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Prova

Aston Martin V8 Vantage Roadster


Avatar di Mario Cornicchia , il 04/04/07

16 anni fa - Dai fornitori ufficiali di James Bond

Infilate un culturista dentro una grisaglia: l'effetto non è sempre dei migliori. Come facciano gli inglesi a contenere elegantemente quasi 400 cavalli in un abito da sera è davvero un mistero. Però, i fornitori ufficiali di James Bond ci riescono sempre, e senza l'aiuto di Mister Q.

COM'E' Se siete in cerca di una sportiva vera e non siete i tipi che girano in canotta, ciabattoni da piscina e stuzzicadenti tra gli incisivi la rosa delle candidate si stringe e tende ad avvicinarsi al Mare del Nord. Attraversando la Manica sono sempre sbarcate nel "Resto d'Europa", come gli inglesi chiamano il Continente, oggetti o terribilmente kitch (vi ricordate la Lotus Europa, aggraziata come un Gelataio Simac?) o terribilmente eleganti (il nome Jaguar vi dice nulla?). Alla seconda specie appartiene di diritto anche la dinastia Aston Martin, che di colpi non ne ha mai sbagliato uno. Nemmeno l'ultimo, competitivo nel prezzo e nelle prestazioni alle solite, noiose, inflazionate, scontate, straviste sportive. 

IL PELO NELL'UOVO Ovunque la si guardi la V8 Vantage è priva di difetti stilistici. A voler essere davvero pignoli si potrebbe obiettare che il family feeling è un po' esasperato e si fa quasi fatica a distinguere un modello dall'altro, e che la fascia in tinta che sega in due le luci posteriori è sì un marchio di fabbrica dell'ultima generazione, ma non è un dettaglio che fa gridare alla meraviglia. Per il resto è perfetta. Perfettamente elegante. Perfettamente sportiva.

FA UNA PIEGA La piega che parte dalla tipica branchia laterale Aston Martin e continua per tutta la fiancata fino al parafango posteriore èun vero capolavoro scultoreo, la si fissa per ore ed è sexy come le curve favorite del sesso preferito (bacino, polmoni, coscia, gluteo... a scelta). Ed è annegata in un vero capolavoro di proporzioni e di linee esenti da errori. Il frontale con la inconfondibile calandra a casetta deve tollerare l'indispensabile porta targa-paraurti massiccio come il paradenti di un pugile, ma la calandra è un altro pezzo che si vorrebbe mettere sulla libreria di casa. Ai lati della casetta ci sono fari carenati nel rispetto della tradizione che incorporano un tocco di modernità: una virgola come lo swoosh di Nike fatta di led, a indicare posizione e intenzioni di svolta.

 

PELLE STRETCH Le proporzioni da GT sono rispettate nelle dimensioni compatte (438x176cm), con cofano lungo e coda corta, e anche la pianta a bottiglia di Coca-Cola non manca, con i parafanghi muscolosi e la coda larga, mediterranea più che British. Muscoli da ninja, tonici, atletici e non gonfiati da steroidi e palestre poco ventilate, una maglietta attillata sulle ruote grandi, taglia 235/45 ZR18 le anteriori e 275/40 ZR18 le posteriori (optional 235/40 ZR19 e 275/35 ZR19). Anche le luci di coda si fanno moderne, illuminate da 360 led che provvedono a indicare la presenza e l'intenzione a fermarsi.

 

MANO LEGGERA Una pelle modellata e rifinita da sapienti artigiani e realizzata in lega leggera ad eccezione dei parafanghi anteriori, plasmati in materiale composito. Anche la struttura del telaio, VH ovvero Vertical Orizontal come la chiamano in Aston Martin, è tutta in lega leggera, comprese le sospensioni e gli ammortizzatori. Malgrado la dieta e la linea da modella, la V8 Vantage Roadster non è proprio anoressica, con la bilancia che segna 1710 chilogrammi.

 

COPPOLA La versione Roadster della Vantage ha una bella capottina in tessuto, disponibile in colori eleganti e coordinati, bassa come una coppola e dal disegno ben proporzionato. Si apre in 18 secondi netti a velocità inferiori ai 50 km/h, scomparendo sotto due gobbe accennate e, questo è terribilmente ed elegantemente british, rivestite nella medesima pelle che allieta la permanenza all'interno dell'abitacolo. Noblesse oblige.

