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Prova

Daihatsu Materia


Avatar Redazionale , il 18/12/06

17 anni fa - Cubica che sembra scolpita dal pieno

Cubica che sembra scolpita dal pieno, piccola fuori e grande dentro, regala tante qualità a un prezzo giusto. Alternativa e intelligente, potrebbe diventare la cittadina multiuso per chi vuole arrivare prima della moda. Che negli States e in Giappone ha già attecchito. L'abbiamo provata in anteprima.

COM'E' Dirazzando ma non troppo dal microsize, Daihatsu propone una MPV talmente azzardata da sembrare onirica. Ma non manca la sostanza: la Materia è ben plasmata alla voce abitabilità e versatilità e va goduta in surplace, senza pretendere finiture premium e curve piatte da Gt. E con 103 cavalli a benzina, un cambio automatico e tante soluzioni furbe si presta a diventare un'alternativa intelligente alle piccole modaiole del listino.

CUBICA Inevitabile partire dall'involucro. La forma e lo stile si inseguono in un gioco continuo di poche curve di raccordo e linee squadrate, in ossequio al dettato cubista che postula la scomposizione del tutto a forme geometriche. Materia è anche il titolo di un dipinto di Boccioni. Solo che qui non ci sono ritratti della madre scomposti secondo raffinate tecniche pittoriche. Impossibile guardare la Materia e non notare l'estremismo. Un cubo con quattro ruote intorno. Bella, brutta, originale, sgraziata trèschic? Qui il bipolarismo diventa davvero senza centro. Abbiamo orecchiato, nascondendoci dietro l'angolo, dopo aver parcheggiato, tanti commenti. Di tutti i tipi. Forse perché una delle prime Materia "italiane" l'abbiamo noi. Più che di Mpv Daihatsu preferisce parlare di "Unique emotional wagon".

STRANO MA VERO Le forme dritte e squadrate promettono funzionalità e praticità. Aggiungendo un tocco distintivo in un panorama stilistico omologato, sempre a stupire con ghirigori. Questione di gusti, certo. Ma nonostante il look stravagante e anche criticato da molti, veicoli cubici come ad esempio la Scion xB (cugina della Materia) hanno spopolato sia in Usa, sia in Giappone. Facendo tendenza. Difficile dire se il fenomeno si ripeterà anche nel Vecchio Continente. Ma, spesso, le tendenze americane dopo qualche anno arrivano anche da noi.

MUSO CORTO I nostri occhi vedono il gioco stilistico della Materia cominciare bene, con un musetto corto corto, quasi tenero e schiacciato, da furgoncino Bedford anni 80, che contribuisce ad allargare il portamento dell'auto, e con un sorriso che si spalanca sotto i due fari multifocali. Che, per inciso, fanno bene il loro vero lavoro, anche nelle statali buie. Poi arriva il parabrezza, dritto come la Mini di Issigonis e le macchine di un tempo. Di qui parte il volume abitativo, definito come quello di un container. Con i finestrini che da fuori sembrano piccoli, mentre dall'interno non lo sono.

FIANCO ALTO Del profilo laterale colpisce la linea unica che trova il punto di fuga rialzandosi, partendo dal cofano e finendo in una nervatura fino al montante posteriore. Il lamierato nella vista di profilo regala un effetto cintura alta e abito lungo, ma ci sono anche delle portiere belle grandi e che si aprono con un angolo molto spinto. Si entra bene anche con la pancetta e si possono caricare colli anche senza ricorrere al portellone. Gli archi passaruota danno il benvenuto a ruote da 15 pollici, insolitamente grandi per essere Daihatsu.

STRISCIA Forse al posteriore sorge qualche dubbio. Viene giù dritto che sembra un cubo di tonno tagliato da un coltello da sushi. Solcato, molto in basso, da una striscia riflettente che dichiara le generalità dell'auto e unisce i fanalini piccolini e un filo orientaleggianti, posti agli angoli estremi. Forse troppo vistosa? In compenso l'apertura del portellone si spalanca come quella di un traghetto e arriva, quasi, all'altezza delle suole, insieme a tutte le soluzioni per innalzare il livello di versatilità e abitabilità tipiche del dna Daihatsu.

PIACE NON PIACE Belli anche gli enormi specchi, quasi da furgone che non affaticano l'occhio nel cercare di capire cosa succede dietro, e regalano tanta sicurezza extra. Non ci sono piaciuti molto invece gli alzacristalli, che sono 4 ma solo quello del guidatore ha il tastino illuminato. L'hi-fi di serie, pur non essendo un macinino, potrebbe anche riempire meglio l'abitacolo della Materia. In compenso legge i Cd, anche in formato mp3 e wma, senza richiesta di esborsi aggiuntivi.

