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Retrospettive

10 auto incomprese


Avatar di Marco Rocca , il 20/01/14

10 anni fa - Una carrellata di modelli snobbati senza un perché

Si sa, alla fine è questione di gusti ma nell'affollato mercato dell'auto ci sono modelli che per una serie di motivi non suscitano l'interesse del pubblico. Ecco una nostra carrellata su 10 auto incomprese. 

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Ad usare una frase fatta si potrebbe dire che non tutte le ciambelle nascono col buco. Finché si tratta di ciambelle, pazienza; se però parliamo di auto? Sfortunate o incomprese senza un reale motivo non hanno affascinato il pubblico che le ha relegate al ruolo di cenerentole. Auto il più delle volte ben fatte e ben costruite ma che a causa di una linea troppo anonima o al contrario decisamente avanti sui tempi, sono state un flop di vendita sul nostro mercato. La nostra top ten contempla 10 vetture non più vecchie del 2000 tra citycar, cabrio, coupé e berline che, dopo una vita difficile sul mercato del nuovo, potrebbero diventare un bell’acquisto oggi come usato.

AUDI A2 A guardarla non le dareste 15 anni e forse questa è stata proprio la causa del suo essere incompresa. In un contesto fatto di Lancia Y, Fiat Punto, Toyota Yaris e Peugeot 207 la tecnologia e la linea della A2 erano di un altro pianeta. E’ stata la prima utilitaria dell'era moderna con un occhio di riguardo al peso e ai consumi grazie alla carrozzeria di alluminio. Tutto bello da raccontare agli amici ma la costruzione leggera, oltre a fare la fortuna dei carrozzieri, comportava un prezzo d’acquisto decisamente più elevato rispetto alla concorrenza. Perfetta come auto al femminile, si trova a poco e fa la sua bella figura, oggi.

DAIHATSU TREVIS Se rimaniamo in ambito cittadino la seconda meteora ha gli occhi a mandorla e parla giapponese. Importata in Europa solo dalla seconda (e ultima) generazione, la Trevis rilanciava in chiave moderna le storiche linee della Mini inglese. Sfiziosa e con le cromature al punto giusto, poteva essere un’alternativa simpatica alla solita compagnia di citycar, considerando tra l’altro che aveva tra gli optional il cambio automatico, ma così non è stato continuando a rimanere per il popolo italiano la brutta copia della classica inglese. Con però il plus delle cinque porte.

NISSAN CUBE Sull’onda del successo che ha ottenuto in patria, probabilmente alla Nissan hanno deciso di provarci anche da noi. Mai decisione fu più sbaglia. La stretta somiglianza a una consolle proprio non è stata digerita. Il tentativo di farla diventare un’auto trandy era sottolineato anche dalla finestratura asimmetrica ma il portellone posteriore incernierato da un lato esaltava l’effetto microonde. Detto fatto, dopo poco meno di 500 unità sono state bloccate le importazioni della Cube. Arrivederci e grazie.

MITSUBISHI ASX Condivide lo stesso pianale con la Citroën C4 Aircross e come la francese non ha avuto il successo che meritava. Tralasciando il fattore estetico, come sempre appannaggio del giudizio personale, l’ASX è un’auto che bada alla sostanza, interni ben fatti e robusti (a prova di bambini) e motori poco assetati ma molto godibili. Dalla sua anche un ottimo -value for money- ma evidentemente non è bastato.  

VOLVO C30 Con la 480 nel cuore la C30 ha segnato il ritorno di Volvo nel segmento delle berline due volumi. Linea sportiva e dotazione di sicurezza ai massimi livelli non sono bastate a farcela amare. Troppi i punti deboli, leggi tra le righe un bagagliaio appena sufficiente per due buste di latte e abitacolo solo per quattro (smilzi), senza dimenticare la sola configurazione a tre porte. Limiti evidentemente superati dalla nuova V40, accolta decisamente con più entusiasmo. Ad ogni modo sull’usato si fanno grandi affari soprattutto con le versioni più potenti e recenti.

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VOLKSWAGEN EOS La coupé/cabriolet della casa tedesca non aveva nulla che non andasse eppure dalle nostre parti è stata totalmente snobbata per dirla elegantemente. A questo punto viene da pensare che la discriminante più grande sia stata una linea troppo lontana dai gusti raffinati degli italiani cui si sommava un prezzo più alto rispetto alla concorrenza, peccato.  

CITROEN C5 Stesso discorso per la berlina della Casa del Double Chevron. Nonostante gli sforzi dei designer le avessero donato vita nuova rispetto alla prima serie, la Citroën C5 rimaneva per i più una francese che si sforzava di parlar tedesco. A nulla è servito ingolosire l’acquirente con una dotazione di sicurezza di primo livello e un confort degno di una Rolls grazie alle mitiche sospensioni Hydractive III, disponibili su richiesta.

PEUGEOT 407 COUPE’ Abbandonata la matita di Pininfarina, la 407 Coupé non è riuscita a vivere di luce propria. Vuoi per un assetto morbido come un pacco di caramelle Haribo vuoi per le dimensioni da auto blu, le vendite non sono mai decollate. Motori meno brillanti rispetto alla concorrenza tedesca (che vantava già trasmissioni più sofisticate) e un abitacolo un po’ datato hanno fatto il resto. Tuttavia è una gran turismo low cost, ottima per passeggiare sulla Croisette.

SEAT EXEO Quando un’auto rientra nella categoria delle voglio-ma-non-posso il suo destino purtroppo è segnato alla nascita. A questa triste sorte non è venuta meno la Seat Exeo, in versione berlina e station wagon. Costruita sulla base dell’Audi A4, nel senso che a parte il logo era proprio un’Audi, non ha avuto il successo che si meritava, tanto che la stragrande maggioranza delle persone l’ha vista solo in foto. Mosca bianca.

HONDA ACCORD La sostanza non paga e alla Honda devono averlo capito un pelo in ritardo con la Accord. Macchinone da oltre 4 metri e settanta nella versione wagon era un concentrato di tecnologia. Montava un motore Diesel tra i più efficienti e godibili in commercio coadiuvato da un cambio preciso e diretto quasi sportivo ma non è bastato. Il logo sul cofano nel suo caso ha fatto la differenza.  


Pubblicato da Marco Rocca, 20/01/2014
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