 

RACCOLTA PUNTI All'interno, come reciterebbe una brochure stucchevole, modernità e tradizione si sposano e si giurano eterna fedeltà. Pelle di ottima qualità a rivestire integralmente l'abitacolo è cucita con punti da cicatrice di Frankestein per essere più moderna e stylish. Rimane esclusa la consolle centrale, una fascia color canna di fucile che si allunga sul tunnel fino al bracciolo e incorpora lo schermo del navigatore satellitare pronto a uscire a richiesta, il pulsante trasparente e illuminato di avviamento, pomelli e cornici in alluminio vero e un visore digitale OEL (Organic Electroluminescent) per governare stereo e climatizzatore. Anche la cornice degli strumenti è in alluminio e gli strumenti analogici a fondo nero mimetizzano due visori digitali anch'essi a fondo nero. Tutto, o quasi, fatto a mano siore e siori, mica plasticone stampate in serie. Anche se non fumate merita l'acquisto il pacchetto fumatori: il portacenere è in cristallo. Che chic...

 

CUORE TEDESCO Le due grigliette nere che forano il cofano fanno respirare un V8 4.3 tutto in alluminio con fasatura variabile delle valvole di aspirazione, montato dietro l'asse anteriore e prodotto nella germanica Colonia, con lubrificazione a secco e in grado di assicurare alla V8 Vantage 380 cavalli e 410Nm di coppia massima a 5000 giri, di cui il 75% disponibile già a 1500 giri. Il cambio è manuale a sei marce ma si può richiedere l'opzione robotizzata Sportshift, con le palette sul piantone e i pulsanti di comando sulla consolle centrale.

 

AUTONOMA Le prestazioni sono all'altezza della situazione, con 5 secondi netti per lo scatto 0-100km/h e 280 km/h di velocità massima. I consumi dipendono dall'uso e Aston Martin dichiara 4,5 km/litro in città, quasi 10 nel ciclo extraurbano e 6,4 km/litro nel ciclo combinato. Vabbè, che pensavate? Mica la vorrete diesel? E gli 80 litri di serbatoio assicurano comunque autonomia sufficiente a non stressarsi con pit stop troppo frequenti. Già che siamo in vena di note pratiche, la V8 Vantage Roadster ha anche un bagagliaio: 144 litri che sembrano anche di più, un pozzetto regolare e ben sfruttabile.

 

TERRENA Pensando ad Aston Martin si è portati a pensare a oggetti irraggiungibili ma con 124.300 euro la V8 Vantage Roadster rientra nella fascia supersportive al pari di tante colleghe. Non sto dicendo che siano spiccioli ma che costa più o meno quanto una decisamente più potente e meglio dotata Bmw M6 cabrio (124.750 euro), 20.000 euro in più rispetto a una meno potente Porsche Carrera S cabrio (104.000 euro), poco più di una Mercedes SL 500 Sport (111.000 euro), 50.000 euro in meno rispetto a una decisamente più potente ma altrettanto meno elegante Ferrari F430 Spider (172.950 euro) e circa 80.000 euro in meno rispetto a una imperiale Bentley Continental GTC (206.000 euro). Ma è decisamente meno scontata e più elegante... Se volete il cambio Sportshift mettete in conto 4.500 euro, 590 per il frangivento, 280 per il sedile di guida regolabile in altezza e 2.525 per il navigatore satellitare.

 

COME VA Talmente bella che si potrebbe rimanere appagati anche dalla sola vista. Ma si sa, non si è mai contenti e, estratta la leva-maniglia apro la portiera e mi infilo a bordo. La portiera è leggerissima, sembra quella alleggerita per un'auto preparata per le corse. E invece è rivestita all'interno in pelle e il bracciolo è un massiccio scatolato di alluminio color antracite come la battuta della portiera, altrettanto massella massiccia.La lavorazione e/o rifinitura artigianale dell'interno fa davvero la differenza: se vi piacciono gli oggetti ben fatti e fuori dal coro, la V8 Vantage è davvero quello che un venditore dal vocabolario ridotto definirebbe un oggetto esclusivo.

 

FINTA GRASSA Il sedile si regola in tutte le direzioni come il volante, ma non riesco a trovare una posizione perfetta, molto duro nell'imbottitura e quindi poco propenso ad adattarsi quel minimo che serve a diventare confortevole, ispirato a una panca Technogym più che a una poltrona Frau: se attrezzo sportivo dev'essere, che sportivo sia... La consolle centrale è bombata nella parte alta come una collina del Chiantishire e tutta la plancia è piuttosto imponente. Non ho bisogno in genere di vedere la carrozzeria per percepire gli ingombri, ma la V8 Vantage non mi ha mai permesso di sentirmi a mio agio, anche se la larghezza non è esagerata, inferiore di tre centimetri a quella di una Jaguar XKR, auto invece con cui mi sono sentito a casa dal primo metro. Senza schede tecniche a portata di mano avrei detto che la Aston Martin fosse una decina di centimetri più larga della Jaguar (che è anche 41 centimetri più lunga: chi l'avrebbe mai detto)...

