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Editoriale

Sui prezzi delle auto il complotto c'è davvero


Avatar di Emanuele Colombo, il 20/10/24

1 mese fa - Auto sempre più costose: le vere ragioni dei prezzi in crescita

Il complotto sui prezzi delle auto elettriche e non
Di quanto sono aumentati i prezzi delle auto negli ultimi anni? Ecco cosa dicono i numeri e le vere ragioni dei prezzi in crescita

Lo sappiamo tutti e i commenti in calce ai video che pubblichiamo lo testimoniano: le auto di oggi sono sempre più costose. Troppo, per una fascia ogni giorno più larga della popolazione italiana, se pensiamo che in media nel settore privato lo stipendio supera di poco i 1.700 euro, mentre il prezzo delle auto è attorno ai 29.000 euro. La Ford T, che nel 1908 ha avviato la motorizzazione di massa, costava 825 dollari, pari a due mesi e mezzo di paga di un impiegato americano: ora per una citycar come la Fiat Panda Hybrid servono circa 9 mensilità e ne occorrono addirittura 17 per un'auto ''media''. Da un lato l'aumento dei prezzi è dettato da dotazioni sempre più ricche e dimensioni in crescita, con lo stesso modello che, quasi invariabilmente, guadagna centimetri da una generazione all'altra: anche per la rincorsa alle famose 5 stelle ai crash test EuroNCAP, i cui criteri si fanno sempre più esigenti. Ma c'è di più.

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FRUTTO DI UN ESCAMOTAGE Il prezzo delle auto sale anche per via delle multe previste dalle normative anti-inquinamento, che i costruttori devono pagare se la media delle emissioni delle auto che vendono supera determinate soglie. Per non superarle, i costruttori dovrebbero compensare la vendita delle auto a carburanti tradizionali con un congruo numero di auto elettriche, accreditate di avere ''emissioni zero''. Peccato che il mercato non stia affatto premiando queste ultime e ciò costringe i costruttori a limitare le vendite anche delle auto tradizionali. ''La normativa europea in materia di Green Deal Automotive, prevedendo pesantissime multe per i Costruttori fuori target nelle emissioni di CO2, induce i car-maker a forzare la fabbricazione di autoveicoli elettrici che il mercato non assorbe'', conferma Massimo Artusi, Presidente della Federazione Italiana Concessionari d'Auto.

Metà delle auto elettriche le comprano i concessionariMetà delle auto elettriche le comprano i concessionari

VENDITE GONFIATE Un giochino che non sta funzionando benissimo. Da un lato, le vendite delle BEV vengono gonfiate dalle case automobilistiche, che impongono ai concessionari di auto-immatricolarsele senza poi riuscire a smaltirle, se non in piccoli numeri e a prezzi stracciati: ''Più del 50% delle auto a batteria (EV) sono immatricolate, obtorto collo, dai concessionari'', conferma Artusi. Dall'altro lato, nei piazzali si accumulano migliaia di esemplari invenduti e le fabbriche si fermano per limitare la produzione (con tanti lavoratori in cassa integrazione). Naturalmente tutto questo ha un costo, che si riflette nell'aumento dei prezzi di vendita: in media del 37% dal 2019 al 2023.

Auto invendute nei piazzali Auto invendute nei piazzali

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QUANTO COSTA? Ora potremmo chiederci se non sia meglio pagare le multe piuttosto che produrre auto che nessuno compra davvero. Ebbene, lo sforamento dei limiti alla CO2 costa 95 euro per oggi grammo di CO2 in più, moltiplicato per il numero di veicoli venduti dal marchio. Il danno si quantifica in milioni di euro, per un costruttore generalista, ed è logico che le varie case automobilistiche abbiano fin qui preferito investire in un ipotetico nuovo mercato che incassare una perdita secca di questa entità. Ma va sottolineato che è decisamente anti-ecologico produrre auto che non servono a nessuno e che prima o poi finiranno smantellate: senza aver avuto altra utilità se non quella di evitare multe. Pensate a quanta energia e quante risorse sprecate per ricavare e trasformare le materie prime!

SOLUZIONI ZERO Inoltre la CO2 per chilometro è un modo un po' tendenzioso di misurare l'impatto sull'ambiente, in particolare premia d'ufficio le auto elettriche considerandole a emissioni zero quando non lo sono affatto. Anche loro, infatti, emettono CO2: tanto nella fase di produzione (molto più delle auto tradizionali, peraltro) quanto nell'utilizzo quotidiano se e vero - come è vero - che gran parte dell'elettricità con cui le ricarichiamo è tutt'altro che rinnovabile. Conteggiando l'energia impiegata durante l'intero ciclo di vita del veicolo, come aveva proposto il responsabile tecnico di Green NCAP, Aleksandar Damyanov si avrebbe un confronto molto più sensato tra l'impatto dell'uno e dell'altro tipo di veicolo, ma la cosa pare non interessare agli autori delle norme attuali, che puntano dritti verso l'elettrificazione totale obbligatoria dal 2035.

COMPLOTTO (IN)VOLONTARIO Complicata la situazione per i costruttori europei, divisi tra le necessità contrastanti di produrre ciò che davvero i clienti vogliono e di rientrare degli investimenti fatti - forse troppo frettolosamente - sulle auto a batterie, che ammonterebbero a circa 250 miliardi di euro in totale. La conseguenza è che si sta avverando la previsione fatta un paio d'anni fa, secondo cui la parità dei prezzi tra le auto elettriche e le altre si verificherà per l'aumento di queste ultime e non per il calo dei listini delle prime. In mezzo si infilano i cinesi con le loro auto low cost, vendute in alcuni casi sottocosto, come ha appurato la Commissione Europea, che cerca di rispondere con i dazi sulle importazioni. Dazi che rischiano di ripercuotersi sui costruttori europei, visto che parte della componentistica delle auto nostrane - batterie per le auto elettriche in primis - è prodotta in Cina. Domanda, ma davvero è necessario fare dei dazi sui prodotti cinesi? Non era sufficiente evitare che il prodotto occidentale diventasse troppo costoso per il potere d'acquisto dei clienti? Chiedo per un amico.

Fonti: Fleet&MobilityEuropean Commission, Federauto


Pubblicato da Emanuele Colombo, 20/10/2024
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