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Mondiale Endurance: 24 Ore di Oschersleben


Avatar Redazionale , il 17/08/06

17 anni fa - 24 ore di passione per raggiungere il podio

Un giorno e una notte correndo per inseguire un sogno che si realizza nel migliore dei modi. In terra di Germania abbiamo sofferto ma siamo saliti di nuovo sul podio e di nuovo siamo i migliori tra gli italiani, ecco come abbiamo corso la gara più dura dell'anno.

Benvenuto nello Speciale MONDIALE ENDURANCE: UN SOGNO CHE SI AVVERA, composto da 13 articoli. Seleziona gli articoli di tuo interesse cliccando il sommario MONDIALE ENDURANCE: UN SOGNO CHE SI AVVERA qui sopra, oppure scorri a fondo pagina la panoramica illustrata dell'intero speciale!



FILMATO 1: LE PROVE




FILMATO 2: LA GARA


PREMESSA
Diciamo subito una cosa: questa gara è per me un fuori programma. Fin dall'inizio di questa avventura, infatti, non avevo nemmeno preso in considerazione una mia partecipazione alla 24 ore di Oschersleben, visto che, casualmente, cascava proprio nel bel mezzo delle mie ferie estive e di abbandonare la famiglia in vacanza proprio non me la sentivo. Invece, visto che siamo stati costretti a saltare la gara di Suzuka ho dovuto disattendere i miei buoni propositi, prendere la macchina e sciropparmi 800 km di Germania a tutta manetta per ritrovarmi qui assieme agli altri ad affrontare questa gara che, non so perché, mi ha sempre preso male. Intanto perché mi ha costretto a lasciare le vacanze a metà strada, e poi perché a detta di tutti Oschersleben è un pistino corto, buio e poco entusiasmante anche per farci una gara sprint, figuriamoci per correrci una 24 ore.

CHE SODDISFAZIONE Bene, almeno su una cosa mi sbagliavo: visto come è andata a finire, venire fino in questo sperduto angolo di Germania è valso davvero la pena e devo ringraziare gli amici del team che mi hanno praticamente obbligato a partecipare. Perché lo sforzo e la fatica di tutti i (pochi) presenti è stato premiato con emozioni fortissime e con il secondo podio stagionale. Un podio che ha un sapore ancor più dolce di quello dell'esordio di Assen visto che è stato conquistato dopo una gara infinitamente lunga e impegnativa come una 24 ore.


IL VERO ENDURANCE Adesso che l'ho finita posso dire di capire cosa significa veramente correre una gara di Endurance. Perché niente come portare a termine una 24 ore può rendere l'idea della fatica, dello sforzo, della forza di volontà che occorre avere per risalire in sella quando tutto sembra compromesso o il fisico non ne vuole più sapere. Le altre gare, possano essere di 6, 8, o 12 ore, sono solo dei bei surrogati, la 24 ore è La Gara per eccellenza, quella che mette a nudo le debolezze fisiche e psichiche dei piloti.  Date un'occhiata alla gallery fotografica, le immagini parlano a volte meglio delle parole.

SPORT ESTREMO Non voglio metterla giù dura ma ho visto scendere di sella gente che non si reggeva più in piedi, qualche pilota piangere per lo stress e decidere di non continuare a poche ore dalla fine... se non è uno sport estremo questo ditemelo voi.


L'IMPORTANZA DEL MASSAGGIATORE Dal canto mio sono assolutamente sorpreso della resistenza mia e dei miei compagni che mai hanno dato segno di cedimento durante tutta la gara, questo anche grazie a Daniel, il nostro fisioterapista/piscologo/nutrizionista, una specie di bàlia che si è preso cura di noi per tutto il week end di gara rimettendoci in sesto quando eravamo stanchi e curando nel minimo dettaglio l'alimentazione.

POCHI MA AGGUERRITI Ma un grazie va doverosamente anche a tutto il team perché ad Oschersleben ci siamo presentati a ranghi forzatamente ridotti (7 uomini, tre donne, tre piloti) e queste persone straordinarie sono state capaci di tener botta per 36 ore di fila (perché per i meccanici la giornata inizia la mattina presto del sabato per finire il pomeriggio della domenica) e di reggere il confronto con squadroni con il doppio o il triplo dei componenti. Una prova di forza, oltre che di orgoglio, che ben fa sperare per la prossima gara, quel Bol d'Or dove andremo (sicuramente con più personale) con l'intenzione di riscattare l'unica gara che per ora non è andata per il verso giusto: la 24 ore di Le Mans. Sappiate comunque che una 24 ore ti lascia i segni per un bel po', diciamo che si smaltisce in una settimana di dolori sparsi su tutto il corpo e una stanchezza cronica che non se ne vuole più andare.