PASSISTA Ci riferiamo al passo che, con i suoi 2,54 metri su una lunghezza complessiva di 3,80 metri, regala ruote agli angoli estremi del cubo. Da una parte una sensazione di auto ben piantata a terra. Dall'altra massimo sfruttamento dello spazio. La larghezza di 1,69, poco più dell'altezza di 1,64 metri dipingono dimensioni cresciutelle parlando di Daihatsu, che ci ha abituato al mini. Il peso, oscillante tra la tonnellata secca e la tonnellata e cento chili, a seconda della versione, ci riporta finalmente ad auto normali. Non ad utilitarie che pesano come ammiraglie di un lustro precedente.

POWER Ripassando la scheda tecnica, da registrare la presenza di due opzioni alla voce propulsione. L'1.3 litri da 91 cavalli a 6000 giri e 120 Nm di coppia a 4000 e poi l'l.5 litri da 103 cavalli, che abbiamo provato. La coppia aumenta leggermente come la potenza, ottenute entrambe agli stessi regimi del fratellino piccolo e, complici le valvole a fasatura variabile e l'erogazione lineare, non si desiderano cubature esagerate. Anche con il motore base, comunque, non si dovrebbe correre il rischio di rimanere "seduti". Curioso esempio di sfruttamento degli spazi il cofano motore anteriore, dove sono affollati tutti gli organi meccanici, con una densità ma anche un ordine ragionato tipicamente orientale.

HILL CLIMBING E CONSUMI Quella provata non è la versione integrale e non si tratta di una diavoleria elettronica per il fuoristrada. Semplicemente, tutte le Materia con il cambio automatico, a 4 rapporti a gestione elettronica con overdrive, sono dotate di un sistema che ne ottimizza la gestione riducendo le cambiate sui percorsi in pendenza, al fine di ridurre i consumi di carburante. Che nella nostra prova si sono assestati attorno ai 13-15 km con un litro di verde in un ciclo davvero combinato, con autostrada, salite, stop and go e ingorghi. A proposito, il serbatoio contiene solo 40 litri, buoni per usi urbani meno se si affrontano trasferte. Se proprio si desidera il cambio manuale i rapporti sono cinque.

STERZO E SOSPENSIONI Rimane da citare un raggio di sterzata di soli 4,9 metri (5,3 comprendendo anche gli ingombri di carrozzeria) per l'inversione tra due marciapiedi. Roba da far impallidire un Black Cab londinese. Che a pensarci bene forse viene anche citato, nella volumetria che guida lo stile. Alla voce sospensioni, leggermente secche in generale, non nella taratura quanto nella risposta, troviamo un McPherson davanti e un ponte semirigido con barra stabilizzatrice dietro.

PROTEZIONE Per viaggiare tranquilli il cubo con la D sul cofano offre oltre ad ABS e EBD, airbag anteriori e laterali, con quello anteriore del passeggero disinseribile al giro di una chiave, se trasportate un bambino con seggiolone. Palloni gonfiabili a tendina e controllo di stabilità VSC sono disponibili solo con l'allestimento top e su questo punto sapete come la pensiamo: i tempi sono maturi perché tali sistemi siano di serie su tutte le auto in qualsiasi versione.

CATALIZZANTE Esclusiva Daihatsu il catalizzatore intelligente che si rigenera attraverso l'utilizzo di nanotecnologie, facendo interagire il Palladio con i cristalli di Perovkite. Dovrebbe garantire prestazioni inalterate nel tempo e durata doppia rispetto ai sistemi tradizionali. Come fa piacere notare che oramai i propulsori Daihatsu equipaggiano sempre più spesso anche i modelli Toyota. Appartengono allo stesso gruppo certo, ma se la Casa madre così attenta alla qualità percepita, reale e duratura, li adotta pure sui propri modelli qualcosa vorrà pur dire.

IL PREZZO VERO Il listino parte dai 13.770 euro della base (SHO) con il milletre per finire a 17.170 con il millecinque automatico in allestimento top (HIRO). Il clima non manca a nessuna, come i cerchi in lega da 15 pollici per una volta anche eleganti (ad eccezione dell'allestimento d'accesso che monta i copricerchi di plastica). Vetri fumé e stereo con Cd di serie su tutte, come altri gadget utili e indispensabili: dal sedile posteriore scorrevole reclinabile e frazionabile(unica eccezione di nuovo la base col motore piccolo) specchi e vetri elettrici anteriori e posteriori e fari fendinebbia. E molto altro. Senza contare la garanzia di tre anni/100.000km.

CUI PRODEST Va bene, tanta originalità, una voce fuori dal coro e qualità giapponese. Ma a chi potrebbe davvero interessare una Materia? Immaginiamo un consumatore giovane o che si sente ancora tale, che cerca un'auto sfiziosa ma pratica. Che vuole un MPV con 5 posti comodi ma anche un mezzo che parli di stile. O che faccia discutere. Non semplici e onesti People Carrier. Il cubo con le ruote Daihatsu poi, conta su due assi nella manica. Il prezzo: con 15.670 euro, prezzo della versione che abbiamo provato, il piatto si fa ricco e non si riesce a comprare molto di simile, basta navigare il nostro listino. E poi in Giappone c'è pure 4wd, che farebbe comodo anche qui.

