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Cesana-Sestriere


Avatar Redazionale , il 13/12/13

10 anni fa - Sulle strade più belle

Dal teatro delle Olimpiadi Invernali del 2006 alla vera realtà alpina: un itinerario, in collaborazione con Pirelli, che aiuta a riscoprire i fasti delle corse in salita e l’autenticità di un paese di montagna

CON LA VOSTRA IMMAGINAZIONE Provate a pensare alla vettura sportiva che avete nel vostro cuore, ciascuno di voi ne avrà sicuramente una, altrimenti non sareste qua a leggere. Provate a immaginare di averla tutta per voi per un fine settimana, per vivere, i più fortunati di voi magari rivivere, l’esperienza di una corsa in salita. Intendiamoci, ciò che vogliamo cercare di trasmettere non è una corsa folle su una strada aperta al traffico, semplicemente farvi conoscere il tracciato di una delle corse in salita lungo la quale sono state scritte molte pagine dell’automobilismo italiano.

LA CESANA-SESTRIERE La storia delle corse in salita italiane nasce proprio in Piemonte all’inizio del secolo scorso, quando i pionieri, se non dell’automobile certamente dell’automobilismo sportivo, disegnarono i primi tracciati di gara: la Sassi-Superga, la Susa-Moncenisio, e poi in seguito la Biella-Oropa e la Garessio-San Bernardo, per citare le più famose. Bisogna attendere l’agosto del 1961 per vedere la partenza della prima Cesana-Sestriere. Scelgo questa strada come seconda proposta d’itinerario #weareontheroad in collaborazione con Pirelli perché permette, in un solo percorso, di unire il passaggio attraverso località turistiche assai note, nel cuore di uno dei comprensori sciistici più grandi e famosi d’Europa, al transito in un vero paese di montagna che, invece, conserva ancora i connotati autentici della storia delle Alpi.

L’APPROCCIO Cesana Torinese si raggiunge con facilità, è quasi tutta autostrada, percorrendo la A32 (Torino-Bardonecchia) fino all’uscita 9 di Oulx circonvallazione, che immette naturalmente sulla SS24, già in direzione Cesana, Sestriere, Claviere e quindi Francia.  Alla rotonda nel centro di Cesana si prosegue in direzione Sestriere: l’itinerario è già cominciato, la corsa in salita inizia qua. Lo striscione di partenza, il tavolo dei cronometristi, nell’era moderna la fotocellula e l’immancabile bandiera tricolore, insieme al pubblico assiepato ai fianchi della strada. Questo il contorno alla partenza. Immaginatevi con l’auto dei vostri sogni, ma guidate sempre con la dovuta attenzione e prudenza.

IL PRIMO TRATTO Si sale guadagnando quota rapidamente, la pendenza si fa sentire subito. Il primo tornante a sinistra è molto ampio, perché raccorda una stradina proveniente dalla SP215 (provinciale che affronteremo in discesa). A breve distanza, il tornante contrario a destra. La strada s’inerpica nel fitto lariceto, fino a poco oltre il bivio, a destra, per San Sicario. Le curve si susseguono meno strette, ma non per questo meno divertenti: alcuni tratti consentono una visuale a lunga distanza, che permette di osare un po’ di più in termini di traiettorie, concedendo di sconfinare, dove occorre, anche nell’altra corsia, ma sempre con grande attenzione, mi raccomando! Il paesaggio sulla destra si apre verso la parte alta della Val Susa, fino all’inizio della Valle Argentera, nelle giornate in cui non imperversa la nebbia, esattamente il contrario della nostra giornata, la vista spazia sulle cime del Cit Roc e del Sises.

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IL SECONDO TRATTO In prossimità dei bivi per Champlas Seguin e Champlas Janvier si comincia a intravvedere, sempre sulla destra, il complesso di case di Grangesises. Si arriva così in prossimità dell’abitato di Champlas Du Col, che occorre attraversare con molta attenzione, non tanto e non solo perché la carreggiata si stringe, ma soprattutto perché è un centro abitato, qua durante la gara c’era il rilevamento del tempo intermedio. All’uscita del paese s’inizia a scorgere sullo sfondo, sempre sulla sponda opposta, l’originale palazzo dello storico Grand Hotel Principi di Piemonte. Una sequenza di due tornanti, il primo più stretto sulla sinistra, il secondo più lungo e ampio a destra, precedono la diagonale che conduce al ponticello finale. Per chi correva era il tratto più emozionante, perché usciti dalla diagonale si scorgeva la collina assiepata di pubblico, che si aspettava l’ultima prodezza del pilota prima che terminasse la fatica poco oltre il cartello d’ingresso a Sestriere. Ancora oggi si leggono le vecchie scritte d’incitamento sul muro della casupola ai piedi della collinetta.

AL COLLE Sestriere deve il suo nome ai latini, perché indicava la sessantesima pietra (“ad petram sixtrariam”  sessanta miglia di distanza) da Torino, percorrendo la Val Chisone, non la Val Susa. Prima della costruzione dell’autostrada per il traforo, la salita naturale al Colle passava da Pinerolo per salire a Fenestrelle per approdare al Colle dal lato opposto rispetto a oggi. Il comune è recente, non ha una vera storia come paese di montagna, benché le torri più vecchie siano diventate un simbolo, come la “Donna in Verde”, poster del 1952 realizzato da Gino Bocassile, utilizzato oggi in molti cartelli della stazione sciistica, nata per volontà della famiglia Agnelli ben prima della Grande Guerra.

DA GRANGESISES A SAUZE DI CESANA Finita la salita, il paese offre molto, tanto nella stagione estiva quanto in quella invernale, ma a novembre inoltrato si fatica a trovare un bar aperto. Scendiamo dunque dalla stessa strada che le vetture da gara utilizzavano, durante le prove e dopo la gara, per ritornare a Cesana, passando per Grangesises, Sauze di Cesana e infine Busson. La strada è più stretta, ma il manto, in molti tratti recentemente riasfaltato, è meno rovinato della più importante statale appena percorsa. Ma non per questo è da predere alla leggera, perché, specialmente nei tratti circondati da larici, spesso è coperto da un fitto manto d’insidiosi aghi, che non sempre sono solo sui bordi. Sauze di Cesana è un autentico piccolo paese di montagna, poche case in pietra e legno, orientate verso il sole, con alle spalle il massiccio dello Chaberton. Merita una sosta e una breve visita se non altro perché, anche fuori stagione, si trova sempre una trattoria aperta, dove si possono gustare i piatti della tradizione locale.

AI PIEDI DELLA COMPAGNA DI VIAGGIO La “mia” Audi A3 1.4 TFSI Sedan nel corso del nostro itinerario indossava quattro Pirelli Winter Sottozero 3 225/40 R18 - pneumatico invernale ideale per una brillante vettura sovralimentata - che ben si sposano con l’assetto piatto e neutro. La misura generosa e la spalla bassa ancora rigida (codice V) permettono di ridurre al massimo la deriva assecondando molto bene le velleità sportive, malgrado si tratti di una gomma invernale, perfetta quando la temperatura scende sotto i 7°C, non soltanto in presenza di neve, proprio come quando abbiamo fatto noi l'itinerario alla fine di novembre.


Pubblicato da Roberto Tagliabue, 13/12/2013
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