No subscription? No power. Volkswagen compie un passo che suona come un piccolo paradosso. Ovvero, chiede un abbonamento per rilasciare più potenza nel motore delle sue auto elettriche.
Più potenza - e questo è il punto critico - che è già presente nel motore.
Succede in Gran Bretagna, non in Italia. In pratica, per chi in UK acquista una VW ID.3 con una configurazione intermedia, il software di fabbrica limita la potenza a 201 CV. Chi desidera sbloccare altri 27 CV, deve pagare un abbonamento mensile di circa 16,50 sterline. Oppure, saldare in unica soluzione una cifra di 649 sterline per l’attivazione definitiva.
La controversia riguarda il fatto che l’auto è già registrata per 228 CV. E allora perché limitare la potenza, e poi restituirmela soltanto dietro pagamento? Volkswagen ha la risposta.
Potenza on demand: spesa o risparmio?
Una potenza di 228 CV è un valore che influisce su assicurazione e bollo, oltre che sul prezzo di listino stesso del veicolo: un cliente potrebbe ritrovarsi a pagare cifre più elevate, pur senza usufruire del massimo delle prestazioni della propria auto.
VW, in sostanza, argomenta che la proposta dell'upgrade potenza on demand garantisce una maggiore flessibilità: chi non vuole spendere la somma al momento dell'acquisto, può attivare la massima potenza in un secondo tempo, magari per un viaggio o per esigenze particolari.
Il Costruttore, inoltre, assicura che l’upgrade non compromette l’autonomia, né che sarà necessario informare la compagnia assicurativa, dato che la potenza è già registrata in anagrafica.
Tutto suona pure logico. Nonostante ciò, Oltremanica questa pratica ha scatenato un’ondata di critiche.
Si accusa Volkswagen di applicare all'auto la logica del ''pay-to-win'' dei videogiochi: si paga per ottenere qualcosa già di serie, che viene tuttavia reso accessibile solo via software. Un approccio che in tanti considerano contrario al caro vecchio concetto di possesso reale.
Più potenza da remoto: i precedenti
Volkswagen non è la prima a sperimentare l'extra power on demand.
Nel 2022 fu Mercedes, che in Nord America, tramite il programma Mercedes Acceleration Increase, prese a proporre su alcuni suoi modelli elettrici (EQE, EQS) un servizio di aggiornamento della potenza da remoto, dietro pagamento di una quota.
Non sappiamo se nel frattempo l'idea abbia avuto successo (a occhio e croce, è più no che sì).
Altro precedente significativo riguarda BMW, che tre anni fa tentò di mettere a pagamento funzioni come i sedili riscaldati o il protocollo Apple CarPlay.
Dopo una risposta negativa da parte dei consumatori, BMW fu costretta a tornare sui suoi passi.
Il dibattito è aperto e non ci dispiacerebbe sapere come la pensate voi sull'argomento.