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Citroen C-Zero: la prova dell’elettrica francese


Avatar Redazionale , il 04/06/16

7 anni fa - La piccola elettrica francese può davvero bastare come auto da città?

Autonomia da città, misure compatte e ottimo spunto: la Citroen C-Zero è una buona compagna nel traffico cittadino

VIVERE CON LA SCOSSA Muoversi per Milano con l’auto elettrica. Mission impossible? Ho provato a scoprirlo vivendo per qualche giorno in compagnia della Citroen C-Zero, la piccola a emissioni zero del Double Chevron “gemella diversa” di Mitsubishi i-MiEV e Peugeot iOn. Come me la sarò cavata e… come va la francesina a batterie? Ve lo racconto qui sotto.

DAY ONE: INIZIO CON LA PIOGGIA “A Milano, quando piove, il traffico impazzisce”. Questa frase vale non solo per la mia città ma per ogni comune, piccolo o grande. Non c’è niente da fare: bastano 2 gocce d’acqua e tutto diventa caotico. Ma sai che c’è? Oggi a me importa ben poco: si, perché oggi è il mio primo giorno a bordo della Citroen C-Zero e la lunga coda di auto davanti a me riesce a non darmi (quasi) fastidio. Il perché è presto detto: la piccola elettrica francese si divincola nel traffico che è un piacere. Il merito è delle misure compatte (è lunga 3,48 metri e larga 1,48) e del suo motore elettrico, che, come tutti gli elettrici, non ha bisogno di salire di giri per darmi tutta la coppia di cui dispone. Intendiamoci: 180 Nm non sono chissà quanti, ma averli subito disponibili appena si preme l’acceleratore è un salvagente non indifferente in questo mare di auto tutte intorno a me. Schiaccio e via, appena scatta la luce verde del semaforo riesco a lasciarmi dietro tutti.

DAY TWO: DOVE POSSO ANDARE? Ieri, appena accesa, la Citroen C-Zero dichiarava 108 km di autonomia. Tutto questo dopo averle fatto il “pieno” di corrente, attaccandola a una normale presa casalinga. Questa mattina l’indicatore mi dice che rimangono 86 km. Eppure ho percorso 12 km ieri. Chi si è “bevuto” i 10 chilometri mancanti? Ah già, diciamo che non sono stato proprio attento a dosare il “gas”. Svelato l’arcano. Oggi per fortuna c’è il sole e a Milano il traffico si è normalizzato. La “range anxiety”, ovvero la paura che le batterie non riescano a portarmi a destinazione, non mi attanaglia il cuore e viaggio tranquillo. Il motore elettrico della C-Zero emette un leggero sibilo e non ho rumori fastidiosi in abitacolo. Mi ascolterò un po’ di musica… ecco, rimango un po’ deluso. Incastonata al centro della plancia c’è una normalissima autoradio a CD. Niente impianto di infotainment con super monitor touch. Per fortuna ha la connettività bluetooth, però la mancanza di un bel sistemino moderno stona non poco con la natura tecnologica della C-Zero… Un vero peccato, specialmente visto il prezzo di listino: 30.690 euro. I materiali sono buoni sia alla vista sia al tatto ma la plastica nero lucido della plancia fa balzare subito all'occhio ogni minimo granello di polvere o ditata.

DAY THREE: STASERA SI ESCE? Ora dell’aperitivo. Esco dalla redazione e con alcuni colleghi mi dirigo in zona Area C (tanto viaggio in elettrico e non devo pagare per entrare nella zona a traffico limitato). Siamo giusti giusti in 4 e lo spazio a bordo della Citroen C-Zero basta e avanza. Davanti si sta comodi e anche il divanetto posteriore non è per nulla scomodo per una classica uscita serale. Le borse con i computer poi trovano tranquillamente posto nel bagagliaio che non sarà certo una piazza d’armi (ci sono 166 litri a disposizione) ma è quanto basta per qualche borsa o per la spesa della settimana. Se cercate auto con capacità di carico da record, dovete comunque rivolgervi verso altri lidi. Arrivati a destinazione, come al solito, di parcheggio nemmeno l’ombra. Anzi no, ma sembra davvero piccolo. Ci provo: i montanti anteriori e posteriori non creano particolari angoli ciechi e l’angolo di sterzata è più che buono (merito dell’assenza del motore endotermico al posteriore). Incastro perfetto!

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DAY FOUR: SIAMO AGLI SGOCCIOLI Nuovo giorno in compagnia dell’elettrica francese il livello di carica della batteria agli ioni di litio da 14,5 kWh inizia a raggiungere la zona critica: 20 km di autonomia. Arriverò in ufficio? Si, non ho dubbi, a patto di: tenere l’aria condizionata spenta (accenderla “taglia” drasticamente l’autonomia) e guidare con piede leggerissimo, anticipando il più possibile la frenata. Come tutte le elettriche infatti anche la Citroen C-Zero dispone del sistema di frenata rigenerativa che ricarica (di poco) le batterie.

DAY FIVE: WEEKEND ANTICIPATO Ieri ho attaccato la C-Zero alla presa di corrente del box e in poco più di 6 ore si è ricaricata completamente. Finalmente tutte le tacchette dell’indicatore dell’autonomia sono piene e posso muovermi senza patemi d’animo. Il meteo poi è dalla mia parte: esco dalla redazione e con la scusa di andare a fare qualche scatto mi butto in alcune stradine extraurbane per testare ancora più a fondo l’elettrica francese. Lo sterzo non brilla per precisione, specialmente alle alte velocità, mentre l’assetto mi stupisce. Merito soprattutto delle batterie sistemate sotto il pianale e il conseguente baricentro particolarmente basso. Già che ci sono, azzardo un ingresso in autostrada ma esco quasi subito: a 130 km/h (che è anche la velocità massima raggiungibile dalla Citroen C-Zero) le tacche dell’indicatore di carica si spengono velocemente. Torno in città e sia io sia la piccola elettrica francese tiriamo un piccolo sospiro di sollievo. È qui che la C-Zero dà il suo meglio, a velocità moderata, e il non indifferente vantaggio di godere di uno spunto brillante.

DAY SIX: IN CONCLUSIONE Quindi? Come si vive in compagnia della Citroen C-Zero? Dai, ammettiamolo: si vive bene, a qualche condizione. Prima: disporre di un budget alto per la seconda (o terza) auto di famiglia. Si, perché 30.000 Euro non sono pochi. Seconda: avere un box, altrimenti ricaricare le batterie può diventare un problema. Terza: vivere e lavorare in città. Le auto elettriche con autonomia di circa 100 km sono "animali" urbani. Fate percorrere loro strade cittadine e vi ripagheranno con spunto brillante e ottima maneggevolezza. Le strade extraurbane non sono digerite.


Pubblicato da Massimo Grassi, 04/06/2016
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