IL VERO BUIO E Oschersleben mi ha anche insegnato un'altra cosa: se pensavo di aver guidato al buio prima di oggi mi sbagliavo di grosso. Qui la notte è buia sul serio, i fari delle moto sono praticamente l'unico strumento illuminante che ha a disposizione il pilota. In certi tratti di pista si fanno dei veri e propri "tuffi nel buio" per cui occorre essere ancora più precisi perché il minimo errore lo paghi molto caro.


SUBITO IN PALLA Ma andiamo al dunque, alla gara. Nonostante stavolta gli altri conoscessero già la pista e quindi partissimo di fatto svantaggiati le cose si sono messe subito bene, prove libere e ufficiali ci hanno fatto capire che ormai il livello di competitività è buono. C'è persino un momento in cui con pista bagnata siamo stati noni assoluti!! La cosa spinge i miei compagni a sperare quasi che piova, non è certo il mio caso, visto che l'unica volta che ho corso con la pioggia in vita mia sono caduto...

QUALIFICHE POSITIVE Le prove in notturna ci fanno capire quanto sia difficile correre in questa pista con il buio pesto, mentre le prove ufficiali ci regalano la miglior qualifica della stagione: ventesimi su 45 partenti e senza l'ausilio delle gomme da tempo che come sapete qui usano tutti. Come sempre è il solito Arnoldi a staccare il tempo e io posso togliermi la soddisfazione di essere il secondo più veloce dei nostri, azzeccando il giro perfetto (almeno per me).


QUINDICESIMI NEL WARM UP Insomma acora una volta ci sono tutte le premesse per fare bene, anche perché nel warm up (che dà i veri valori in campo) siamo addirittura quindicesimi. Siamo in palla anche se in una gara lunga un giorno può davvero capitare di tutto, nel bene e nel male e infatti... Ecco, ora per ora, cosa è successo.









