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F1 e Diritti Umani

Amnesty International contro il GP Qatar: "Lavaggio sportivo"


Avatar di Luca Manacorda , il 30/09/21

2 anni fa - Il contratto decennale tra Qatar e F1 scatena le polemiche

GP Qatar: Amnesty International si appella a piloti e team
Come prevedibile, il contratto decennale tra Qatar e F1 scatena le polemiche

ANNUNCIO E POLEMICHE Come era già avvenuto in occasione dell'ufficializzazione dell'ingresso in calendario del GP Arabia Saudita, anche l'annuncio dell'accordo decennale tra F1 e Qatar ha scatenato le reazioni delle associazioni che operano in difesa dei diritti umani. Il piccolo emirato, dove è in vigore la legge della Sharia, negli ultimi anni è stato accusato di sfruttare migliaia di lavoratori nella costruzione delle strutture per i Mondiali di calcio che ospiterà a fine 2022. 

L'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL Commentando l'annuncio di quest'oggi, Amnesty International ha rivolto un appello ai piloti e alle scuderie di F1: ''Non è un segreto che i paesi ricchi del Medio Oriente vedano lo sport di alto livello come un mezzo per rinominare e lavare le loro immagini pubbliche, e un Gran Premio in Qatar farebbe più o meno lo stesso. I piloti e i loro team dovrebbero essere preparati a parlare dei diritti umani in Qatar in vista di questa gara, facendo la loro parte per rompere l'incantesimo del lavaggio sportivo e della gestione dell'immagine''. Nel corso di questa stagione, è già accaduto che i piloti denunciassero il proprio disappunto per la situazione del paese ospitante la gara: è accaduto a fine luglio, quando Sebastian Vettel e Lewis Hamilton criticarono la legge contro la comunità LGBTQ promossa dal parlamento ungherese.

REAZIONI SOCIAL Il contrasto tra le iniziative a favore dell'uguaglianza per cui si è spesa la F1 targata Liberty Media e i nuovi - e assai remunerativi - accordi con nazioni su cui pendono giudizi negativi riguardo i diritti umani ha scatenato anche le reazioni degli appassionati sui social network. Un esempio è il tweet che trovate qui sotto, il quale veleggia verso i 3.000 like nonostante sia stato postato da un utente con pochissimi follower. Il riferimento dell'immagine è alla campagna ''We race as One'' promossa a partire dal 2020. Da sottolineare comunque che diversi appassionati fanno notare che anche i paesi occidentali non hanno la coscienza al 100% pulita (ad esempio c'è chi cita il Texas, stato del circuito di Austin, noto per ricorrere ancora alla pena di morte), in un richiamo al biblico ''chi è senza peccato scagli la prima pietra''.

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LA F1 SI DIFENDE Dal canto suo, la F1 ha risposto alle critiche con queste parole: ''Prendiamo molto seriamente le nostre responsabilità e abbiamo chiarito la nostra posizione sui diritti a tutti i nostri partner e paesi ospitanti che si impegnano a rispettare il nostro impegno nel modo in cui i loro eventi sono ospitati e realizzati''.


Pubblicato da Luca Manacorda, 30/09/2021
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