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Lexus IS 250C


Avatar Redazionale , il 15/07/09

14 anni fa - La Lexus di taglia europea si scopre e si copre con un tetto metallico ripiegabile in tre pezzi. Su strada e dentro l'abitacolo tanto comfort e tanti lussi, ma per occhi, sentimenti e portafogli rimangono impressioni double-face. Già dai concessionari, a

La Lexus di taglia europea si scopre e si copre con un tetto metallico ripiegabile in tre pezzi. Su strada e dentro l'abitacolo tanto comfort e tanti lussi, ma per occhi, sentimenti e portafogli rimangono impressioni double-face. Già dai concessionari, a partire da 52.000 euro.

METALLO O NON METALLO? Dopo la berlina per i businessman (IS) e il bolide travestito per gli eterni bambinoni (IS F), arriva la quattro stagioni per chi non si accontenta (IS C). Il tetto robotico e metallico, argomento fisso di discussione tra detrattori e ammiratori, riesce ora a dar vita alla terza trasfigurazione dell'entry level di casa Lexus. Rimane il taglio europeo alla voce stile e dimensioni, ma oltre il muso e pochi particolari esterni e interni cambia quasi tutto.

REGINA SOPHIA UNO E TRINO Posizionamento deciso su raffinatezza e piacere della vita a bordo sembrerebbero ammiccare a un'utenza allargata, ma quotazione alta (sempre sopra i 50.000 euro) e previsioni di vendita iperconservative, poche decine in Italia e solo 2000 sul mercato europeo nel 2009, la lasciano immaginare tanto rara quanto snob. La IS 250 C si presenta con il muso conosciuto. Affilato nel naso e negli occhi, con una tre quarti anteriore ben disegnata e con proporzioni di tono sportivo: lo sbalzo anteriore ridotto si accompagna all'arco dei passaruota quasi a filo con il cofano che si raccorda svelto al parabrezza. Rispetto alla IS cambiano solo i fendinebbia, qui inutilmente cromati.

FAMIGLIA ALLARGATA La sensazione di familiarità con la berlina funziona perfettamente fino all'altezza del montante, dove il parabrezza si rastrema all'indietro, proprio dove si attacca il tetto, per poi lasciare spazio alla mutazione genetica del nuovo format. Portiera lunga e fianco alto ben raccordato richiamano il mondo delle coupé, mentre l'assenza del roll-bar lascia cadere l'occhio sulla vasca abitativa fatta di pelle, sedili ventilati e quattro posti veri, anche alla prova dei fatti, e dichiarati. La IS C misura 4,63 metri in lunghezza e 1,80 in larghezza e dichiara alla bilancia 1750 kg, circa 150 in più della berlina.

VEDO NON TI VEDO Il tetto in configurazione aperta c' è ma non si vede: non sporge nulla dalle forme ben levigate e senza arzigogoli, eppure grattando grattando il trucco si trova. Come tutte le trasformazioni robotiche il miracolo ripiegabile funziona solo a metà e, sul tre quarti posteriore si scende a compromessi. Non si può parlare di sederone ma neppure di perfezione, l'eleganza e la sportività della IS berlina con il suo bauletto "Lexus" poco sporgente e quasi fagocitato del montante posteriore qui deve lasciare spazio ad un terzo volume orizzontale e allungato. I gruppi ottici fin troppo stirati, un bel paraurtone e un piccolo spoiler con annessa terza luce di stop ne mascherano in parte gli ingombri ma il trapianto, figlio anche della necessità di regalare abitabilità e bagagliaio degni di questo nome, ha richiesto qualche compromesso.

OCCHI FINI I cerchi in lega da 18, azzeccati nel design e che calzano gommone da 255 al posteriore e 225 all'anteriore insieme al doppio scarico d'ordinanza fanno da contorno, mentre i rinforzi legati alla trasformazione scoperta, ad esempio i longheroni sotto porta ricacciati di un buon 50% e i materiali fonoassorbenti che assicurano rigidità torsionale e assenza di scricchiolii molesti, ci sono ma non si vedono. Nota positiva per il parabrezza isolante nel cristallo ma che non si allunga troppo verso la testa dei passeggeri anteriori come accade in alte trasformazioni robotiche: alla prova dei fatti il vento accarezza la cute con la giusta misura lasciando sensazioni da vera cabrio senza infastidire fino ai 100 km/h.

