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Test ride

Honda NM4 Vultus


Avatar di Andrea  Rapelli , il 23/07/15

8 anni fa - Tecnologia manga-style: è la Honda NM4 Vultus

Aspetto futurista fuori, meccanica di base NC750 sotto: è la Honda NM4 Vultus, custom cruiser originale ma non per questo difficile. Storia di una (piacevole) convivenza

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IL MANTELLO DI BATMAN Farsi un giro con la Honda NM4 Vultus è – se vogliamo – puro edonismo. Una moto perfetta per attaccar bottone al semaforo, anche se il bottone, lo vedrete, l'attaccano più spesso gli altri. Frasi del tipo “Spettacolo, che roba è?!” oppure “Bellissima, ma dove l'hai comprata?” e anche “Il mantello di Batman dove l'hai lasciato?!” vi accompagneranno lungo i vostri abituali percorsi. Cominciate ad entrare nel mood.

MANGA Una moto che divide, la Vultus. D'altronde, quando dai carta bianca (davvero!) ad un gruppetto di giovani progettisti, sai già che ne uscirà qualcosa di incredibile. Honda, in questo, è coraggiosa maestra. Con quei due baffi frontali in plastica che sembrano lanciarazzi – in realtà nascondono pozzetti portaoggetti – taglienti luci a Led e linee manga-style, la NM4 Vultus è una via di mezzo tra una cruiser, con tratti custom, e - so che la sto per dire grossa ma l'impressione è quella - uno scooter. 

BASSA MA FACILE La sella a soli 65 cm da terra mette davvero tutti a proprio agio e la posizione di guida ricorda una custom vera: le giga-pedane della Honda Vultus sono infatti vicine vicine alla ruota anteriore e il manubrio rimane abbastanza alto, anche se non troppo lontano. Davanti agli occhi ho un display LCD che, oltre a sfoggiare una tavolozza di 25 colori diversi come sfondo, mi mostra, fra le altre cose, temperatura aria e consumo medio. In città, nello slalom tra le auto, devo stare attento ai cubici specchi laterali e al raggio di sterzo, non esattamente da scooter.

UN PO' ESPOSTA Se si viaggia da soli, si può alzare – tramite la chiave d'accensione – la seduta del passeggero a mo' di schienalino. Uno stratagemma da sfruttare soprattutto in autostrada, terreno inospitale per la manga-Vultus. Il cupolino schiacciato sulla strumentazione, infatti, può poco contro lo strapotere dell'aria superati i 110 km/h. Risultato: testa, collo e braccia si affaticano abbastanza in fretta. Appoggiare gli stanchi lombi sullo schienale, quindi, sarà cosa gradita. Neppure l'eventuale passeggero posteriore se la passa bene, appollaiato com'è sullo strapuntino dietro al pilota e senza appigli a cui ancorarsi.

CHE MOTORE Non ci vuole un ingegnere per capire che la Honda Vultus è un piacere da gustare più che altro in solitaria. Sotto le scure carene, la Casa dell'Ala ha preferito andare sul sicuro: telaio e motore arrivano dalla famiglia NC750, una certezza. I 55 cv del bicilindrico spingono gagliardi soprattutto ai bassi e medi regimi (e nella modalità S) tanto da sembrare, all'atto pratico, una decina abbondante in più. Zero vibrazioni, zero incertezze, un bell'allungo. E un cambio, il doppia frizione a 6 rapporti, che è proprio un gioiellino.

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MAGISTER DCT Anche sulla Vultus, infatti, l'interpretazione del DCT è magistrale, sia usandolo in modo automatico sia quando si sceglie di prendere in mano la situazione. Nel primo caso la logica della trasmissione intuisce subito l'umore del pilota, scegliendo il rapporto più giusto in un battito di ciglia mentre, in manuale, posso godermi una velocità di risposta commovente. C'è qualche piccolo strappo a bassissimi giri ma capita davvero di rado.

MAI IN DIFFICOLTA' La Vultus è, nella più piena tradizione della Casa, una Honda sempre semplice da comprendere, che non mette mai in difficoltà chi guida. Non fosse per quella gommona da 200 posteriore e per i 245 kg con il pieno, poi, scenderebbe in piega ancor più svelta di quanto già non faccia. Comunque, basta qualche km per entrare in sintonia e grattare in fretta le pedanone sull'asfalto (la luce a terra non è un granché). Le sospensioni tarate sul rigido accettano di buon grado andature garibaldine ma, in caso di asfalto butterato, incassano il colpo, facendovelo sentire su natiche e vertebre. Piuttosto dolce la risposta dei freni, con ABS di serie.

GENIO E SREGOLATEZZA Per certi versi, la Vultus è geniale: ha un look che nessun'altra al mondo, si guida in punta di dita, volendo va forte, consuma poco (circa 26 km/litro registrati in media), ha un cambio che è già leggenda. I contro? Scarsa capacità di carico – ma si possono metter le borse – protezione aerodinamica praticamente inesistente, serbatoio piccolo (11,6 litri). E un listino, pari a 11.600 euro, che ha un suo peso. Ma andare a spasso con un “oggetto volante non identificato” non ha prezzo. O no?

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Pubblicato da Andrea Rapelli, 23/07/2015
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