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KTM 690 Duke


Avatar Redazionale , il 04/12/12

11 anni fa - La KTM 690 Duke nella vita di tutti i giorni

Insospettabile amica di tutti i giorni, la KTM 690 Duke, che rispetto al passato allarga decisamente il suo bacino d’utenza. Anche se…

TEMPI DURI La Duke è sempre stata una moto un po’ di nicchia. Motore monocilindrico, peso piuma e posizione simil-motard, tutta roba per palati fini, come anche l’estetica un po’ aliena. Seguendo però il pensiero comune, anche in KTM hanno aggiustato il tiro con l’ultima KTM 690 Duke. Motore più dolce, ciclistica più easy e linee un po’ più anonime, per catturare l’attenzione non solo dello smanettone ma anche di chi cerca una moto sufficientemente versatile. Ma il principio dei vasi comunicanti è cosa fin troppo nota: se alzi da una parte, togli dall’altra. È vero anche per le moto, oppure la nuova Duke è più versatile senza aver perso nulla? Ve lo racconta uno che la vecchia Duke ce l’ha in garage. E la custodisce gelosamente.

PARTO DA QUI I gusti son gusti, non si discute, ma a furor di popolo la nuova KTM 690 Duke è irrimediabilmente più anonima. Basta parcheggiarle fianco a fianco: la vecchietta è più alta, più snella, in generale più slanciata, e quello sguardo un po’ stralunato non lascia spazio a interpretazioni. Intendiamoci, anche la nuova fa la sua porca figura, grazie ai colori vivaci e al telaio a traliccio. Ma è tutto più normale, non si ha la sensazione di avere per le mani qualcosa di speciale. Anche i materiali sono più semplici, in particolare le plastiche che al tatto e alla vista rimangono più economiche. Carta canta: il prezzo è più basso, è vero, e se si guarda bene si capisce anche perché.

SOSTANZIOSE La KTM 690 Duke è sempre stata una moto di sostanza, concentrata nel compito di offrire una guida quasi specialistica. E così è la vecchia Duke: la sella è stretta e alta, quasi scomoda, il manubrio largo e posizionato in alto sui suoi riser, tanto che chi proviene dal mondo del motard o dell’offroad si sente a casa. Premete il pulsante d’avviamento, solo per scoprire che il monocilindrico, seppur dolce e regolare rispetto a un mono da speciale, vibra, e vibra anche tanto. I primi metri, non aiutano certo a entrare in confidenza: il motore al minimo strappa parecchio, bisogna avere un po’ di sensibilità con la frizione per evitare figure barbine appena partiti. Il sound, poi, non è particolarmente entusiasmante: se usato tranquillamente, frulla quasi come un mono da scooter, non dà fastidio e non tradisce ciò che è in realtà questa piccola iena una volta lanciata.

LA STRANA Posizione da motard, guida da stradale, questa è la vecchia Duke: una moto strana, soprattutto per come richiede di essere guidata: nonostante l’altezza e la posizione in sella, non si deve cascare nel tranello, la guida che paga di più è quella stradale (corpo in fuori a tirare giù la moto). Guidata così, in un percorso misto difficilmente avrete rivali: la velocità con cui si fionda in curva è pazzesca, quasi fastidiosa inizialmente, e la moto è talmente leggera e piccola che per farle cambiare direzione va lavorata la metà di una qualsiasi altra moto stradale.

KILLER Il risultato di una guida così frenetica, purtroppo o per fortuna, è uno solo: potete partire con tutte le buone intenzioni, ma non appena il motore e le gomme saranno in temperatura, tutta la moto vi supplicherà senza mezzi termini di tirarle il collo, e difficilmente vi tirerete indietro. Gli ingressi in curva sono il suo forte: potete permettervi di frenare praticamente dentro la curva, percorrerla a velocità ipersonica e fiondarvi fuori pizzicando la zona rossa del contagiri (dove il mono, stranamente, rende al meglio). Bello? Sicuramente coinvolgente ma dopo l’ennesima sparata da killer ci si comincia a chiedere se tutto ciò non sia un po’ a senso unico.

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FACILE, NO? Salire in sella alla nuova Duke scendendo dalla vecchia è un po’ come tornare con la ragazza acqua e sapone dopo aver frequentato una ballerina di uno strip club. I piedi che poggiano facilmente a terra, la posizione più raccolta, il motore più fluido (per quanto possa esserlo un monocilindrico), sono tutti elementi che nella vita di tutti i giorni aiutano, e non poco, sia il neofita, sia lo scafato.

SPINGI MENO Detto ciò, la curiosità di vedere come si comporta nella guida sportiva è troppo forte, soprattutto scesi a caldo dal modello precedente. E la verità è che… è meno sportiva. Prima di tutto è meno svelta a prendere la corda, bisogna staccare, impostare, piegare e aprire, tutto in rigida sequenza; sulla vecchia invece, alcune di queste fasi sono sovrapponibili, e quando state pensando di fare qualcosa, lei l’ha già fatto da tempo. Il peso in più della nuova versione non si avverte più di tanto, quello che cambia semmai sono le sospensioni: davanti la forcella piace per come riesce a lavorare per tutta l’escursione (è più progressiva rispetto al passato, anche se meno sostenuta), ma il mono è decisamente più moscio, e nei curvoni veloci, dove la vecchia rimaneva composta come un bisturi, questa sobbalza un po’, si sente il mono che pompa e non riesce a reggere il ritmo.

NOTA DI MERITO Sarà anche meno sportiva da guidare, ma il motore è decisamente migliorato tra un modello e l’altro: i centimetri cubi in più si fanno sentire non tanto nella potenza massima, quanto nell’erogazione, che ora è più fluida e lineare. Potete uscire di curva anche sottocoppia, il mono riprende senza troppe esitazioni. Il vecchio LC4 invece, sputacchia prima di entrare nell’arco di giri a lui più congeniale, quello che va dai 5 ai circa 8000 giri. Più emozionante, certo, ma alla lunga stanca ed è meno efficace.

QUINDI CHE SI FA? Dunque, a conti fatti? Cosa rimane dopo un confronto così serrato e tra moto così simili? La verità, è che rappresentano alla perfezione il trend evolutivo di molte moto oggi in produzione: i nuovi modelli hanno uno sguardo più ampio rispetto al passato, con una moto sola si cerca di fare un po’ tutto. Ed è giusto che sia così: oggi come oggi, non ci si può permettere una moto per ogni stagione e prurito, quelle troppo specializzate rischiano la fame. Più potente, più facile ma meno specializzata, così la volevano in KTM e così l’hanno fatta. Ottimo lavoro, anche se quella piccola fetta di clientela con la vena chiusa, rimpiange la concentrazione e la competenza della vecchia versione. Dopotutto, la moto è uno sfizio, perché non esagerare?


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 04/12/2012
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