Chi segue la Formula 1 è abituato a vedere il neocampione del mondo Lando Norris muoversi con naturalezza dentro una monoposto ipertecnologica, il massimo disponibile al mondo; ma vederlo scendere su un kart, per di più elettrico, artigianale e velocissimo, è tutta un’altra storia. Eppure, è proprio in questo genere di contesto che i campioni del mondo offrono una dimostrazione quasi disarmante di controllo, sensibilità e precisione. Ed è quello che ha fatto il giovane britannico. Un’esibizione che ha fatto sorgere una domanda scomoda: sottovalutiamo quanto siano davvero bravi i piloti di F1 di oggi? La risposta, dopo pochi metri, sembra evidente.
Il contesto (che sembrava solo marketing)
L’evento nasce come una classica attivazione da sponsor, una di quelle iniziative pensate per i social e poco più. Location iconica, però: Dunsfold Aerodrome, ovvero lo storico tracciato di Top Gear. In pista, due kart completamente custom, costruiti con telai OTK e carrozzeria omologata CIK-FIA, ma mossi da un sistema elettrico decisamente fuori scala: motore da 40 kW e velocità superiori ai 110 mph(177 km/h!!!), il tutto assemblato con componenti acquistati online su eBay - sponsor sia della scuderia McLaren sia dell'evento insieme a DeWalt. A sfidare Norris, il suo CEO Zak Brown, tutt’altro che una comparsa quando si parla di guida!
La prova che separa i bravi piloti dai fuoriclasse
La sfida è strutturata come una mini gara totale: slalom, fermata stile pit stop e hot lap sul tracciato abbreviato. Norris sale sul kart con pochissima preparazione, ma bastano pochi secondi per capire che sta facendo un altro sport. Fa ruotare il mezzo con naturalezza, anticipa ogni reazione, guida “di sensazioni”, come se quel kart fosse un’estensione del suo corpo. Non è velocità pura: è pulizia, controllo, lettura dello spazio. Brown tiene il passo meglio del previsto, ma la differenza emerge netta. Non di coraggio, bensì di istinto (e di ''peso'').
Una lezione che vale più del risultato
Alla fine vince Norris, come da pronostico, ma il tempo di Brown, penalità a parte, racconta una sfida tutt’altro che scontata. Il punto però non è il cronometro. Quello che resta è la conferma che il talento dei grandi piloti non è figlio dell’aerodinamica o dell’elettronica, ma di una capacità di guida che resiste a ogni contesto. Metti Norris su un kart, su una GT o su una monoposto di trent’anni fa, e il risultato non cambia: sa far danzare qualsiasi cosa abbia quattro ruote. E così Verstappen, Leclerc, Antonelli... e persino Stroll e Colapinto. Non sottovalutate cosa sanno fare su un kart i piloti di Formula 1, dal più bravo ai meno.





