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Yamaha EC-03


Avatar di Luca Cereda , il 30/03/11

12 anni fa - Minimalista e tecnologico ecco lo scooterino elettrico Yamaha

Minimalista, leggero, ecologico, silenzioso, l'EC-03 di Yamaha sembra fatto apposta per muoversi nel traffico cittadino. Unico neo, l'autonomia.

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MI RITORNI IN MENTE Il Ciao del nuovo millennio non fa rumore, fa il pieno in garage e lascia in pace l’ambiente. Si chiama EC-03 e lo produce la Yamaha. E’ un nuovo ciclomotore elettrico, leggero e minimalista come i ciclomotori di una volta. Nasce dal Passol presentato nel 2003 ma mai commercializzato in Europa. Questo invece in Europa ci arriva, a partire da giugno previa prenotazione online. Ne sono previsti circa mille pezzi per tutto il Continente. Pochi, forse, se scatterà l’effetto-moda (più che una sollevazione di coscienze ecologiche).

RÉTRO-CHIC Esteticamente le carte per fare tendenza le ha: il look un po’ rétro è curato nei dettagli, e il faro tondo ispira simpatia oltre che amarcord. Un accento high-tech glielo dà invece il display LCD del quadro strumenti, in cui la carica si visualizza a tacche come su un telefono cellulare (con cui ha in comune pure il PIN antifurto). C’è bianco, più giovanile, o marrone scuro, più elegante. Snello e agile a vedersi, lo è anche di fatto, dal basso dei suoi 56 chili e di una lunghezza tascabile, di poco superiore al metro e mezzo (156 cm).

YMCS A prima vista può ricordare anche le bici a pedalata assistita, ma l’EC-03 è un ciclomotore a tutti gli effetti. Si guida col patentino, col casco, si pagano bollo (gratis per i primi cinque anni) e assicurazione. Realizzato con un telaio in alluminio di soli sei chili di peso, integra il motorino elettrico (sincrono) nella ruota posteriore e monta la batteria agli ioni di litio nel sottosella. L’acceleratore è di tipo elettronico ed è compreso in un sistema di autodiagnosi intelligente, denominato YMCS, tramite il quale la batteria, il caricatore, e i sistemi di misurazione si scambiano costantemente dei dati per tenere sotto controllo le funzioni vitali del mezzo. In base a questo, ad esempio, la velocità si può ridurre automaticamente se riscontra una temperatura anomala della batteria.

CICLISTICA BASE Piuttosto semplice è invece la ciclistica. Ruota è da 12’’ e stretta, mentre la forcella ha uno stelo di 22 mm e un’escursione di 50 mm, cinque in meno rispetto all’ammortizzatore. Per frenare ci sono freni a tamburo ad azionamento meccanico sia sull’anteriore, sia sul posteriore. D’altronde, le derapate e le gimcane più estreme non sono affar suo.

CHE COPPIA! Alcuni numeri aiutano a conoscerlo meglio. Il più impressionante è senza dubbio quello della coppia: 9,6 Nm disponibili da subito, quando i cinquantini più sportivi arrivano al massimo intorno ai 3,5 Nm. La potenza massima non arriva invece ai 2 cavalli pieni, ma è sufficiente a spingere l’EC-03 a una velocità massima di 45 km/h; se la si supera – ad esempio in discesa – si accende una luce rossa sul cruscottino per lanciare l’allarme.

A TUTTO WATT Il neo resta l’autonomia delle batterie. I 43 km dichiarati da Yamaha non sono molti in senso assoluto, potrebbero però bastare a chi fa dell’EC-03 un uso limitato alla città o come tender, portandoselo in trasferta. L’EC-03 ha due modalità di utilizzo: una a piena potenza (Power), che consente di andare fino a 45 km/h, e una “standard”, che si può impostare per andare “al risparmio”, ma che subentra automaticamente appena la batteria scende sotto il 50% di carica. A quel punto non si ha più la stessa spinta e l'EC-03 non supera i 32 km orari di tachimetro, proprio perché la velocità viene volontariamente ridotta del 30% per prolungarne l’autonomia.

IL PIENO Per la ricarica servono una presa domestica a due poli e sette ore di tempo: per chi non ha un box, un potenziale impiccio da mettere in conto. Anche perché la batteria dell’EC-03 non si può ricaricare con caricabatterie esterni, né è removibile. Nel sottosella c’è un cavo di circa un metro e mezzo: lo si collega alla spina, e via col pieno. Le sette ore valgono per una ricarica full, ma ne bastano 2 per garantire la metà dell’autonomia e 4 per arrivare all’80% di carica complessiva. Operazione che, garantisce Yamaha, si può ripetere per 900 volte con la stessa batteria.

