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Kawasaki Z1000 vs MV Agusta Brutale 990R


Avatar Redazionale , il 27/05/10

13 anni fa - Brutale 990R e Z1000 hanno in comune l'assenza di carene, il motore a quattro cilindri e potenze nell'ordine dei 140 cavalli. A dividerle quasi 5.000 euro; ad avvicinarle, la capacità di esprimere carattere, stile e prestazioni sportive.

Brutale 990R e Z1000 hanno in comune l'assenza di carene, il motore a quattro cilindri e potenze nell'ordine dei 140 cavalli. A dividerle quasi 5.000 euro; ad avvicinarle, la capacità di esprimere carattere, stile e prestazioni sportive.


SEGNO POSITIVO
Gli ultimi dati di mercato indicano le maxi naked con cilindrata vicina ai 1.000 cc come una delle tipologie di moto più desiderate. Al di là dei numeri assoluti, infatti, queste moto sono fra le poche ad avere un segno "+” davanti alle immatricolazioni del primo quadrimestre 2010; un risultato ottenuto principalmente grazie all'apprezzamento che il mercato ha mostrato verso alcune novità del segmento, presentate a fine 2009.

TUTTE NUOVE Fra queste, ci sono sicuramente la nuova Kawasaki Z1000 e – anche se con numeri diversi – la nuova MV Brutale. Quest'ultima, come la giapponese, è stata profondamente rinnovata e ripresentata in due nuove cilindrate: la 1090R, e la 990R che, pur meno venduta dell'esplosiva sorella over mille, è quella che ha mostrato i cambiamenti più profondi al momento della sua presentazione e che qui mettiamo a confronto proprio con la naked di Akashi, terza di categoria per vendite e prima fra le "mille”.


AFFINITA' ELETTIVE
Il motivo per cui queste due moto possono essere accostate, tuttavia, non è solo l'appartenenza a una generica categoria di naked sportive di 1.000cc o giù di lì. Conta, infatti, anche quanto di nuovo entrambe siano state in grado di esprimere rispetto alle moto che hanno sostituito in termini di contenuti sportivi e sfruttabilità. Da una parte, quindi, il feudo MV, che ha sempre voluto imprimere alle sue moto uno stile e un'indole sportivi senza alcun compromesso. Dall'altra, una delle più apprezzate qualità dei prodotti del Sol Levante, capaci di prestazioni notevoli, ma anche di una facilità d'approccio sconosciuta al prodotto italiano.

EURO CHE BALLANO Certo, è difficile non considerare che fra le due protagoniste di questa prova "ballino” ben 5.000 euro di differenza di prezzo; ma, se la Brutale con i suoi 15.500 euro di listino è da considerare un prodotto sicuramente elitario, la Z1000, con un listino di 10.590, non può essere di certo annoverata fra le moto a buon mercato. Ciò non toglie che sia sicuramente l'italiana ad avere l'onere di giustificare il suo prezzo fuori misura.


GRATIFICA L'OCCHIO
Lo fa dall'alto del blasone legato al marchio e a una produzione limitata nei numeri, oltre che curata anche nei più piccoli particolari. Così, è un vero piacere girare intorno alla Brutale e scoprirne la dotazione tecnica di riferimento, oltre a finiture generalmente d'alto livello. La moto varesina gratifica l'occhio e il tatto, mantenendo un appeal unico nel suo segmento e non solo. Le modifiche introdotte con il model year 2010, oltretutto, hanno accresciuto ulteriormente questo aspetto della moto, rinfrescandone l'immagine quel tanto che basta per permetterle ancora qualche stagione di pura ammirazione.

SALTO TRIPLOStupisce, invece, il salto in avanti fatto dalla Z1000 sotto questo aspetto. Il vecchio modello non poteva essere certo indicato come un esempio di eleganza ed equilibrio estetico, mentre questa edizione ha finalmente trovato una cifra stilistica unica ma riconoscibile come Kawasaki, oltre che tanta "sostanza” in più, non solo nelle forme, ma anche nella dotazione tecnica e nei contenuti.


CARISMATICA
La Z1000 2010 è, quindi, una moto dotata di carisma: non è oggetto di idolatria come può esserlo la Brutale, ma è capace comunque di generare forti emozioni, fra le quali, a giudicare dai numeri di mercato, quelle positive superano di gran lunga quelle negative. Il motivo è da ricercare anche nell'evoluzione tecnica della Z1000, volta a modificarne radicalmente il carattere su strada e aumentarne significativamente il livello prestazionale.

UNGHIE AFFILATE
Così, il nuovo pacchetto conta su un telaio ispirato dalla serie Ninja, su sospensioni dalla taratura sportiva e su un rinnovato quattro cilindri 1.043 cc e 138cv all'albero. L'attenzione alla centralizzazione dei pesi e il nuovo layout della ciclistica hanno poi dato una nuova guidabilità alla moto, che ora è molto più precisa d'avantreno e reattiva, nonostante il peso complessivo non sia molto diverso dal modello precedente e si posizioni al vertice della categoria, con 218 kg in ordine di marcia.

