Jonathan Rea, il pilota più vincente nella storia del WorldSBK, ha annunciato che si ritirerà a fine 2025. Dopo 18 stagioni e un palmarès ineguagliabile, il #65 ha deciso di dire basta. “Ho pensato a questo giorno per molto tempo – ha detto – e finalmente ho deciso di ritirarmi. Questo sport è stato tutto per me, ma se non posso correre per vincere, allora è il momento di fermarsi”. Il nordirlandese, oggi 38enne, chiuderà così una carriera iniziata da ragazzino nei campionati nazionali di motocross, prima di passare alle derivate di serie dove ha scritto la storia. Per molti tifosi il suo addio segna la fine di un’epoca: quella di un campione che, con costanza e determinazione, ha cambiato per sempre la percezione della Superbike a livello mondiale.
Gli inizi con Honda
Il debutto in Superbike arrivò nel 2008, con una comparsata a Portimão che mise subito in mostra il suo talento: prima fila e un quarto posto finale, nonostante fosse al volante di una moto che non conosceva a fondo. Dal 2009 Rea divenne pilota titolare con Honda Ten Kate, raccogliendo 15 vittorie e 42 podi in cinque stagioni. Il suo stile aggressivo ma sempre controllato lo rese immediatamente riconoscibile, soprattutto nelle piste tecniche come Assen o Imola, dove seppe esaltare il pubblico con staccate al limite. Già allora mostrava la velocità e la grinta che lo avrebbero reso un’icona, attirando l’attenzione anche della MotoGP, dove ebbe due sostituzioni nel 2012 con Honda ufficiale, andando a punti in entrambe le gare.
L’era Kawasaki
Il 2015 segnò l’inizio del sodalizio leggendario con Kawasaki, un matrimonio che ha fatto epoca. La ZX-10RR divenne la sua arma perfetta: vittoria al debutto a Phillip Island, titolo mondiale immediato e un dominio lungo sei anni consecutivi, dal 2015 al 2020. In quegli anni Rea cancellò i record di Carl Fogarty e riscrisse la storia con 104 successi e 221 podi in verde. La sua capacità di adattarsi a ogni condizione – asciutto, bagnato, gare sprint – lo rese praticamente imbattibile. In pista sembrava sempre avere una marcia in più, tanto che i rivali iniziarono a definirlo “il metronomo di Ballymena”, dal nome della sua città natale. “Ho corso sempre con un solo obiettivo: vincere. Non mi sono mai accontentato”, ha ricordato, sintetizzando la mentalità che gli ha permesso di restare al top per oltre un decennio.
Il passaggio a Yamaha
Con il calo di competitività Kawasaki dal 2021, Rea si trovò davanti a un bivio. Continuare in verde rischiava di relegarlo a un ruolo da comprimario, così decise di accettare una nuova sfida: nel 2024 passò in Yamaha, ereditando il posto lasciato da Toprak Razgatlioglu. L’avventura non è stata semplice, ma ha regalato comunque qualche ultimo sprazzo da campione. Memorabile la pole position conquistata sul bagnato di Assen, in condizioni al limite, e il podio di Donington davanti ai suoi tifosi di casa. Non sono però mancati gli infortuni, come la caduta a Most che gli costò alcune gare, e le difficoltà di adattamento a una moto molto diversa dalla Kawasaki. Nonostante questo, Rea ha sempre mostrato la sua professionalità, guidando lo sviluppo e mantenendo intatta la sua aura da campione.
L’addio ai tifosi
Nel suo videomessaggio, Rea ha messo da parte i freddi numeri per sottolineare l’aspetto umano della sua avventura. “Non sono i record o i trofei che porto con me, ma le persone e i ricordi. Grazie alla mia famiglia, al mio team, ai rivali che mi hanno fatto migliorare e ai tifosi: mi avete permesso di vivere il sogno della mia vita”. Le sue parole hanno colpito il cuore di migliaia di appassionati che lo hanno seguito in giro per il mondo. In Nord Irlanda, a Ballymena, già si pensa a un tributo ufficiale per celebrare il campione locale. Per molti giovani piloti cresciuti guardandolo dominare, Rea è stato più di un modello: un esempio di disciplina, rispetto e dedizione assoluta.
Il tributo di Yamaha
Anche Yamaha, che lo ha avuto solo per due stagioni, non ha esitato a rendere omaggio al suo pilota. Andrea Dosoli, manager Yamaha, ha dichiarato: “Jonathan è un talento straordinario, probabilmente nessuno eguaglierà le sue cifre per molto tempo. È stato un rivale durissimo e poi un nostro pilota leale e professionale. Nonostante le difficoltà, ha sempre dato tutto. Speriamo di vederlo ancora sul podio prima che chiuda la carriera”. Nelle parole del dirigente traspare il rispetto per un campione che ha saputo affrontare anche le sfide più dure senza mai perdere il sorriso. Nei box Yamaha il suo arrivo ha portato esperienza, metodo di lavoro e una cultura della vittoria che resteranno come eredità per i compagni di squadra.
I numeri di un gigante
I numeri raccontano meglio di chiunque altro la grandezza di Rea. Sei titoli mondiali consecutivi (2015-2020), 119 vittorie – unico a superare quota 100 –, 264 podi in 459 gare e 104 giri più veloci. Ha percorso oltre 36.000 km in gara, guidato per 8.000 giri e condotto in testa per più di 2.000. È salito sul podio nel 57% delle corse disputate, ha preso parte a 18 campionati vincendo in 15 Paesi diversi e ha stabilito il primato di longevità con 14 anni tra la sua prima e l’ultima vittoria. Nessuno, finora, ha lasciato un’impronta così profonda nella Superbike. Ecco perché, anche se dal 2026 non vedremo più il #65 in pista, il suo nome resterà scolpito accanto a quello dei più grandi di sempre