CAMALEONTICA La cura aerodinamica ha portato ad ottenere, a capote chiusa, un CX rispettabile di 0,29. Una IS C sfaccettata e nel complesso cangiante a seconda dell'angolo di visuale, della cromia e della configurazione aperta o chiusa. La scelta dei colori lascia spazio a tradizione e fantasia, eviteremmo il grigio d'ordinanza e i toni troppo scuri. Il bianco perla delle foto sembra donarle il giusto spirito marinaro ma va forse troppo di moda, il nuovo porpora che regala i riflessi di una melanzana alla luce del sole fa la sua figura e accontenterà i pochi coraggiosi. Scelte meno difficili invece per motori, allestimenti e optional.

MONOMOTORE Il propulsore alloggiato sotto il cofano è il noto sei cilindri a iniezione diretta da 2,5 litri, con 208 cavalli (altini) a 6400 giri e 252 Nm di coppia a 4800 giri, che promette consumi mediamente moderati intorno agli 11 km al litro, emissioni di CO2 sui 219 g/km nel ciclo combinato e prestazioni adeguate (210 km/h la punta massima e 9 secondi nello zero-cento). Mancano sia la scintilla di originalità, che poteva arrivare da una motorizzazione ibrida sacrificata per mancanza di spazio, sia il pragmatismo del diesel come di alternative muscolari per soddisfare appetiti dei piedi pesanti.

TUTTOLOGA La scelta si riduce alla dotazione viziosa fatta di accessori: le due versioni disponibili in Italia si chiamano IS 250 C o IS250 C Luxury ma devono essere lette come "completissima" o "sibaritica". Già nella versione base non manca nulla e non è un modo di dire. Costa 52.800 euro e offre sei airbag, cerchi in lega, hi-fi con 8 altoparlanti, sedili elettrici, clima bizona, sistema di monitoraggio pressione pneumatici, fari adattivi, navigatore touch screen e bluetooth per telefonare a mani libere solo per citare le dotazioni principali.

SI FA PAGARE Per chi vuole il massimo, con 57.800 euro si hanno anche i sedili riscaldabili e ventilati, sistema di avviamento keyless e sistema audio Mark Levinson con Hard Disk, 12 altoparlanti e oltre 300 watt. Ma a quel punto, aggiungendoci il metallizzato e il cruise control intelligente, unici optional possibili, si supera quota 60.000 euro. Vero che la concorrenza, anche quella qualificata e di lingua tedesca, a prezzi leggermente inferiori offre meno gingilli, ma nel complesso si tratta di quotazioni esclusive nel vero senso della parola. Che Lexus!

PROMETTENTE Lexus promette affidabilità, comfort e sensazioni vellutate e fin dal primo approccio sembra tutto in ordine con le dichiarazioni di intenti. Sotto il sole che ne ha infuocato l'abitacolo per ore, proprio come quando si torna dal mare, facciamo la prima prova del fuoco. La IS C che ci aspetta, tenta di coccolarci e ci riesce: il tetto in alluminio si apre in 20 secondi veri, senza scricchiolii o incomprensioni, basta un clic sul pulsante a portata del guidatore. Ma bisogna essere fermi e, con almeno 36 centimetri di spazio sul retro, altrimenti i 37 sensori bloccano i 15 micromotori di attivazione per evitare che il baule in apertura tocchi veicoli o muretti retrostanti.

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CLIMA DAPPERTUTTO Il clima inizia a soffiare senza fare troppo rumore in modalità "open" e soprattutto regoliamo i sedili ventilati sul fresco alla massima velocità possibile. Provvidenziale per evitare l'effetto bagnaticcio e antiestetico, la camicia pezzata in casa Lexus non ha cittadinanza. Il cruscotto conosciuto ripreso dalla berlina risulta ben visibile ed infatti ha una regolazione apposita per la guida aperta. E tutto risulta morbido e piacevole al tocco e alla vista: i quadranti retroilluminati, il touch screen insieme ai sedili regolabili elettricamente come il volante mettono subito a proprio agio. La posizione di guida è configurabile a piacere e l'unico particolare che non ci ha convinto è la pedaliera in alluminio, fuori posto in un contesto da Hotel di lusso.

PRESE MULTIPLE Apprezziamo subito invece, nascoste sotto il bracciolone centrale, le prese Aux e USB per gli mp3, ci colleghiamo con il nostro fido lettore tascabile e dopo aver selezionato la playlist preferita (ci sono pure equalizzazioni predefinite per la guida aperta o chiusa…) mettiamo il cambio automatico in D e partiamo. Il navigatore multilingue, comprende pure il cirillico, e tutto il sistema di infotainment non lasciano spazio a critiche se non per l'eccessivo affollamento di pulsanti e tastini vari che richiedono un minimo di assuefazione. Luci e tergi che si attivano da soli fanno pensare di avere sempre a disposizione un maggiordomo. E poi si arriva all'interfaccia uomo-macchina.