Ore 16:00 1° ora 45° posizione e ultimi della classifica assoluta
Basta il titolino di questo capitolo per farvi capire che qualcosa non è andato per il verso giusto. Pare destino che in ogni gara ci capiti qualcosa nelle prime battute che ci relega nelle ultime posizioni. Che sia una partenza sbagliata o un problema tecnico, siamo sempre ultimi. Stavolta è una scivolata di Bellezza dopo soli venti minuti a causare lavoro extra per Max e compagni. La scivolata non è grave Ivo rientra a spinta senza conseguenze fisiche e con la moto un po' acciaccata ma sistemabile (semimanubrio, pedana, codino, tampone paracolpi, serbatoio ammaccato e poco altro), in 25 minuti esatti è di nuovo in sella, Max e i ragazzi conquistano perfino l'applauso dei commissari per la velocità con cui rimettono in sesto la moto. Ivo però pare bloccato, i tempi non sono entusiamanti, che la moto abbia qualcosa che non va? Peggio di noi solo i colleghi del team Xone che fondono il motore della Yamaha R1 dopo solo 15 minuti.
Ore 18:00 2°- 3° ora 40° posizione
È il primo dei 7 turni da un'ora e un quarto che mi aspettano. Entro con le gomme già usate da Ivo e capisco subito che questo turno sarà un supplizio. Visto che la moto è caduta affronto i primi giri con una certa circospezione per vedere se è tutto a posto. La trazione pare fortemente compromessa, non si riesce a dare gas e oltretutto ho anche poco feeling in ingresso curva avendo abbassato troppo il minimo (Bellezza lo tiene molto alto, io un po' meno per cui lo regoliamo ogni volta nella pit lane) mi ritrovo con un freno motore esagerato che mi toglie fluidità in ingresso curva e in staccata. La moto si muove moltissimo guidare così è una sofferenza, ci scappa anche un dritto. Ne approfitto per alzare il minimo e la cosa migliora un po'. Quando esco la gomma dietro è letteralmente devastata, e dopo un rapido controllo capiamo anche il perché di tutti quei problemi: nella fretta di rimetterci in pista nessuno ha fatto la pressione alla gomma posteriore, abbiamo girato per quasi tre ore con la pressione a 3,5 atmosfere!! È una autentica fortuna che siamo ancora in piedi.
Ore 21:00 4°- 5°-6° ora 37° posizione
Tutto pare essersi sistemato, Arnoldi fa un turno da incorniciare per costanza e velocità e iniziamo a risalire anche la classifica. Il nostro passo è nettamente più veloce di chi ci precede che però ha ancora molti giri di vantaggio, non ci resta che spingere... Da segnalare l'esplosione fortuita dell'estintore davanti al box che lava tutti i meccanici e ci costringe ad un ulteriore lavoro per ripulire l'area del pit stop. Ci mancava anche questa. Rientra Bellezza che per fortuna pare non aver avuto nessun problema fisico dopo la scivolata. Il nostro passo è ancora piuttosto veloce, induriamo ad ogni sosta l'ammortizzatore posteriore che con il passare dei giri si scalda sempre più e perde quindi un po' di consistenza. Nel mio secondo turno arriva il tramonto e poi il buio. La moto è però semplicemente perfetta, e gira come un orologio. Mi tolgo la soddisfazione di girare a lungo con il pilota dell'equipaggio numero 100 (nostro avversario in campionato e sempre velocissimo) staccando dei tempi vicini a quello di qualifica con la moto a serbatoio pieno. Quando scendo sono carichissimo, stiamo migliorando giro dopo giro.
Ore 0:00 7°-8°-9° ora 32° posizione
Arriva la notte e con lei le difficoltà della guida al buio tipiche di questa pista. Arriva anche il freddo, che si fa pungente e inizia a causare qualche problema di aderenza a chi ha le slick. In queste condizioni le gomme intagliate come le nostre Bridgestone 002 (mescola Type 4 anteriore e Type 3 posteriore per l'occasione) riescono perfino a darci dei vantaggi. Entra la safety car e Arnoldi ne approfitta per uscire per un cambio gomme e un rifornimento. Tattica azzeccata che ci fa ulteriormente risalire in classifica. Instancabile, Ivo non chiede cambio guida e riparte per un ulteriore turno, guiderà per oltre 2 ore. Il mio terzo turno scivola via senza problemi. Però ho come l'impressione che i turni diventino sempre più lunghi e le soste sempre più brevi. Verso la fine la fatica si fa sentire guidi continuamente con l'occhio sulla spia della riserva che non si accende mai, ogni turno dura in media 46 giri. In tutto ne faremo 811.
Ore 03:00 10°-11°-12° ora 27° posizione, 3° categoria Stock
Tocca a me effettuare il giro di boa delle 12 ore in un turno caratterizzato da un freddo pazzesco e da qualche caduta. La dura legge della 24 ore inizia a mietere qualche vittima. Un motore cede giusto davanti a me, qualche Superstock accusa perdite di olio, c'è qualche scivolata. La nostra Suzuki invece continua a marciare come un orologio, gli uomini ai box sembrano non sentire la fatica ed azzeccano una serie di pit stop praticamente perfetti, cambiamo le prime pastiglie dei freni della gara, un rabbocco d'olio è necessario perché la scivolata ha piegato tampone paracolpi e di conseguenza un supporto del motore che adesso trafila un po'. Non abbiamo altri problemi,anzi riusciamo ad approfittare dell'uscita della safety car che arriva proprio in coincidenza della fine del turno per dei pit stop molto vantaggiosi. Tra un turno e l'altro riesco anche a dormire un paio d'ore saranno fondamentali per la tenuta alla distanza. Dolori da segnalare: cervicale, polsi, legamenti gambe. Superlavoro per Daniel, il massaggiatore che si deve prendere cura dei nostri muscoli intorpiditi. In modo quasi insperato siamo sul podio virtuale della classe stock.
