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Prova

Kawasaki Z750R


Avatar Redazionale, il 12/12/10

13 anni fa - In sella alla nuova Kawasaki Z750R, più dotata, più sportiva.

Upgrade riuscito della Z750, la nuova Kawasaki Z750R merita davvero la lettera tanto amata dalle sportive. Più curata e rifinita, offre una guida precisa e appagante in ogni situazione. Più agile che stabile, meriterebbe rapporti più corti per essere ancora più gratificante.

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CAMBIO O RADDOPPIO?Cambiare tutto rischiando di fare il passo del gambero (come è accaduto a qualche concorrente) o limitarsi a un corposo upgrade mantenendo uno stretto legame con il modello precedente? Quando si deve mettere mano a un modello di successo il problema non è da poco. E il dilemma deve aver procurato più di qualche mal di testa dalle parti di Akashi quando si è trattato di mettere mano alla Kawasaki Z750. Intendiamoci, non che i giapponesi non siano capaci di osare, la Z1000 lo dimostra. Ma alla fine credo che la decisione presa da Kawasaki sia stata la migliore. Sì, perché in Kawasaki non hanno stravolto ma hanno migliorato, non hanno cambiato ma hanno raddoppiato l’offerta aumentando virtualmente lo spettro dei possibili acquirenti della sua Z750. La Kawasaki Z750R (che non rimpiazza in gamma l’attuale Z750 ma la affianca) non stravolge un progetto di successo, piuttosto lo migliora intervenendo, anche in modo consistente, su tutti quei particolari che utenti e giornalisti avevano definito migliorabili.

NOVITÀ PONDERATE Una scelta giusta dicevamo, perché la Kawasaki Z750R non fa invecchiare la Z750 “base” che in questo modo mantiene qualche chance in più anche sul mercato dell’usato. Del resto, con i tempi che corrono è logico che i modelli abbiano una vita commerciale più lunga e gli interventi che Kawasaki ha apportato alla sua best seller (125.000 pezzi venduti in Europa dal 2004, la moto più venduta in Italia dal 2007 al 2009) sono tali da farci capire che la Z continuerà a restare sulla breccia ancora per un po’. Il principio ispiratore è intatti quello che vuole dare “qualcosa in più” alla Kawasaki Z750R senza sminuire la Z750 “normale”, un qualcosa in più che possa accontentare gli utenti più esigenti che della naked di Akashi fanno un utilizzo più spinto. Non a caso Kawasaki ha mostrato di tenere molto in considerazione proprio le opinioni dei suoi clienti e ha osservato attentamente dove intervenivano gli “zetisti” per migliorare la propria moto. Il mirino quindi è stato puntato sulla ciclistica, sospensioni e freni soprattutto, e già che c’erano ad Akashi si sono dati da fare per impreziosire ancora di più la loro naked in modo tale che potesse veramente meritarsi la lettera “R”. Insomma, con la Z750R hanno realizzato una sorta di special di serie.

STESSO MOTORE... Quello che non è stato toccato affatto è invece il motore, perché, in effetti, il 4 cilindri da 106 cv non aveva bisogno di ulteriori cure essendo ancora competitivo sia dal punto di vista delle prestazioni, sia da quello dell’erogazione.

MA CAMBIA IL RESTO...  Meglio quindi concentrarsi su ciò che è cambiato, a partire dall’avantreno che adesso è molto più vicino a quello della Z1000, con la nuova forcella a steli rovesciati da 41 mm regolabile nel precarico e nel ritorno idraulico su entrambi gli steli (prima il ritorno si regolava su un solo stelo) e una taratura di base più rigida, e con le nuove pinze radiali a 4 pistoncini che rimpiazzano quelle flottanti a due pistoncini della versione standard. Raramente abbiamo visto moto giapponesi con tubi freno in treccia metallica: la Z750 vuole sfatare anche questo tabù utilizzandoli per prima, accoppiati poi a una nuova pompa radiale (anche questa ereditata dalla 1.000). Da segnalare inoltre la disponibilità della versione con ABS, purtroppo ancora troppo poco considerata da noi italiani, e che invece dovrebbe rappresentare la prima scelta.

TELAIO RIVISTO Se i trapianti dei vari “tuner” sparsi per il mondo non sempre possono andare a buon fine (anzi a volte fanno rischiare il sequestro del mezzo) il vantaggio di un upgrade eseguito direttamente dal costruttore è che tutta la moto viene sviluppata e si armonizza con le nuove componenti. Questo è ciò che è successo alla Kawasaki Z750R che è cambiata anche la dove l’occhio non arriva. Come ad esempio il perno della ruota anteriore, cresciuto nel diametro per migliorare la rigidità a seguito dell’arrivo della nuova forcella. Di conseguenza sono stati riprogettati il telaio nella zona del cannotto di sterzo, la ruota, e le piastre di sterzo. Non bazzecole perché ad esempio la ruota non è intercambiabili con quella della Z750.

