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Prova

Volkswagen Passat BlueMotion


Avatar Redazionale , il 04/05/07

16 anni fa - Beve davvero poco.

Si chiama Blue, ma fa diventare neri di rabbia i benzinai, con consumi da primato per la categoria. Per ottenerli, gli ingegneri tedeschi non hanno lasciato nulla al caso, lavorando su motore, trasmissione, assetto e aerodinamica.

BOLLINO BLU Il nome BlueMotion non è nuovo. Nell'estate del 2006 la Volkswagen aveva già presentato una Polo con questo nickname che, con sapienti modifiche, garantiva un maggior rispetto per l'ambiente, grazie alle migliori percorrenze medie della gamma. Ora a Wolfsburg hanno deciso di concedere il bis declinando nella variante BlueMotion anche le Passat berlina e Variant e lasciando intuire che a breve seguiranno con la stessa filosofia pure altri modelli. Alla fine il blu (o Blue che dir si voglia) diventerà all'ombra delle insegne VW un segno distintivo. Un po' come accadeva nel famoso spot delle banane Chiquita...

IN INCOGNITO Riconoscere a prima vista le BlueMotion dalle altre Passat è un compito decisamente arduo. Loghi a parte, l'unica vera novità visibile a occhio nudo - ed è tutto dire - è la chiusura di una parte della griglia del radiatore. Per il resto la classica mascherona a U ha elementi cromati come sulle Highline, così come cromate sono anche le modanature che girano attorno alla carrozzeria. Il paraurti anteriore ha invece le fasce di protezione in tinta.

OCCHIO AGLI SPIFFERI Il lavoro dei tecnici si è concentrato di più lontano da sguardi indiscreti, come per esempio nel sottoscocca. La parte posteriore del pianale è carenata per ottimizzare i flussi d'aria. Allo stesso scopo i canali delle tubazioni dei freni sono coperti e la parte interna dei passaruota ha una superficie più estesa e omogenea. Il tutto garantisce un minor resistenza all'aria con un miglioramento del 12,2% per la berlina e del 12,5% per la Variant. Per fendere l'aria in modo ottimale, alla Volkswagen hanno ribassato leggermente anche l'assetto, di 15 mm davanti e di 8 dietro. Attenti studi hanno riguardato anche la riduzione della resistenza al rotolamento dei pneumatici 205/55-16, concepiti dalla Continental per lavorare una pressione più alta della norma.

LAVORO DI FINO La maggior parte degli sforzi si è concentrata comunque sul motore, che non si può liquidare affatto come il "solito" 1.9 TDI da 105 cv. Anche se il dato di potenza resta quello di sempre, come anche quello di coppia massima di 250 Nm, il turbodiesel presenta innumerevoli aggiornamenti, volti tutti ad ridurre i consumi e, con loro, le emissioni nocive. La centralina è rimappata, fa girare il motore a un regime di minimo più basso in folle (730 giri contro 830) e gestisce in modo diverso i tempi di iniezione del gasolio. La pressione di esercizio della turbina e la quota di ricircolo dei gas di scarico cambiano a loro volta rispetto alle Passat vulgaris.

I CONTI TORNANO Abbinato al classico cambio a cinque marce dotato però di terza, quarta e quinta più lunghe del solito, il 1.900 TDI si accontenta di un litro di gasolio ogni 19,6 km con la berlina e ogni 19,2 con la Variant, con le emissioni di CO2 che si attestano rispettivamente a 136 e 137 g/km. E non si tratta di numeri sparati a casaccio: guidata con piede leggerino su strade poco trafficate ma senza l'assillo di dover fare un record di consumi, la familiare ha fatto registrare una percorrenza media reale di 18,5 km/litro. Un dato quindi ancora migliorabile senza troppa fatica e ottenuto guidando a orecchio, senza dare tanto retta all'elettronica che, in un riquadro del display tra gli strumenti, suggerisce i tempi di cambiata ritenuti ideali (e che talvolta paiono addirittura un po' lunghetti). Giù il cappello, dunque, davanti a una Casa che dimostra che senza arrivare a soluzioni tecnologiche troppo raffinate e costose, si possono comunque ottenere consumi ed emissioni ridotti.

DI TUTTI I COLORI Il gioco di parole è servito su un piatto d'argento: se con la BlueMotion il quadro sul fronte consumi si fa più roseo che mai, la situazione sul fronte prestazioni non è affatto grigia. I miglioramenti all'aerodinamica pagano anche in tema comfort acustico e di velocità massima, che sale di 5 km/h (190 km/h per la Variant, 193 per la berlina). Quanto invece ai tempi di accelerazione, non emergono differenze clamorose con altre 1.9 TDI, con un crono di 12,1 secondi nello 0-100 per la tre volumi e di12,4 per la wagon.

SU DI GIRI La scelta dei rapporti più lunghi si paga invece un po' in ripresa. In quinta la BlueMotion risponde con una flemma olimpica e per completare un sorpasso al di sotto dei 90 km/h scalare per tenere su di giri il motore è praticamente un obbligo. Giocando con il cambio, comunque ci si muove con una buona vivacità e anche strapazzando la meccanica i consumi restano sempre su livelli accettabili. In ogni caso, con la nuova messa a punto, il turbodiesel si dimostra ancora una volta in ottima forma, capace di distendere il passo già prima dei 2.000 giri e all'occorrenza di arrivare oltre quota 4.500 senza perdere troppo smalto.

SA DIVERTIRE L'assetto ribassato assicura invece una risposta un pelo più secca sulle sconnessioni, anche se il livello di comfort resta accettabile, pure sui fondi più butterati. Il rovescio della medaglia, in senso positivo, si ha con una minore tendenza al rollio e con un assetto più piatto nei curvoni autostradali e nei cambi di direzione. La BlueMotion si guida dunque con gusto ancora maggiore del solito, a fugare ogni dubbio sul fatto che una versione ecologica non deve essere per forza noiosa e impettita.

DA SUBITO Le Passat BlueMotion sono già inserite a listino e quindi ordinabili, la berlina a 26.175 euro e la Variant a 27.100 euro, anche se le prime consegne inizieranno solo a luglio. Portafoglio alla mano, la differenza di prezzo tra questo allestimento e quello Trendline - sulla cui base la BlueMotion è realizzata - ammonta a 1.125 euro. Si tratta di un sovrapprezzo che vale assolutamente la pena di pagare. In primo luogo perché i consumi scendono e in secondo perché la dotazione si arricchisce del filtro DPF, del cruise control e del display multifunzione.


Pubblicato da Paolo Sardi, 04/05/2007
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