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F1 2019

L'amara verità di Baku


Avatar di Matteo Larini , il 03/05/19

4 anni fa - In Azerbaijan, la Ferrari ha trovato un'altra Caporetto

Formula 1, Ferrari: l'amara verità di Baku

Baku, circuito favorevole alla SF90, ha messo a nudo tutti i problemi della Ferrari. Ed ora occhio alla RB15...

DALLE STELLE... Mentre al venerdì la Ferrari aveva mostrato una competitività invidiabile, con Leclerc sempre in testa alla classifica e davanti al plurititolato compagno Vettel, quando è arrivato il momento di scoprire davvero le carte, la Rossa di Baku si è sciolta come neve al sole. Se già i segnali della Q1 erano stati poco incoraggianti (Bottas aveva ridotto il divario da 1.4 secondi al mattino a meno di due decimi, sempre dal monegasco), il quadro si è completato durante la Q2, in cui Leclerc si è schiantato in curva-8 mentre tentava il secondo giro veloce con le gomme Medium e Vettel, clamorosamente solo dodicesimo con le 'gialle', ha dovuto ricorrere alle gomme 'rosse' per qualificarsi (pur restando, dopo il primo tentativo, alle spalle del compagno di squadra, unico a qualificarsi per la Q3 con gli pneumatici più duri).

...ALLE STALLE E così, quella che avrebbe dovuto essere una riproposizione del Bahrain, con il ventunenne Charles a dominare in lungo e in largo, si è trasformata nell'ennesima disfatta: Vettel, mai davvero in grado di fare la differenza e solo terzo in qualifica dopo aver deciso in autonomia di non beneficiare della scia di nessuno, ha agguantato il terzo posto, mentre Leclerc, vittima del suo stesso errore al sabato, non ha potuto far meglio di quinto nonostante un primo stint super.

IMPRESA MERCEDES Ed ecco che, come per magia, il team campione del mondo in carica ha scritto la storia, siglando la quarta doppietta consecutiva dell'anno: mai nessuno, sin dagli albori della categoria, aveva fatto meglio. Ma, errori di pilotaggio a parte, com'è stato possibile un ribaltamento dei valori così grande dall'inizio alla fine dell'evento azero?

GOMME CRUCIALI Innanzitutto, è necessario fare una precisazione. Anche se nelle prove libere, soprattutto sul giro secco e nelle mani di Leclerc, la Ferrari era sembrata dominare, in realtà, studiando bene i dati dei long-run, già dal venerdì si era capito che Mercedes, ancora una volta, avrebbe potuto dire la sua in gara, forte di una maggiore velocità, soprattutto sulle gomme medie. Ecco allora che la scelta del muretto rosso di utilizzare gli pneumatici 'gialli' in Q2 appare, a posteriori, ancora più incomprensibile: forse Ferrari, convinta di monopolizzare la prima fila, voleva allungare il primo stint per ridurre il più possibile i giri da percorrere sulla mescola soft, la più difficile da gestire per la SF90 come ammesso da Mattia Binotto dopo la bandiera a scacchi?

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FERRARI FUORI RANGE Indipendentemente dai motivi che hanno portato gli strateghi all'errata scelta, quello che è certo è che la SF90, rispetto alla regina W10, consuma di più le Pirelli e, soprattutto, non riesce a mandarle nella giusta finestra di funzionamento. Finestra che, come si legge sul sito ufficiale del costruttore italiano, è stata aumentata nel 2019, a tutto beneficio di chi, lo scorso anno, soffriva dello stesso problema della vettura italiana impegnata in questa stagione.

SORPRESA RED BULL A meno di rivoluzioni con gli upgrade per il prossimo Gran Premio, la vera minaccia per Maranello rischia di essere... la Red Bull. Eh si, proprio la tanto bistrattata compagine austriaca che, nonostante il nuovo motore Honda sia ancora carente di cavalli (prova ne sia il sorpasso effettuato a metà rettilineo da Leclerc su Verstappen al decimo passaggio), è stata per larghi tratti più veloce della SF90 a Baku, tanto che Verstappen ha messo in seria discussione il podio di Vettel nel finale e Gasly, poi ritiratosi al 39° giro per la rottura del semiasse, è stato più rapido del campione di F2 2017 a parità di mescola.

FERRARI TERZA FORZA Ma come – si chiederà il lettore – Leclerc non è stato velocissimo con le medie, come ripetuto allo sfinimento in telecronaca? Ebbene no. O meglio, lo è stato: ma solo fino al trentunesimo passaggio (e comunque, con le stesse coperture, meno delle Mercedes e del compagno di box, che a quel punto lo avevano già raggiunto e superato), quando Charles ha accusato un crollo repentino delle sue Pirelli e, incredibile ma vero, Gasly ha iniziato ad essere nettamente più rapido del ferrarista tanto da passargli davanti dopo il pit-stop. Il punto centrale della questione è proprio questo: se, a dispetto delle minori velocità in rettilineo, una monoposto è comunque più rapida nei tempi sul giro con la stessa mescola, ciò significa che il tempo perso sul dritto viene recuperato abbondamente in curva dai rivali.

OMBRE SUL FUTURO Attenzione quindi a Barcellona, perché se Ferrari, in virtù della maggiore potenza della sua Power Unit in qualifica, non dovrebbe avere problemi a mettersi alle spalle il team delle bibite energetiche, in gara la musica potrebbe essere diversa, ed allora a nulla serviranno le parole del presidente Elkann ("Loro [Mercedes, ndr] sono stati fortunati, ma noi abbiamo fatto il giro veloce"), perché le squadre davanti saranno due, e non più una sola.


Pubblicato da Matteo Larini, 03/05/2019
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