ALLUMINIO FINALMENTE! Spostandoci alla zona posteriore è impossibile non notare il nuovo forcellone in alluminio che rende il retrotreno della Z ben più appagante da vedere e (probabilmente) anche più efficace. Arriva anche un nuovo ammortizzatore (vero punto debole della Z fino a oggi) con serbatoio separato che dovrebbe assicurare un assetto più rigoroso, anche perché è stato riposizionato nell’attacco e utilizza un leveraggio con bielle più lunghe (da 172 a 174 mm) ad assicurare una progressività differente.

QUESTIONE DI DETTAGLI Al primo colpo d’occhio la Kawasaki Z750R non è tanto cambiata, anzi, vista da lontano sembra sempre la stessa (e questo è un bene perché il suo design piace ancora molto) ma basta parcheggiarla a fianco di quella attuale per rendersi conto di come questa R appaia più ricca. La R ha infatti una lunga serie di particolari differenti. Il cupolino ad esempio è in due pezzi e ha una forma nuova, più aggressiva, il parafango anteriore è più rastremato, gli indicatori di direzione sono nuovi e le pedane di pilota e passeggero sono le stesse (anodizzate in nero) utilizzate dalle sportive della casa. Anche il motore riceve finiture superficiali migliorate con verniciature a polvere. Insomma non si tratta di un “contentino”, di carne al fuoco per questa R la Kawasaki ne ha messa un bel po’ anche a livello di finiture che adesso appaiono al vertice della categoria.

ACCESSORI E PREZZI Per chi poi non ne avesse mai abbastanza, Kawasaki ha realizzato una lunga serie di accessori personalizzati (li vedete nella gallery sulla moto tutta nera completamente kittata) che rendono la Z750 ancora più “vostra”. Tutto per 900 € in più rispetto alla versione standard che, come abbiamo detto, resta in listino. Si parte dagli 8.590 € della versione standard per arrivare ai 9.190 € della versione con ABS. È vero, non è pochissimo, ma comunque il prezzo è allineato con le altre 800 sul mercato. Il problema è che con lo Yen che corre come un missile tenere i prezzi bassissimi è ormai impossibile per i giapponesi, rassegnamoci quindi a pagarle quasi come le europee. Va detto però che la qualità costruttiva della R non si discute questa moto è costruita molto bene e se si vuole risparmiare qualcosa c’è comunque sempre la Z750 che vi lascia in saccoccia quei famosi 900 €. La Z750R arriverà dai concessionari Kawasaki prima della fine dell’anno.

COME VA Per la prova della Z750R Kawasaki è tornata sul luogo del delitto (quello del mercato, che ha "ucciso" per tre anni essendo la moto più venduta dal 2007 al 2009) ovvero sulle strade nei pressi di Alicante, dove era stata presentata quella che attualmente è diventata la “versione base”. Sulle stesse strade la Kawasaki Z750R non ha impiegato molto a mettere in mostra la sua maggiore sportività: l'assetto è ovviamente più rigido (e ci mancherebbe) c'è più sostegno sia a livello di rigidezza delle molle sia a livello d’idraulica (che lavora sempre ben controllata) e quello che ne consegue è inevitabilmente un maggior rigore ciclistico in ogni situazione. Meno trasferimenti di carico, meno "dondolate" soprattutto al posteriore, la Kawa adesso tiene botta, anche quando si alza il ritmo veramente, anzi è proprio guidando sportivamente che tira fuori il suo lato migliore. È un vero piacere scoprire come la Z750R sia precisa nel definire la traiettoria ideale e, una volta impostata, rigorosa nel mantenerla; in questo è diventata parente stretta della Z1000.

STABILE SEMPRE La stabilità non è mai in discussione. Che si tratti di una sequenza di curve piuttosto lente o di un percorso più scorrevole la sensazione di solidità trasmessa dall’avantreno è notevole, nemmeno quando si “sbatte” la moto in un cambio di direzione veloce, con tanto di avvallamento nel mezzo, il manubrio si scuote visibilmente. Insomma, è una moto sicuramente rassicurante. D’altro canto, forcellone più leggero e setting più rigido del monoammortizzatore portano anche a un assetto più "puntato" sul davanti. Vado un po’ a memoria, ma rispetto alla Z750 sembra esserci un po’ più di peso sull’avantreno, il che toglie probabilmente un pelo di agilità nelle manovre più repentine dove la Z non è un furetto come alcune concorrenti ma richiede un impegno fisico superiore, anche perché le Dunlop D210 di primo equipaggiamento non mi sembrano gomme dal profilo molto svelto.

