a tentoni il pedale del cambio e scoprendo che è più avanzato di quanto si pensi. Tiro la grossa leva frizione, inserisco sonoramente la prima e comincio a muovermi, convinto di poter contare uno per uno i cicli del motore.

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PIACERE, SONO UNA CUSTOM Bisogna prenderle per il verso giusto, le Harley, e anche questa Custom non fa eccezione. Sali in sella rilassato, senza fretta, non bisogna contrastare le sue vibrazioni ma assecondarle. Allora tutto diventa armonia, difficile resistere al suo fascino, a patto di guidarla senza nessun pregiudizio ma soprattutto senza voglia di correre. E non è certo una questione di motore, che, se stuzzicato a dovere, mette comunque in mostra i muscoli che ha, quanto per il gommone davanti e per i freni: il primo, oltre a essere largo è anche molto spanciato; questo significa che in caso di pieghe allegre, il grip è inferiore rispetto a un pneumatico più appuntito. Anche i freni non aiutano: gli spazi di arresto sono decisamente allungati rispetto a una qualsiasi moto odierna, bisogna abituarsi a frenare parecchio prima del solito.

CIÀ CHE GUIDIAMO Dopo qualche giorno trascorso in compagnia della Custom, è il momento del change: scelgo la XL 1200 CA, quella che anche solo da ferma mi stuzzica di più. Non so perché, ma nelle sue linee e nei suoi colori rivedo le moto che corrono nel campionato Dirt Track, per intendersi, quelle da guidare sempre di traverso. Ovviamente poco o nulla c’è di tutto ciò a livello di guida, ma anche solo la posizione in sella è quella che mi convince di più del terzetto: le pedane ora sono allineate come su ogni altra moto (anche se il rischio di grattarsi i jeans con i piolini è perenne) e il manubrio stretto ma soprattutto dritto obbliga a una posizione decisamente più sportiva che sulla normale Custom. Curiosamente, però, gli spilungoni come me (1,90 metri) stanno anche più comodi.

IL MIO CORPO CHE CAMBIA Guidando la CA ci si rende conto di come, toccando pochi ma importanti dettagli, cambi radicalmente tutta la moto, non solo a livello estetico. È vero, motore, telaio e comandi sono gli stessi, ma la posizione in sella più motociclistica che divanistica rende tutto diverso. Qui, ha tutto un suo senso parlare di impostare l’ingresso curva, muoversi in sella durante la percorrenza e dosare il gas in uscita. Grazie alla posizione, inoltre, migliora molto anche il feeling con la ruota anteriore, complice sicuramente il maggior carico sull’avantreno. Certo, è e rimane una moto con cui è fin troppo facile toccare i piolini delle pedane ma, se guidata fluida, senza tirare staccate (anche a causa del singolo disco davanti…) e sfruttando il sottocoppia del motore, allora può regalare più di un sorriso sotto al casco. Non sarete certo i primi a tagliare il traguardo del bar del passo, in compenso guidare così vi avrà appagato.

COME RENEGADE Finito il mio turno sulla CA, è il momento di provare quella che, secondo il mio personale senso estetico, incarna maggiormente lo spirito harleista, la XL 1200 CB. Nera opaca, con il manubrio alto ma nemmeno poi tanto per gli habituè del genere, anche in questo caso è forte il segnale di come basti sostituire pochi ingredienti per cambiare totalmente ricetta, a partire dalle emozioni estetiche. Pareri personali, sia chiaro, ma francamente la verniciatura nera opaca e il manubrio stile Renegade rendono la CB l’oggetto più fascinoso del terzetto.

NO CONTROL Anche se non si direbbe, in sella si sta piuttosto comodi, gambe ben distese e mani appoggiate alle manopole. Tasto premuto, anche la CB vibra e sferraglia come le sue sorelle, vero e proprio marchio di fabbrica. Già dai primi metri, però, è chiara una cosa: sulla CB più che sulle altre si ha la sensazione di avere poco controllo su ciò che succede intorno, un po’ troppo per i miei gusti.

RELAX! Finisce che, se si è appena scesi dalla ben più sportiva CA, la CB spiazza un po’ con la sua posizione di guida insolita. Mollo il gas, quindi, e cerco di riparametrarmi mentalmente alla nuova compagna. Incredibile quanto possa mutare una moto solamente cambiando pochi particolari: sulla CB si deve semplicemente andare piano, il manubrio e le pedane sono troppo lontani per avere controllo durante un’eventuale situazione d’emergenza. Quando si è raggiunta questa consapevolezza, allora tutto diventa più piacevole: il motore che borbotta (magari aiutato da dei terminali Screamin’ Eagle...), le good vibes, la posizione tutto sommato comoda. Guidata così e ammirata davanti al pub preferito con birra annessa, la CB è la vera Custom.

TIRIAM LE SOMME Tempo scaduto, proviamo a tirare le somme. Viene fuori che, all’unanimità, la preferita da tutta la redazione è la CA: come mix tra presenza scenica e capacità di guida è inarrivabile per tutti. Ma, sotto sotto, penso che, se dovessi comprarmi un’Harley, non andrei in cerca delle prestazioni o della guida di corpo, piuttosto dello stile e del piacere del possesso. E in questo, per quanto mi riguarda la CB è superiore, anche solo come oggetto. Detto questo, quello che più ha colpito tutti noi è come Harley, grazie a piccole ma mirate modifiche, sia riuscita, con la stessa moto, a realizzare tre modelli ognuno con un proprio senso di esistere. Può sembrare cosa da poco ma non lo è affatto.


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 11/05/2013
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