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Test Drive

Toyota iQ 1.0 Multidrive


Avatar di Luca Cereda , il 24/08/09

14 anni fa - Due settimane con la city-car nipponica per valutarne le virtù, passando dalle serpentine nel traffico milanese alle lunghe traversate per un week-end di mare. High tech, stilosa e piacevole da guidare. Ma due più due non fa quattro.

Due settimane con la city-car nipponica per valutarne le virtù, passando dalle serpentine nel traffico milanese alle lunghe traversate per un week-end di mare. High tech, stilosa e piacevole da guidare. Ma due più due non fa quattro.

ARITMETICA Chiamate in causa Archimede, Pitagora, Euclide o il famoso detto secondo cui la matematica non è un'opinione, ma nessuno ci toglierà dalla testa che due più due non fa sempre quattro. Almeno un'eccezione l'abbiamo trovata. Anzi, l'abbiamo guidata. E' quella Toyota iQ che si presenta con un "4” alla voce "posti” della carta d'identità, da riscrivere "3+1”secondo il gergo o -ancora meglio -"tre e mezzo” volendo essere sinceri fino infondo.

CAPANNA PER DUE CUORI D'altronde in meno di 3 metri di lunghezza per 168 di larghezza non si possono fare miracoli. Quanto ottenuto dagli ingegneri Toyota, riducendo all'osso l'invadenza delle componenti più ingombranti, è già moltissimo. Se si viaggia in due, è una pacchia: sulla iQ lo spazio in larghezza abbonda, dal maxi-parabrezza si gode visuale quasi da monovolume e dietro, una volta abbattuti i sedili, in 238 litri di vano ci sta il bagaglio da mare di una settimana, compresi secchiello, paletta, pinne e racchettoni.

IL TERZO E' INCOMODO Ma se la coppia gode di compagnia (o di prole), per farle posto serve un po' di perizia e di sacrificio. Il "terzo elemento” si può piazzare abbastanza facilmente dietro il sedile passeggero. Quest'ultimo ha una lunga corsa e, riducendo un filo il generoso spazio per le ginocchia, offre una seduta, non comodissima, ma "vera” a chi sta al di là dello schienale. Di fianco, rimane invece più difficile accomodare un quarto ospite: chi guida non può avanzare così tanto verso il volante, e, a meno che non si tratti di un hobbit, lascia fra sé e il sedile posteriore lo spazio di un pugno. Troppo poco per un adulto di media stazza, abbastanza per bambino sul seggiolone.

PESCE MARTELLO Precisazioni dovute, queste, anche se le velleità della IQ non sono certo "trasportatrici” e la si apprezza soprattutto nell'utilizzo singolo (o di coppia) quotidiano. Ovvero parcheggio facile, consumi bassi e maneggevolezza di sterzo (leggerissimo): gira su se stessa in un fazzoletto d'asfalto facendo inversione a "u” in un diametro di 7,8 metri. Ma ha anche una forte personalità estetica e strappa spesso sguardi incuriositi per l'inclinazione sportiveggiante del padiglione, la parte bassa del frontale a muso di pesce martello e la linea di cinta bella alta. Vista di profilo ammalia molto più che faccia a faccia, ma in ogni caso colpisce.

HIGH TECH Dentro, trionfa l'high-tech-style anche nelle componenti più semplici, vedi la lucina interna all'abitacolo o il pomellone "clik'n'roll” con cui si governa facilmente la climatizzazione. Plastiche, strumenti, rivestimenti: niente di lussuoso o ricercato, ma nulla è lasciato al caso e tutto riecheggia uno stile curato e funzionale nel suo essere minimalista. Furba l'idea di un portaguanti fatto a busta e che si toglie a strappo, nel caso occorra fare spazio alle gambe del passeggero.

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CERCASI VANO INVANO Non altrettanto furba è stata l'idea di risparmiare sul volume a scapito dei vani portaoggetti, preziosi su una macchina da utilizzare tutti i giorni. Dopo qualche chilometro, monetine e cianfrusaglie varie cominciano a evadere dalle tasche e non si sa dove metterle. Il piccolo porta bicchiere in dote alla consolle centrale fa in fretta a riempirsi: chiavi di casa, chiave di apertura, cellulare e la misura è colma in men che non si dica. Con gli altri oggetti costretta ad accontentarsi di alloggi di fortuna, comprese quelle tasche laterali non proprio praticissime.

FINTA MAGRA Una settimana di casa-ufficio ha messo l'iQ alla dura prova del traffico milanese, superata a pieni voti. Al di là della mole da furetto, anche la posizione di guida leggermente rialzata fa la sua parte ad appannaggio dell'agilità nel dribbling (pur non potendo regolare in profondità il volante). Attenzione però quando ci si infila negli spazi stretti: in questo la iQ soffre un po' di più di alcune concorrenti più lunghe, e la sua forma compatta può indurre a sottovalutarne la larghezza.

MANUALE DI RISPARMIO Stop&go semaforici necessiterebbero un filo di ripresa in più di quanta ne abbia il "millino” da 68 cv in dote alla nostra iQ, che, per il resto, si dimostra abbastanza brillante appena sale un po' di giri. Seconda, terza, quarta e quinta: appena la lancetta scavalca i 2000 giri è il momento giusto per cambiare; ai più pigri (e parsimoniosi), basta seguire la lancetta dell'indicatore di cambiata in dote al cambio Multidrive, che non fa rimpiangere l'automatico.

LONG DRIVE Arriva il week-end, si parte per il mare. Destinazione Jesolo, per un totale di quasi 600 km allez-retour. In autostrada la lancetta del contachilometri sale ed il rumore aumenta, ma va dato atto alla IQ di saperlo filtrare più che discretamente considerato il suo rango. Si viaggia rigorosamente rispettosi del limite, anche perché spremere il "millino” tanto sopra i 130 richiede sforzo e conviene poco. Avanti tutta senza problemi di rollio: l'auto è ben piantata a terra con le sue ruote da 13” e infila bene le traiettorie.

SALVADANAIO A lungo andare si patisce un po' il lato B (come "bad”) della posizione di guida: comoda in città ma decisamente poco turistica. Alla prima sosta ne approfittiamo per scansare i fastidi con qualche mossa di stretching. Intanto, un omino in tuta blu si fa avanti e chiede: «Il pieno?». Toh, il benzinaio: ne è passata dall'ultima volta… Evviva il "millino”!   


Pubblicato da Luca Cereda, 24/08/2009
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