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Ducati Scrambler Café Racer: prova, caratteristiche, prezzo [VIDEO]


Avatar di Andrea  Rapelli, il 20/04/17

7 anni fa -

La Ducati Scrambler Café Racer porta un pizzico di sportività nella Land of Joy reinterpretando il concetto di Café Racer

BENVENUTA Da oggi, la Land of Joy ha una nuova figlia: si chiama Ducati Scrambler Café Racer e s'ispira proprio a quel mondo lì, bar di periferia, semimanubri e gare di accelerazione. Reinterpretandolo, as usual, alla sua maniera.

CAFE' PER TUTTI Un modo di essere Café Racer più fresco, meno scomodo e tirato: una moto, nelle intenzioni di Ducati, che deve essere usabile tutti i giorni – e da tutti – senza patemi. Ad un prezzo che può ingolosire molti e nel solo nero che vedete in foto: 10.950 euro.

DA SPECIAL A SPECIAL In un certo senso, si può dire che questa Scrambler sia nata dalla gente: sono stati proprio i clienti – con le loro special realizzate artigianalmente – a suggerire agli uomini di Borgo Panigale diesplorare anche il mondo nato tanti anni fa con l'Ace Café.

CODINO E COPRICODINO Il risultato è sotto gli occhi di tutti: al di là dei gusti personali, difficile dire che la Scrambler Café Racer non sia riuscita. Il cupolino minimal regge bene il gioco dei semimanubri – con relativi specchietti alle estremità – mentre il codino è stato ridisegnato, c'è una nuova sella e il copricodino, rimovibile, è di serie.

BANDIERA A SCACCHI A confezionare l'appeal dark ci pensano anche parafanghino anteriore corto, portatarga basso, un nuovo logo con la bandiera a scacchi sul serbatoio e una tinta dedicata, la Black Coffee, con cerchi e tanti particolari oro. Ispirazione, questa, che arriva dritta dritta dalle Ducati Darmah e 900 SS, datate fine Anni '70.

VAI SPAGGIARI Non solo: il 54 sulle tabelle portanumero omaggia Bruno Spaggiari, bravo pilota di Borgo Panigale che nel 1968 corse la Mototemporada romagnola in sella ad una Ducati con motore derivato dal monocilindrico da 350 cc della prima Scrambler.

IN AVANTI Ma non è solo look: l'ultima nata cambia un bel po' anche nelle quote vitali. Rispetto alle Scrambler Classic e Icon la Café Racer ha la sella a 805 mm da terra (+15 mm) mentre il manubrio è stato avanzato di 155 mm e abbassato di 175 mm. Non cambia, invece, la posizione delle pedane mentre il peso in ordine di marcia si ferma a quota 188 kg.

ROBA DI MILLIMETRI La ruota anteriore da 17”, con pneumatico 120/70, ha portato con sé l'inclinazione cannotto a 21,8° (-2,2° rispetto alle Icon e Classic), l'avancorsa a 93,9 mm (-18 mm) e il passo a 1.436 mm, che significano 9 mm in meno. Il mono, regolabile nel precarico, è stato alzato di 6 mm, mentre la forcella, non regolabile, ha foderi più lunghi – l'escursione non cambia. Entrambi hanno una taratura specifica.

BREMBO E BOSCH A frenare la Café Racer pensano invece due dischi: davanti, uno da 330 mm di diametro lavorato da una pinza radiale monoblocco Brembo M-4.32. L'altro, dietro, da 220 mm con pinza a due pistoncini. A vigilare su entrambi l'ABS Bosch.

SI GUIDA! Nulla di nuovo invece nel motore, il solito bicilindrico a L Desmodue (lo stesso delle sorelle ma anche della Monster 797, per intenderci) da 75 cavalli a 8.250 giri e 68 Nm a 5.750 giri. Euro 4 sì, mappe e ride by wire no. Adesso basta parlare: finalmente è arrivato il momento di guidare.

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NON SI SOFFRE I semimanubri più avanti e più in basso si sentono, la posizione sulla Scrambler Café Racer è ben più attiva del solito. Ma senza mai diventare dolorosa per i polsi. Semmai, è la zona fra serbatoio – largo – e sella – strettina nella parte iniziale – ad essere poco... accordata. Fra l'altro, la seduta non è proprio morbidissima: il lato B può accusare.

CHI SCOPPIETTA GODE Nel traffico, il bicilindrico scalda un po' ma non scalcia mai: è sempre trattabile e per sentirlo sussultare occorre scendere sotto i 2.000 giri. La colonna sonora della Café Racer è condita da deliziosi scoppiettii in rilascio, che già mi fanno pregustare le curve che stanno per arrivare. Certo gli specchi, alle estremità del manubrio, non sono il massimo della praticità ma probabilmente, se ci fossero stati retrovisori classici, ora sarei qui a scrivere cose del tipo “che brutti quegli specchietti”, quindi...

SS 65 Il luogo del vero test non poteva che essere il banco di prova di tutte le Ducati: Passo Futa e Passo Raticosa. Nastri d'asfalto che collegano Bologna a Firenze sui quali, in passato, si allenavano piloti del calibro di Bruno Spaggiari dandosele di santa ragione.