PREZZO CON E SENZA Quanto costa? 2390 euro (f.c) di listino. Laddove esistono degli incentivi statali o regionali ai ciclomotori elettrici, però, il prezzo scende, e non di poco. In Italia la Lombardia prevede uno sconto di 800 euro fino ad esaurimento fondi, e in questo caso l’EC-03 arriva a costare intorno ai 1600 euro.

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ALTERNATIVO Non è uno scooter, questo sia chiaro. E ha senso fino a un certo punto fare qualsiasi paragone con gli altri cinquantini. E’ un mezzo alternativo, l’EC-03, un ciclomotore che permette di spostarsi a impatto zero e con costi di esercizio ridotti. Richiede però un po’ di zelo nell’essere gestito, e per quanto riguarda l’autonomia – quando si guida -, e per quanto concerne la ricarica domestica (nel ricordarsi di infilare la spina nella presa prima di andare a letto come di puntare la sveglia).

SPINTARELLA Con questo non è escluso che ci si possa anche divertire, anzi. Sarà l’euforia della novità, l’elettrico, sarà la sensazione di tornare piccoli salendo in sella a un mezzo che, per forme e dimensioni, riporta ai primi passi sulle due ruote (su vari Ciao, Garelli e Sì) ma il primo approccio è piacevole. Chiave inserita, blocchetto d’accensione su “ON”, si preme il tasto “Power” (uno dei tre sul cruscotto), e “daje de gas”. Anzi, “de Watt”. L’impatto con la spintarella della coppia, unita alla leggerezza con cui si muove, trasmette subito un po’ di euforia.

IN SORDINA La sensazione strana è l’assenza di rumore, del consueto rombo del motore a scoppio, si intende. Anche i passanti, quando ci si ferma al semaforo, rimangono di sale. Segno che all’elettrico ci si deve abituare un po’ tutti, e che bisogna guidare con le antenne sempre dritte proprio perché quando passi non ti sente nessuno, soprattutto chi sta in macchina. L’unica colonna sonora è una sorta di fischio stridulo di sottofondo a cui ci si abitua in fretta.

DRIBBLING SECCO I 56 chili dell’EC-03 si portano a spasso con estrema facilità, ai limiti dell’eccesso di confidenza. Il fatto che non sia uno scooter va ricordato anche qui: sbaglia chi si aspetta le stesse prestazioni e pensa di guidarlo come se lo fosse. Grazie alla coppia e alla sagoma esile dribbla le macchine in coda più agevolmente di una bici, passando attraverso pertugi che sono off-limits per gli scooter. Il diametro di sterzo, inferiore ai 2 metri, aiuta invece i saliscendi dal marciapiede, le manovre di parcheggio e qualche inversione.

FRENI Meglio non spingerlo ai limiti, l’EC-03. Guidarlo rilassatamente serve a preservarne l’autonomia, ma anche a non minare la stabilità evitando licenze sportive. La frenata meriterebbe un po’ di morso in più all’anteriore, mentre sul posteriore è fin troppo decisa; le sospensioni, invece, fanno quello che possono per scongiurare le insidie di buche e sampietrini vari (Milano è un colabrodo in questo periodo) e mantenere stabile un mezzo tanto leggero.

RISPARMIO IMPOSTO Dopo circa otto chilometri se ne va un’altra tacca dell’indicatore di carica: sul display ne restano tre su cinque, ma passato un altro paio di chilometri scopriamo di essere già oltre la metà della carica, perché l’EC-03 passa automaticamente alla modalità “economica”. Risultato: la spinta non è più quella di prima e non c’è verso di farlo  andare oltre i 32-33 km/h. Il tutto ci coglie un po’ di sorpresa e lascia un filo delusi, contando che di fronte c’è tutto il – seppur breve – viaggio di ritorno.

FILO CORTO Inutile fare i calcoli sul chilometraggio. Durante il nostro test ci siamo fermati a fare foto, riprese, e altre operazioni non abituali che inevitabilmente hanno “stressato” un po’ le batterie a discapito dell’autonomia. Senza contare, poi, quello che è il consumo dovuto alle luci accese anche di giorno, necessarie secondo le regole del codice stradale. Finito il test rimettiamo l’EC-03 sul cavalletto, operazione estremamente sciolta anche per i meno forzuti. Immaginando di doverlo parcheggiare nel box, per ricaricarlo, prevediamo qualche piccolo incomodo per chi non abbia molto spazio attorno alla zona della presa elettrica. Colpa del filo un po’ corto.         


Pubblicato da Luca Cereda, 30/03/2011
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