Quando il Tesla Cybertruck ha iniziato la sua carriera commerciale, Elon Musk aveva promesso numeri da capogiro: 250.000 unità l’anno entro il 2025. Peccato che oggi il calendario dica fine 2025 e la realtà racconti tutt’altra storia.
Tesla nasconderebbe i dati di vendita accorpandoli a quelli di Model S e Model X, sostiene Electrek, ma secondo le ultime stime, i Cybertruck effettivamente in circolazione sarebbero circa 63.000, con vendite nel terzo trimestre 2025 ferme a 5.400 esemplari. Altro che valanga d’acciaio inox. Ma niente paura: a dare una mano a Tesla ci pensa… SpaceX.
Starbase has the most Cybertrucks I’ve ever seen together in the wild pic.twitter.com/TFaW0ThWPE
— Ellie in Space 🚀💫 (@Ellieinspace) December 15, 2025
SpaceX, il cliente che non ti aspetti (o forse sì)
La storia suona familiare perché Electrek ne aveva già parlato qualche mese fa, citando consegne di “centinaia, se non migliaia” di Cybertruck a SpaceX e all'altra compagnia gestita da Musk xAI. Una forchetta piuttosto larga. Oggi però le fonti si fanno più precise: oltre 1.000 Cybertruck già acquistati da SpaceX, con una flotta che potrebbe arrivare a più di 2.000 unità.
Facendo due conti rapidi, e ipotizzando l’allestimento base, si parla di oltre 80 milioni di dollari di fatturato generato da SpaceX. Se raddoppiamo, si arriva a 160 milioni. Numeri non trascurabili, soprattutto quando il cliente e il venditore condividono lo stesso CEO.

Una furbata del tutto legale (pare)
Qualcuno potrebbe storcere il naso, magari tra gli investitori: è corretto che l’amministratore delegato di un’azienda usi un’altra sua società per sostenere artificialmente le vendite della prima? Forse no, ma nulla lascia intendere che l’operazione sia illegale.
E come quasi tutte le trovate di Elon Musk sembra anzi essere una mossa molto furba. Non tanto per le 2.000 unità, che in fondo non spostano di molto i risultati: passare da 19.000 a 21.000 pezzi l’anno non trasforma il flop del Cybertruck in un successo.
Il punto è che ciò che sembra una semplice partita di giro, con gli stessi soldi che passano da una società all'altra senza produrre niente, potrebbe invece essere una mossa concreta per portare vantaggi su più fronti. Pure economici.
La strategia dietro alle 'autoimmatricolazioni'
Da un lato, Tesla riduce l'invenduto, mentre SpaceX rinnova il parco auto eliminando vecchi modelli a combustione: non molto in linea con l'immagine che i brand legati a Musk vogliono trasmettere. Il tutto riducendo l'utile e le tasse.
Inoltre, c'è la questione degli incentivi statali scaduti lo scorso settembre. C'era una clausola secondo cui, se si bloccavano ordini con acconti non rimborsabili prima della fine del mese, si potevano comunque consegnare i veicoli nel quarto trimestre con il credito d'imposta.
Se Elon ha fatto ordinare migliaia di Cybertruck da SpaceX e xAI prima della fine del terzo trimestre, per far sì che Tesla potesse consegnarli nel quarto trimestre, finirà per incassare un sacco di soldi dallo stato, riducendo le perdite. Non è ancora un trionfo, ma perlomeno vista così ha un senso.





