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Retrospettive

Pirelli e F1: un po' di storia


Avatar Redazionale , il 25/06/14

9 anni fa - Sessant'anni di... corsa

Un viaggio nella storia di Pirelli nella Formula 1, dai tempi di Farina e Fangio a oggi, dalle coperture tubeless alle slick bi-mescola. Perché l'esperienza conta

TRADIZIONE Chi mastica di Formula 1 sa che oggi, nel Circus, è Pirelli il fornitore unico di pneumatici. Non lo è certamente per grazia ricevuta: dietro ci sono ingegneri e tecnici preparatissimi, materiali super tecnologici e professionalità sopraffina. Ma non solo. C'è anche l'esperienza, per esempio. Perché forse in pochi si ricordano che la storia di Pirelli in Formula 1 cominciò all'incirca 60 anni fa. Quando le auto erano mostri di ferro da domare e i piloti erano uomini che guidavano come se non ci fosse stato un domani. 

ALFA ROMEO Prima ancora, c'erano state le gloriose gesta di piloti come Brilli Peri e le vittorie di Nuvolari alla Mille Miglia del 1930 e alla Targa Florio del 1932, con gomme come le Superflex e le Stella Bianca. Parlando di Formula 1, però, tutto iniziò per Pirelli nel 1950, quando l'Alfa Romeo 158 guidata da Nino Farina s'impose nel primo Campionato del Mondo montando le Pirelli Stelvio. La stessa gomma vinse anche altri cinque titoli negli Anni 50, tre con Jaun Manuel Fangio (nel 1951 su Alfa Romeo 159 e nel 1954 e 1957 con Maserati) e due con Ascari (nel 1952 e nel 1953 su Ferrari 500).

TUBELESS Nel decennio successivo, il Circus della F1 salutò calorosamente l'avvento dei pneumatici tubeless, cioè senza camera d'aria interna, mentre Pirelli, abbandonata la Formula 1, si dedicava anima e corpo allo sviluppo del Cinturato CN54, che sarebbe divenuto il primo pneumatico ribassato della storia. Contemporaneamente, nelle competizioni, con il massiccio sviluppo dell'aerodinamica, crebbero le forze verticali in gioco sulla monoposto, costringendo i produttori di pneumatici ad aumentare ancora le dimensioni, con valori di larghezza che arrivarono a superare i 40 cm. Mantenendo sempre, tuttavia, il battistrada scolpito.

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SEVENTIES I favolosi Anni 70 salutarono i primi slick: i tecnici abbandonarono la gomma naturale e si orientarono verso composti sintetici, che permisero di aumentare il coefficiente di aderenza e di cominciare a “giocare” con le diverse mescole. Naturalmente, il percorso non fu privo di ostacoli: la Lotus 56B, tanto per fare un esempio, creò non pochi grattacapi agli ingegneri. Dotata di una turbina di provenienza aeronautica, sviluppava circa 500 CV e aveva la trazione integrale. Tutto ciò formava un mix esplosivo per le gomme, specialmente quelle anteriori, che soffrivano di un consumo anomalo. In quegli anni Pirelli preferì dedicarsi soprattutto ai rally, cogliendo successi a piene mani, come nella prima gara titolata di Campionato del Mondo, in Polonia nel 1973, e nei Mondiali Costruttori del 1974, 1975 e 1976, con la leggendaria Lancia Stratos.

TEMPI MODERNI Tornando tra i cordoli, la seconda metà degli Anni 70 fu un'epoca di grandi rivoluzioni nel mondo della Formula 1, con l'affermazione delle vetture a effetto suolo, che, provocando un'enorme deportanza, metteva a dura prova la carcassa e gli pneumatici in genere. Pirelli non si face pregare ad accettare la nuova sfida e si ributtò nella mischia nel 1981, equipaggiando in primis la Toleman e cogliendo poi vittorie con Brabham e Benetton, con al volante Piquet e Berger. Di quel decennio merita di essere ricordato l'avvento del P7 a doppia mescola: nello strato inferiore del battistrada c'era gomma più dura, per diminuire il consumo in gara, mentre sopra c'era un materiale più morbido, per migliorare in fretta la trazione durante le qualifiche. In questo modo, si sopportava senza grossi patemi la gran cavalleria dei motori turbo di quegli anni.

EVOLUZIONE Dopo una breve pausa, nel triennio 1989-1991 Pirelli ritornò, di gran carriera, nel Circus della F1 e portando al successo la Benetton di Nelson Piquet. Il resto è storia di oggi: l'unico elemento che lega gli ultimi 30 anni di sviluppo delle coperture da F1 è il disegno slick, senza intagli, a parte una parentesi fatta di gomme scanalate apertasi nel 1998. Tutte le altre parti, dalla struttura con materiali sintetici a più strati alla tipologia di mescole, sono cambiate (e cambiano ancora) con una rapidità straordinaria. Il tutto – anche – per migliorare le coperture sulle auto che guidiamo tutti i giorni.


Pubblicato da Redazione, 25/06/2014
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