A QUOTA 140 La Brutale risponde con 190 kg dichiarati a secco, che con il pieno (ben 23 litri), dovrebbe portare il vantaggio dell'italiana nei dintorni di 10 kg; una differenza sensibile ma non troppo, considerando la potenza e la coppia espresse dai motori di queste due super naked e che, nel caso dell'italiana, si traducono in 139 cavalli di potenza massima e 106 Nm di coppia. Sulla Brutale, inoltre, non c'era alcun bisogno di accentuare il lato sportivo della moto, mentre la vera novità di questa serie per il 2010 è una facilità d'uso prima sconosciuta.


USABILITY
In pratica, in un sol colpo la Brutale ha trovato tutto ciò che le mancava: comfort, maneggevolezza e facilità di guida nell'uso quotidiano e trattabilità del motore. Tutte qualità che avvicinano molto il prodotto varesino a quanto offerto da sempre sulle moto giapponesi e che la rendono oggi una vera alternativa a queste, pur tenendo conto del prezzo elitario. Basta salire in sella alla 990R per accorgersi di quanto sia cambiata e percorrere pochi chilometri per scoprire una moto finalmente trattabile e, in sostanza, piacevole anche nell'uso tranquillo.

MANEGGEVOLEZZA ALLA PARI Sensazioni simili si trovano anche salendo sulla Z1000. Qui, rispetto alla Brutale, in sella ci si sente più "dentro” alla moto, ma altrettanto comodi per gestire al meglio tutti i comandi. Il manubrio sulla giapponese è anche un poco più largo ma questo non fa altro che facilitare alcune manovre, che sull'italiana sono possibili grazie al peso minore e alle dimensioni generali più compatte. In compenso, la seduta più infossata ha dei piccoli vantaggi in velocità, dove il grosso serbatoio a gobba garantisce un minimo di protezione aerodinamica in più.


PIU' SPORTIVA LA MV
Sulla Brutale, perciò, si sta seduti "sopra” la moto, in una posizione sportiva e protesa verso l'avantreno. Forse anche per questo il feeling con la ruota anteriore è perfetto, disegna linee precise in curva e dà sempre la sensazione di avere tutto sotto controllo. La Z1000 è altrettanto gustosa, ma si capisce chiaramente che la facilità di guida è stata presa in grande considerazione in fase di progetto, per cui l'azione è sì rapida e tagliente, ma mantiene anche una bella sensazione di rotondità che rassicura in ingresso di curva e fluidifica, in generale, la guida.

MANO INVISIBILE Differenze simili si trovano anche analizzando la risposta dei motori. Le prestazioni assolute delle due moto sono molto vicine, e decisamente sovrabbondanti su strada, ma dove la Brutale ringhia e spinge come lanciata da un cannone,la Z1000 si muove come sospinta da una mano invisibile, ma molto risoluta. Il quattro cilindri giapponese sembra addirittura più grosso dei suoi 1.043 cc ed è sempre pronto a riprendere velocemente, ma in maniera morbida e priva di vibrazioni. Il propulsore varesino, invece, per quanto notevolmente migliorato rispetto al passato, dà sempre l'idea di essere pronto al decollo, con un suono esaltante di scarico e una progressione che diventa sempre più gasante al salire dei giri.


MOLLE IN ACCORDO
Le sospensioni sono prive di pecche evidenti su entrambe le moto, anche se la Z1000 mostra un mono posteriore leggermente più secco nella risposta sulle asperità. Le unità MV sono, invece, piacevolmente accordate fra loro, oltre che perfettamente tarate per garantire il giusto grado di maneggevolezza e rigore nella guida sportiva. Le performance in frenata, invece, vedono primeggiare la Brutale per potenza, mentre la Kawasaki ha un comando più pastoso e modulabile. Non bisogna scordare, poi, che l'MV ha un'elettronica di gestione più sofisticata, che permette una doppia mappatura del motore (poco utile, alla prova dei fatti) e il controllo della trazione (ben più funzionale). Kawasaki risponde con la possibilità di avere l'ABS (per 500 ? in più), mentre con la coppia di cui dispone un controllo di trazione avrebbe senso anche per lei.

PERCORSO DI AVVICINAMENTO Concludendo, le scariche d'adrenalina sono sicuramente a portata di polso destro in sella alla Brutale 990R, che però a questa caratteristica abbina una trattabilità inedita per le moto di Schiranna e piacevole in assoluto. In questo senso, la MV ha fatto molti passi in direzione della facilità d'utilizzo tipica dei prodotti jap. La Z1000 risponde con una cattiveria e un'efficacia sconosciuta alla moto che ha sostituito, e che la pone senza mezzi termini come la più "europea” delle giapponesi. Difficile, tuttavia, che queste due moto si trovino appaiate nei sogni di un motociclista, se non altro per ragioni di censo e prezzo di vendita. Ciò non toglie che i clienti cui si rivolgono siano simili e ugualmente attratti dagli oggetti in grado di esprimere fascino e carisma, conditi da una dose generosa di cavalli.

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Kawasaki Z1000

MV Agusta Brutale 990R

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Pubblicato da Michele Losito, 27/05/2010
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