PIÙ SECCA Ovvio che il comfort sia leggermente inferiore rispetto a quello della Z “normale” (anche perché la sella resta la stessa, duretta) per cui bisogna accettare che, se l'asfalto è sconnesso, la risposta di mono e forcella sia un pelo “secca”. Ma è altrettanto ovvio che Kawasaki abbia fatto bene a differenziare le due moto dando così un senso alla permanenza di entrambe nel suo listino.

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SCEGLIETE QUELLA GIUSTA PER VOI E a questo punto, anche per la Kawasaki Z750R mi trovo a fare lo stesso discorso fatto a suo tempo per l'altra "R" di questa categoria la Triumph Street Triple di cui questa nuova Kawasaki Z750R si può considerare la concorrente diretta. Il discorso è: avete due possibilità di scelta e nessuna esclude l’altra, non sono 900 € in più o in meno a cambiare la vita, ma valutate con onestà l’uso che farete della moto. Se avete lo sport nel sangue e magari puntate a qualche uscita anche in pista la R è sicuramente la scelta giusta, se invece volete stare più comodi c'è sempre la Z750 normale, che resta comunque una moto molto valida.

INERZIA Tornando alla prova, sulle strade “annodate” nei dintorni di Alicante la Z750R si è dimostrata davvero a punto e molto divertente, non è un fuscello, non lo è mai stata (la "ciccia" in più rispetto alle avversarie più leggere si sente) e nei cambi di direzione accusa una certa inerzia, acuita anche dal manubrio (lo stesso dell’altra Z) che non offre un braccio di leva ideale visto che è un po' stretto e ha una conformazione che non rende giustizia all'aumentata sportività della moto.

SUGGERIMENTI Fatto 30, io a questo punto avrei fatto anche 31, dotando la Z750R di un manubrio più largo e basso sullo stile della Z1000, questo avrebbe probabilmente caratterizzato ancora di più la moto. Altra modifica suggerita sarebbe quella di una rapportatura finale più corta che renda più vivace il motore ai medi regimi che poi sono quelli che si utilizzano praticamente sempre su strada. Il quattro in linea Kawasaki è tutt'altro che svogliato, anzi è un mostro di elasticità e spinge bene, ma come ho detto più volte quando ho provato la Z è un po’ “castrato” da una rapportatura troppo lunga che fa sì che la risposta appaia meno brillante di quello che in realtà è. A tal proposito ricordo la prima Z750 che era rapportata corta ed era davvero scattante.

RICETTA Z1000Quando si guida su strada, anche a ritmo allegro, si finisce infatti per restare quasi sempre sotto i gli 8.000 giri, regime a cui il quattro cilindri di Akashi ha appena iniziato a spingere veramente. Tenerla più alta di giri significa avere risposte più nervose e ricevere qualche vibrazione. Sono convinto che con una rapportatura che tenga il motore leggermente più “allegro” (Street Triple insegna) questa Z750R sarebbe ancor più gratificante. Insomma la ricetta Z1000 (rapporti corti manubrio sportivo) qui sarebbe ancora più apprezzabile, giro pertanto la richiesta ai tecnici Kawasaki per la prossima Z750RR, intanto ci sono sempre i cataloghi di aftermaket da cui attingere…

FRENI PROMOSSI, ABS COMPRESO Chiudo, come al solito, con il capitolo freni, anche qui migliorie tangibili soprattutto a livello di potenza e risposta alla leva. Il nuovo impianto anteriore convince, i tubi in treccia hanno eliminato quasi totalmente la tipica spugnosità degli impianti giapponesi, tuttavia la risposta non è eccessivamente secca come su certe moto europee. Una giusta via di mezzo, quindi, che si rivela tale anche sulla moto dotata di ABS che ho potuto provare nel corso del test e che mantiene assolutamente invariato il feeling alla leva e la totale assenza di spugnosità. ABS che per inciso ha un funzionamento ottimo. Escludendo quelli di GTR 1400 e Ninja 1000 (più avanzati e dal funzionamento più complesso) questo è uno dei migliori ABS provati su una Kawasaki, per cui non vedo perché rinunciarvi. Come dicevo più sopra non sono 900 € in più o in meno che cambiano la vita. In questo caso, però, per cambiarvela ne possono bastare 600.

In questo servizio:

Casco X-Lite

Giacca Alpinestar

Guanti Dainese

Pantaloni Esquad

Scarpe TCX


Pubblicato da Stefano Cordara, 12/12/2010
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Moto: la top ten del decennio