 

O' LEONE Non ho capito se il pulsante di avviamento sia in cristallo come il portacenere o in plastica trasparente, ma l'effetto scenico è comunque impressive, come scriverà qualche collega nordamericano. E anche il rombo che segue alla pressione del pulsante è davvero impressive. Provate a passare una fiorentina (nel senso di bistecca) davanti al naso di un leone assopito e otterrete lo stesso effetto, un ruggito profondo che trasmette altrettanto profonde vibrazioni al vostro scheletro. Altri due colpetti sull'acceleratore e... sì, avevo sentito bene, proprio un bel rombo esce dai due scarichi posteriori che sembrano aver forato il paraurti di prepotenza, sciogliendolo.

 

PRIMA E VIA Leone che ruggisce non morde. Il felinone V8 è docile docile, con tanta coppia ai bassi da poter tenere la sesta anche nel traffico, con l'abbinata frizione-cambio eccellente per giusto peso (la frizione) e per precisione, velocità, facilità il comando del cambio. Il leone però non ama essere sollecitato: se lo si spinge sopra i 4500 giri la voce sorniona che ritorna come un massaggio per gli ossicini dell'orecchio quando si attraversano paesi stretti, diventa un urlo che perde tutto l'aplomb british. Si aprono le paratie e di colpo la voce cambia e si ottiene la massima potenza a 7000 giri, regime oltre il quale è necessario cambiare poiché il limitatore prende provvedimenti poco dopo. A capote aperta il cambio di voce non è piacevole, sembra quasi un pernacchione, mentre a capote chiusa si lascia apprezzare e segna il confine tra guida relax e guida sportiva.

 

CHI FA DA SE' Cambio manuale o cambio robotizzato? Sembra una scelta che si può affrontare a cuor leggero, ma in realtà fa della V8 Vantage due auto differenti. Anche se sono da anni fautore del cambio automatico anche per il divertimento, la Aston con il cambio manuale è tutta un'altra soddisfazione rispetto al cambio robotizzato. La coppia frizione-cambio è talmente affiatata e ben affrancata al V8 e alla sua disponibilità a sopportare regimi appena sopra il minimo, che cambiare marce muovendo la leva sul tunnel non è un fastidio ma soltanto un piacere. Il robotizzato, invece, non è entusiasmante per velocità e logiche di cambiata, e le palette solidali al piantone piuttosto che al volante non aiutano a fare amicizia. Meglio piuttosto un automatico vero come l'ultima release del Tiptronic S di Porsche, per esempio.

 

AGGRAPPATA Tozza in pianta come un camallo, la V8 Vantage tiene sotto controllo i suoi pesi in ogni situazione di guida. L'assetto più che rigido è attento, non spezza la schiena ma non concede un mezzo grado di rollio e di beccheggio al bel corpicino affusolato, tenendo sempre a bada ogni reazione. Lo sterzo è preciso e diretto come dev'essere e, fatta salva la difficoltà di valutare gli ingombri, indirizza le ruote nel punto di strada che si immagina di calpestare. Meno piacevole è il comando del freno, meno reattivo di quanto vorrei su una Aston Martin da 380 cavalli. L'ho provata sulle strade della Provenza dove non è facile cercare in sicurezza i limiti della Vantage e non ho mai trovato feeling al 100%, ma un paio di curve aperte e deserte mi hanno convinto del buon lavoro dei tecnici inglesi.

 

EVERYDAY Il bello di avere una Aston Martin è magari quello di poterla utilizzare tutti i giorni, per rendere piacevoli anche le giornate nere. La V8 Vantage Roadster si presta a scodinzolare al suo proprietario per il giretto quotidiano, anche se è un casa-ufficio nel traffico. Il comfort acustico è da lunghi viaggi e anche a capote aperta la protezione aerodinamica consente, a riscaldamento attivato e frangivento montato, di poter girare scabriolati anche con temperatura sotto i dieci gradi, senza paura di torcicolli e malesseri vari.

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Pubblicato da M.A. Corniche, 04/04/2007
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