DI TUTTI I COLORI Su una Materia tanto originale il ruolo delle cromie contribuisce, e molto, al raggiungimento dell'effetto voluto.Quella della nostra prova, di un blu fin troppo elegante attira già molte attenzioni. Ma, secondo noi, a questo punto meglio osare: il nero per giocare a fare gli agenti FBI, mentre il bordeaux sta bene nei paesaggi bucolici e autunnali. Scelta trendy il verde mela metallizzato, per chi vive nella city e vuole essere originale a tutti i costi. Bianca? Per portare il latte o da accoppiare con l'iPod. C'è anche grigia, per i più dotati.

COME VA Dopo aver discusso ed essersi divisi nei giudizi manichei del "comunque mi piace, comunque non mi piace", prendiamo le chiavi, tradizionali e, con il telecomando della chiusura centralizzata separato (che sa di aftermarket ed è un peccato) ci accomodiamo al posto guida. Qui non c'è la panchetta unica come nel caso della cugina yankee, la Scion Xb, ma si prende posto su un sedile regolabile in altezza, comodo e non troppo rigido anche se, forse, un filo poco profilato. Guardando il mondo dal parabrezza quasi verticale selezioniamo la posizione D del cambio automatico, replicata anche da una spia sul cruscotto, con contagiri e tachimetro rotondi e intersecati. E iniziamo a far rotolare le ruote del cubo.

MATERIA DIPINTA Si viaggia bene, con sensazioni da auto più grande. Chi sale al posto di guida trova un ambiente che definiremmo essenziale. Niente plastiche ipermorbidose e aria premium. Tutto sembra robusto, ben pensato lasciando poco spazio ai fronzoli. Il cielino del tetto, scuro, crea insieme alla plancia (che si illumina con effetto "turchese 3d") e con le due bocchette d'aerazione affiancate dai tweeter in bella vista, un insieme al tempo stesso giovane ma anche forse troppo dark. Ci avremmo visto bene anche un tocco giocoso, che invece manca. Gusti.

SPAZIOSA I passaruota non ingombrano, lo spazio in larghezza abbonda e non ci si pesta i gomiti con il passeggero. E non mancano ripostigli e portabicchieri, tutti a portata di mano e buoni anche per metterci dentro telefono, chiavette usb, monete e tutto quello che volete.La panchetta posteriore regala il meglio con un'escursione di 16 centimetri. Tirandola tutta in avanti lo spazio non manca, spingendola indietro invece si allungano le gambe quasi come in una limousine. E se ancora non basta si può inclinare anche lo schienale. La scelta influisce sul bagaglio posteriore, che oscilla tra i 181 e i 294 litri. E arriva fino a 619 litri abbattendo tutto meno i posti anteriori. Si vive nello spazio, complice anche il tetto alto due spanne sopra la testa e sono ammesse anche parrucche ricciolute in stile "afro".

MULTIUSO A confermare l'attitudine modulare si impegna pure lo schienale anteriore che si reclina anche in avanti. Si crea a questo punto, se serve, uno spazio in lunghezza di due metri e venti, per buttarci una tavola da surf o la lampada alogena a piantana per il salotto. Non manca nemmeno la configurazione "full flat" che, abbattendo tutto meno lo schienale posteriore, offre uno spazio davvero modulare e soprattutto multiuso...

IN THE CITY Alla prova su strada non si rimane delusi. In città, nel suo habitat naturale è un piacere rilassante guidarla. Il motore regala una risposta brillante all'affondare sul pedale, il cambio automatico risponde senza esitazioni e lascia liberi mano destra e piede sinistro, la posizione di guida leggermente seduta e sopraelevata agevola sempre la visibilità e non stanca neppure nel continuo entrare e uscire legato alle commissioni natalizie. Tangenziali, vie anguste e stop and go non impensieriscono. Quanto ai parcheggi, con una lunghezza inferiore ai 4 metri, si trovano pertugi preclusi anche alle compatte del segmento B, ormai troppo cresciute.

ON THE ROAD Spingendosi oltre le mura, su nastri d'asfalto non circondati dai palazzi, non c'è troppo da lamentarsi. I 103 cavalli, complice anche il peso giusto, spingono bene e compensano una sezione frontale che, di certo, non vince l'oscar dell'aerodinamica. Il reparto freni, con dischi autoventilanti davanti e tamburi dietro, sembra all'altezza, lo sterzo non perde prontezza e ci sono solo due fattori a disturbare un quadro positivo: una certa rombosità dovuta al rumore di rotolamento dei pneumatici e una certa sensibilità al vento laterale. Niente di preoccupante. Non ci sarebbe dispiaciuto poi anche un bracciolo centrale anteriore. La Materia invita ad una guida scanzonata e rilassata, guardandosi intorno, ascoltando la musica e conversando con i passeggeri. Il record casello-casello non abita qui.


Pubblicato da Luca Pezzoni, 18/12/2006
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