Come è
Yamaha TMAX passa sotto i ferri del chirurgo ed evolve innanzitutto nello stile, ora individuato da un muso affilato e arrabbiato, i quattro fari a Led e la coda all'insù con gruppo ottico sdoppiato. Nuovo anche il telaio in alluminio pressofuso, lo stesso materiale di cui è fatto il forcellone, ora allungato di 40 mm. La forcella è a steli rovesciati da 41 mm ed è stata rivista nella taratura. A cambiare però sono anche l'interasse, che si accorcia di 5 mm (1.575 mm), l'inclinazione del cannotto, che si apre di un grado (26°), e l'avancorsa, che passa da 92 a 98 mm. Nuova infine la cinghia di trasmissione in fibra di carbonio, più leggera (-130 g), stretta e resistente. Poche nuove nel motore, il solito bicilindrico parallelo frontemarcia da 530 cc, 46 cv e 53 Nm, ora in regola con la normativa Euro 4.
Come va
Se parliamo di percorsi guidati, il nuovo TMAX ricorda più una moto che uno scooter convenzionale. Sempre ben bilanciato, non si alleggerisce davanti, è stabilissimo nei curvoni veloci ma, nonostante questo, non disdegna i tornanti e lo stretto. Morbido il mono posteriore – regolabile nel precarico e in compressione sul DX –, più sostenuta la forcella, che lavora comunque piuttosto bene: si salta solo sugli avvallamenti presi a gran velocità. Ottimi inoltre i freni, modulabili e della giusta potenza. Un accenno alle modalità D-Mode: la T è pensata per il bagnato e i fondi viscidi in generale, mentre in posizione S il bicilindrico acquista una spinta che ringalluzzisce, specie in prima apertura. Un cuore che dà sempre piacere, questo due cilindri. Fluido e corposo ai medi, s'incattivisce il giusto agli alti. Senza mai vibrare.