DOLCE FAR LEXUS Come detto la IS C arriva con un solo motore e un solo cambio, l'automatico a sei marce azionabile anche manualmente sia tramite leva che con i paddle, inopinatamente in plastica vulgaris, dietro il volante. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, considerando gli oltre 200 cavalli e quelle levette da F1, il meglio arriva solo guidando in surplace senza smanettare ed eccedere in pretese muscolari. La Lexus vi ripaga con sensazioni dolci e sempre misurate. A tetto abbassato non arrivano fastidiose turbolenze ad attentare alle cervicali, almeno fino a velocità codice.

NIENTE CALCI Anche il kick-off, pur pestando duro, arriva morbido e non ci sono rumori molesti dentro l'abitacolo e potreste guidare per ore rilassati e conversare amabilmente in velocità. Alzando il ritmo l'assetto della vettura e la cura realizzativa del tetto fanno sì che le sensazioni siano sempre omogenee ma si intuisce come, nonostante le sospensioni evolute (doppio braccio davanti e multilink al posteriore) ereditate dalla berlina come la trazione posteriore, la IS C trasformista abbia un'indole paciosa.

VEDO NON TI VEDO La conferma arriva puntuale provando a forzare. Nonostante il doppio tubo posteriore il tono baritonale del 6 cilindri non arriva mai ad entusiasmare i timpani neppure a tetto scoperto, un pregio ma anche un limite. E se frustate i cavalli e iniziate a smanettare con i paddle otterrete accelerazioni dignitose ma mai impressionanti, la IS non sembra mai pronta al galoppo. Stessa cosa per la guida svelta tra le curve in discesa o salita delle Alpi Marittime: il telaio non tradisce mai, neppure provando volutamente ad entrare in curva esagerando, ma lo sterzo vagamente consistente e poco comunicativo lascia solo immaginare il feedback su cosa stia davvero succedendo.

SOFTCRUISER I freni invece sono pronti a farsi vivi al minimo sfioramento del pedale e infondono la giusta sicurezza. Meglio tutto sommato tornare a vivere la IS C per quello che è, una berlina a quattro posti con comfort e abitabilità quasi da globetrotter autostradale. I sedili comodissimi e la visibilità anteriore lasciano guidare senza ansie e ci si muove come cullati dalle curva sulla costiera e pure tra le corsie trafficate della tangenziale e sembra di guidarla a sempre. Unico impaccio possibile la retromarcia, dove non basterebbe neppure un collo giraffuto per raccapezzarsi. Arriva però in aiuto sul display centrale la telecamera posteriore e, grazie alla tecnologia, non ci sono problemi.

GOLFISTA? A tetto chiuso la IS C sembra davvero una coupé per silenziosità, assenza di fruscii e versatilità, e non è un modo di dire. E con il tetto al suo posto il bagagliaio offre ampi spazi e arriva a oltre 500 litri, meglio di alcune sportwagon. La situazione peggiora drasticamente, purtroppo, en plein air: Lexus indora la pillola dicendo che potreste trasportare comunque la classica sacca da golf, in realtà rimane spazio per due piccole sacche morbide giusto per far contenta la Signora. Pochino, ma viaggiando in due rimarrebbero comunque i sedili posteriori da sfruttare.

BEN POSIZIONATA Comoda ma non morbidissima, ben ancorata all'asfalto ma non sportiva, elegante e dotatissima, particolare ma non vistosa, eppure alla fine… moderata. L'atmosfera di algida perfezione sembra pervadere anche troppo l'essenza di un'auto scoperta che si dovrebbe acquistare, anche, per il colpo d'occhio e per l'attimo di trasgressione dal tran-tran quotidiano.

EMOTION? Irreprensibile in assoluto, come il tetto in alluminio che poco prima di richiudersi rallenta la sua corsa per abbracciare dolcemente la cornice del parabrezza, ma alla fine… un'auto anaffettiva. E, almeno nelle prospettive di gusto e possibilità comuni, non certo una scoperta per giovani o presunti tali. A meno che non si intenda la categoria all'italiana, ovvero signori bene in forma e piacenti ma che veleggiano comodamente, con un ricco portafoglio, più verso i sessanta che i trenta e qualcosa.


Pubblicato da Luca Pezzoni, 15/07/2009
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