Ore 06:00 13°-14°-15° ora 27° posizione, 3° categoria Stock
I turni notturni proseguono senza particolari problemi, mi tocca anche il turno dell'alba ed è quello più affascinante. Giro dopo giro i contorni del circuito si fanno sempre più nitidi, fa ancora freddo ma vedere i cordoli è una sensazione a dir poco corroborante. I tempi scendono subito e manteniamo la posizione. Siamo in lotta per il podio della stock con i vicini di box, da qui alla fine sarà una battaglia di giri veloci e strategie per la conquista del podio. Appena scendo dalla moto mi butto a letto per cercare di dormire almeno un po'. Lo stesso fanno i due Ivo, Bellezza che non ha chiuso occhio ed accusa una mezza congestione per il freddo notturno pare il più provato ma non molla.
Ore 09:00 16°-17°-18° ora 24° posizione, 3° categoria Stock
I nostri avversari diretti accusano un piccolo problema meccanico, prendiamo 4 giri di margine su di loro e il podio della stock pare ormai alla nostra portata, risaliamo anche delle posizioni nella classifica assoluta. Ormai è mattino ma il cielo è grigio e minaccia pioggia. Pioggia che non tarda ad arrivare quando Bellezza è alla guida. Prima sotto forma di goccioline, poi sempre più insistente. Alcuni team rientrano per montare gomme intermedie, noi montiamo delle rain. La cosa accade naturalmente proprio quando è di nuovo il mio turno. Tutto quello che volevo evitare (ovvero girare con le rain) si avvera puntualmente. Appena entro, la pioggia cessa la pista resta umida ma non è certo una pista da rain. Insisto a girare per un po' ma capisco che dovrò uscire di nuovo. Approfitto della safety car uscita per rimuovere la catena di trasmissione persa dalla Suzuki SERT, (anche i team superufficiali hanno i loro problemi), per rientrare e montare gomme da asciutto con qualche intaglio in più fatto da Max per assicurare un maggior riscaldamento anche con pista umida. Per non farmi mancare niente riparto io, così guido per un turno e mezzo, quasi 60 giri di fila...
Ore 12:00 19°-20°-21° ora 22° posizione, 2° Categoria Stock
Sembrava che la parte più dura fosse quella della notte, invece la fase critica si rivela quella del mattino. Quando rivedi la luce ti prende come un senso di appagamento, ti senti arrivato. Invece mancano ancora 6 ore all'arrivo. La stanchezza inizia a prendere il sopravvento e ormai si guida quasi più di nervi che di muscoli. Guai però a perdere la concentrazione, un errore di valutazione, anche in un semplice doppiaggio può essere fatale. Noi usciamo da queste tre ore durissime con dei turni praticamente perfetti altre due posizioni guadagnate nell'assoluta e la seconda piazza nella classe stock. Siamo ormai oltre le nostre più rosee aspettative ed ha anche smesso di piovere, ma continua a scappare qualche goccia da un cielo sempre più grigio. Praticamente tutti utilizzano gomme slick intagliate, noi utilizziamo una 002 Type 4 (la mescola più morbida) ulteriormente intagliata da Max a regola d'arte. Nel caso la pioggia aumentasse dovremmo essere comunque in vantaggio. La Bridgestone mi sorprende, nonostante i maggiori intagli i tempi sono ancora bassissimi, alcuni giri addirittura sul livello del giorno prima, quando eravamo ben più freschi fisicamente e mentalmente.
Ore 15:00 22°-23°-24° ora 20° posizione, 3°categoria Stock
Adesso siamo addirittura in lotta per il secondo posto, ma i nostri avversari che parevano fuori gioco si sono rifatti sotto e ci scavalcano grazie a strategie molto ardite e ad un nostro piccolo errore: Arnoldi confonde una segnalazione dai box di un team adiacente al nostro per la nostra quindi rientra ai box cogliendo di fatto di sorpresa tutti. Il tempo perso è poco ma consente ai nostri avversari di scavalcarci in classifica. Dopo 24 ore praticamente ci giochiamo il secondo posto in volata! L'ultimo turno tocca a me. E' un turno infinito, in cui tento di tirare al massimo per recuperare terreno su chi ci precede e al tempo stesso sono con tutti i sensi all'erta per "sentire" qualsiasi problema della moto che nel frattempo è rimasta senza freno posteriore per la perdita di due bulloni della pompa ed ha rotto il telaietto anteriore che regge la carenatura, che evidentemente provato dalla scivolata, ha mollato definitivamente. Ma vedere tutte le altre moto in pista fa una certa impressione. I mezzi che finiscono le 24 ore sono degni delle migliori realizzazioni post atomiche, il nastro americano abbonda, pezzi di gomma spiaccicata ovunque, olio dappertutto. Se per piloti e meccanici una 24 ore è dura, per i mezzi meccanici è letteralmente devastante.
Io, comunque, il freno dietro non lo uso per cui il fatto di non averlo non mi penalizza più di tanto. Tento il recupero che riesce solo parzialmente, sono più veloce del mio diretto avversario e recupero quasi un giro, finendo a soli 42 secondi di distacco. Gli ultimi giri sono un supplizio, sono talmente stanco da non riuscire nemmeno a spingere sulla pedana per alzarmi dalla sella, le mani fanno male, le braccia non hanno più forza. Ma quella bandiera a scacchi e la festa sul podio hanno un sorprendente potere taumaturgico e riescono a cancellare tutta la stanchezza. Si, questa volta possiamo dire di essercelo davvero meritato questo podio...
Pubblicato da Stefano Cordara, 17/08/2006
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Mondiale Endurance: un sogno che si avvera