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Ferrari F40: i trent'anni di un'icona leggendaria


Avatar di Marco Congiu , il 21/07/17

6 anni fa - La Ferrari F40 compie trent'anni. Capiamo perché è un'icona

Ferrari F40: i trent'anni di un'icona leggendaria

Sono poche le automobili diventate una vera icona planetaria. Tra queste c'è la Ferrari F40, che compie trent'anni

LEGGENDA Quali sono le auto che hanno segnato definitivamente un'epoca? Quali qulle diventate un'icona immortale? Sicuramente, la Ferrari F40 è tra queste. La supercar di Maranello, l'ultima a ricevere l'approvazione diretta del Drake Enzo Ferrari, compie trent'anni proprio oggi, il 21 luglio. Nata per celebrare il quarantesimo compleanno della casa, era una supercar per piloti veri: praticamente nulla l'elettronica, tantissima potenza per l'epoca e una necessaria sensibilità alla guida la fecero diventare uno degli oggetti da collezione che ancora oggi destano stupore e ammirazione tra milioni di appassionati in giro per il mondo.
 
NATA PER CORRERE Kevlar, resine aeronautiche e fibra di vetro vedevano ampia applicazione su un'auto che, a listino, costava 372.600.000 lire, poco più di 193.000 euro odierne: praticamente come una Ferrari California T. La Ferrari F40, poi, mantenne per molti anni il primato come vettura di produzione più veloce del mondo: 24 km/h. Quasi uno scherzo se paragonato ai teorici 470 km/h della Bugatti Chiron.
 
MOTORE: IL MARCHIO DI FABBRICA La Ferrari F40 nasceva quando in Formula 1 imperversava l'era del turbo. I tecnici di Maranello, per il motore della F40 si optò per un 8 cilindri a V di 90° a cui venne aggiunta una turbina. Il risultato? 478 CV di potenza che, uniti allìestrema leggerezza della F40, diedero vita a un bolide che richiedeva sempre la massima attenzione per essere sfruttato fino in fondo. 
 
I PRIMI ESEMPLARI «La guidabilità dei primi muletti era scarsa. Per domare la potenza del motore e renderla compatibile con un uso stradale, sottoponemmo a innumerevoli test ogni aspetto della vettura: dai turbocompressori all’impianto frenante, dagli ammortizzatori ai pneumatici. Il risultato fu un eccellente carico aerodinamico e un’elevata stabilità anche a velocità estreme. Fondamentali, a tal fine, furono il telaio tubolare d’acciaio con pannelli di rinforzo in kevlar, in grado di garantire una rigidezza torsionale tre volte superiore alle altre vetture del periodo, e un’inedita carrozzeria principalmente di materiali compositi che ne hanno ridotto il peso a soli 1.100 kg. Nacque così la vettura che volevamo, con poche concessioni al confort e senza compromessi: priva di servosterzo, servofreno e dispositivi elettronici, necessita di un elevato impegno pilota, ma lo ripaga generosamente con un’esperienza di guida unica. La precisione della sterzata, la tenuta stradale, la potenza dei freni e l’intensità dell’accelerazione raggiunsero livelli allora ineguagliati per un’auto stradale» ha commentato Dario Benuzzi, collaudatore di lunga data del Cavallino. 

Pubblicato da Marco Congiu, 21/07/2017
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