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Autonomous driving

Guida autonoma, 5 ragioni per le quali non arriverà a breve


Avatar di Lorenzo Centenari , il 23/04/19

5 anni fa - Condizioni meteo e non solo. I fattori che "ingannano" il software

Auto a guida autonoma: come funziona, perché non arriverà a breve

Condizioni meteo sfavorevoli e non solo. Tutti i fattori che "ingannano" il software, e sui quali la ricerca è ancora indietro

BALLE SPAZIALI Quindi, ricapitolando: ancora un anno di pazienza, e l'auto a guida autonoma sarà realtà. Boom. Lo afferma Elon Musk, patron di Tesla, lo sostenne anche un colosso come Toyota non più tardi di due mesi fa. Ma allora, che aspettiamo a far partire il countdown? Aspettiamo, ad esempio, che a suffragare le "bombe" di Musk, geniale imprenditore, sia anche la scienza. Già, perché tra il dire e il fare (la self driving car) c'è di mezzo il mare, e non solo quello che separa Europa e Stati Uniti (dove le sperimentazioni sono ad uno stadio più avanzato).

IL QUINTO ELEMENTO Grazie alla partnership con le tech company più evolute al mondo, in tema guida autonoma i Costruttori hanno compiuto passi da gigante. Se tuttavia si interrogano gli esperti che comandano ciascun progetto, alla domanda "quando l'auto senza conducente popolerà le nostre città?", la risposta sarà sempre identica: "non molto presto". Alla faccia di Elon Musk, che ha promesso il suo miracoloso supercomputer per il secondo trimestre del 2020. Nossignori, per la guida al 100% automatizzata si dovrà attendere un decennio, probabilmente anche di più. Cioè non prima che ogni self driving car sia in grado di neutralizzare cinque ostacoli maggiori. Cinque X-factor che di seguito schematizziamo.

1. MALTEMPO Quando la coltre di neve è abbastanza spessa da coprire la segnaletica orizzontale, le videocamere entrano in crisi. Né è ancora stato individuato un sistema per aggirare il problema. Ecco perché la maggior parte dei test di auto a guida autonoma si svolgono in località baciate dal sole come la California o l'Arizona. I cristalli di neve possono ingannare anche i radar, ed essere scambiati come ostacoli, inoltre anche forte pioggia, nebbia o altri fenomeni come tempeste di sabbia, sono in grado di mandare in tilt le telecamere ed i sensori. Le soluzioni? Fari laser che emettano onde a differente frequenza, così da conservare la visuale anche tra fiocchi di neve e goccioline d'acqua, oppure la preventiva mappatura in 3D del percorso. Non proprio una passeggiata.

2. STRADE In giro per il mondo, la sezione, il colore e l'interpretazione delle linee continue o tratteggiate, per non parlare della fascia di arresto, variano da Paese a Paese. Talvolta, manco esistono. La segnaletica non è standardizzata, un veicolo autonomo dovrebbe reimparare a muoversi ogni volta che si sposta da un luogo all'altro.

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3. AUTOMOBILISTI Anche una volta che l'auto a guida autonoma raggiungesse una diffusione significativa, essa dovrebbe fare i conti col comportamento degli esseri umani, cioè un atteggiamento che non di rado è contrario alle regole, quindi in grado di disorientare un cervello artificiale programmato invece per una condotta esemplare. Tra automobilisti, ma anche tra automobilisti e pedoni, in corrispodenza di svolte o incroci una delle prassi è quella di guardarsi negli occhi, così da stringere un tacito accordo, e stabilire un ordine di transito. Un software, questa proprietà non la possiede. Per non parlare dell'ostilità manifestata dagli stessi driver, negli ultimi tempi e in quelle città dove si svolgono i test, al passaggio o alla vista di un prototipo. Documentati casi di lancio di pietre, gomme tagliate, persino la minaccia di aprire il fuoco. La convivenza tra umani e robot è ancora fonte di tensione.

4. SVOLTE A SINISTRA La stessa manovra che a un automobilista in carne ed ossa risulta tra le più impegnative da compiere, ovvero quella di attraversare il traffico in direzione opposta per imboccare una laterale alla propria sinistra, anche per i robotaxi sembra essere un'autentica chimera. In quel momento, il cervello umano passa al setaccio milioni di possibilità: un programma di Intelligenza Artificiale, "solo" qualche centinaia di migliaia. Il rischio incidenti, per le self driving car è in questo scenario ancora troppo elevato.

5. MERCATO L'incidente mortale che lo scorso anno in Arizona coinvolse un robotaxi Uber ha avuto sull'opinione pubblica un effetto devastante, scoraggiando anche una quota di persone sino a quel momento favorevoli alla ricerca in chiave guida autonoma. Secondo i sondaggi, gli automobilisti a oggi disposti a delegare la marcia a un computer sarebbero meno del 30% del totale. Affinché salga a bordo delle nostre auto, la tecnologia dovrà prima farsi perdonare i suoi errori fatali, e riconquistare la fiducia dell'utente medio. Anche quando, per ipotesi, la guida autonoma avesse raggiunto lo stadio della perfezione assoluta. Abbattere il muro di scetticismo che ancora separa guida autonoma e mercato: ancor più che neve e cartelli stradali, ecco la sfida più ardua degli anni a venire.


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 23/04/2019
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