QUOTE AGILI Ed è proprio quello che sto per fare io, per vedere se questa è una Café Racer non solo nel nome ma anche nei fatti. Il cambio di quote e la ruota anteriore da 17" si sentono subito: bella velocità a scendere in piega, tanta agilità, trova facilmente la corda. Magari non è la moto che sceglieresti come pietra di paragone quando si parla di solidità di avantreno ma, a conti fatti, nei circa 180 km di test non mi sono mai sentito a disagio in percorrenza di curva, neppure sui molti tratti con asfalto rovinato. Merito pure delle Pirelli Diablo Rosso II di primo equipaggiamento.

ANIMA SCRAMBLER Scrambler sì, insomma, ma con un bel caratterino: va guidata con il corpo e gustata pennellando le traiettorie. Presa un minimo di confidenza, te la godi ancor di più. Se si comincia a guidare con il classico coltello tra i denti, invece, qualcuno potrebbe desiderare un reparto sospensioni più sostenuto. Tuttavia, non mi sento di segnare la cosa tra i difetti: una moto ancor più rigida avrebbe potuto mettere in difficoltà i meno smaliziati. In ogni caso, la forcella lavora nel modo corretto, affondando quel che serve per agevolare l'inserimento e si può comunque agire sul precarico del mono.

VECCHIA CONOSCENZA Il motore è una vecchia conoscenza ma non per questo dovete commettere l'errore di pensare che 75 cavalli siano pochi. Il Desmodue ha una bella grinta, sia ai medi sia quando ci si spinge un po' più in là. C'è qualche vibrazione intorno ai 6-7.000 giri, ma nulla di particolarmente ansiogeno. Ok il cambio, con qualche piccola difficoltà solo a trovare la folle da fermo. Anche se va detto che le nostre moto avevano solo 700 km sul groppone.

FRENI DA 10 E LODE Bella la frenata: sia la leva sia il pedale sono ben modulabili e il mordente non manca mai. Fra l'altro, nonostante la pompa radiale e la super-pinza Brembo, l'attacco della frenata all'anteriore rimane sempre progressivo, senza mettere apprensione. Bene così.

QUASI SICURO Insomma, la Ducati Scrambler Café Racer tira fuori l'anima sportivetta della Land of Joy, con un look davvero curato e pure una guida gustosa, con la giusta quantità di pepe. Per piacere davvero a tutti. Sono quasi sicuro che Bruno Spaggiari ci osservasse da lassù durante la nostra scorribanda, con un bel sorriso stampato in viso.

ABBIGLIAMENTO UTILIZZATO IN QUESTA PROVA
CASCO LS2 BOBBER RUSTY BLACK Un jet nero con scritte cangianti, dalla calzata facile e dalla calotta in fibra (disponibile in tre taglie). Curato nei dettagli, contiene nella confezione degli stilosi occhialoni trasparenti. Il cinturino è micrometrico, pesa 950 grammi e gli interni sono in materiale anallergico. Manca il sistema di ventilazione.
Taglie: XS-XXL

GIACCA HEVIK GARAGE Un chiodo dalla bella pelle, con imbottiture sulle tasche anteriori, che veste stretto e rimane sempre sobrio. Oltre alle protezioni su spalle e gomiti, c'è anche l'inserto per il paraschiena. Pratiche le regolazioni a velcro in vita, così come il gilet interno imbottito staccabile. Disponibile in nero o marrone, va d'amore e d'accordo con i jeans Titan.
Taglie: S-3XL

GUANTI HEVIK GARAGE Stile classico anche per questo guanto estivo-primaverile, che fa leva sull'estetica: non ha protezioni rigide ma solo rinforzi nei punti caldi. La pelle delle dita permette di scrivere sugli schermi di smartphone e navigatori mentre la chiusura, sul polsino, è a strappo. Davvero comodi.
Taglie: S-3XL

JEANS HEVIK TITAN Stiloso come il giubbino, questo jeans utilizza una fodera in kevlar nelle zone di contatto con il terreno, con caratteristiche di resistenza meccanica alla trazione, all’abrasione e al calore. Grazie ai particolari soffietti sulle ginocchia e all’utilizzo di tessuto elastico nel giro gamba interno, dietro le ginocchia e nella zona lombare, è comodo anche dopo diverse ore di guida. Alle caviglie c'è una comoda regolazione a velcro, per adattarsi alle scarpe non svolazzare.
Taglie: 46-56

SCARPE STYLMARTIN WAVE Pelle pieno fiore, profilo... alto e cura quasi maniacale nei dettagli: lo scarponcino Stylmartin Wave fa la sua bella figura dovunque, sia durante lo struscio in centro sia in moto. Purché sia vintage o café racer, si capisce. Impermeabili e traspiranti, hanno suola in gomma antiscivolo e antiolio e protezioni in PU in corrispondenza dei malleoli. Nella confezione non mancano due tipi di lacci diversi mentre la tomaia è solo in testa di moro. Il piede sta comodo, anche se la caviglia - a causa della forma -  è un poco costretta. Ma non fa mai male, nemmeno dopo 300 km in moto.
Taglie: 39-47


Pubblicato da Andrea Rapelli, 20/04/2017
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