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Editoriale

Ho ri-visto una Ferrari Testarossa: ecco che effetto mi fa oggi


Avatar di Emanuele Colombo , il 06/11/22

1 anno fa - Ferrari 512 TR Testarossa: l'incontro con un'icona di stile anni 80

Il design della Ferrari Testarossa alla prova del tempo
Ho visto per strada una Ferrari 512 TR (Testarossa): che effetto fa al giorno d'oggi il design Pininfarina del 1984

Incredibile annata il 1984. In campo automobilistico, proprio in quell'anno vengono presentate sia la Ferrari 288 GTO sia la Ferrari Testarossa. La prima ha un design fortemente ispirato alla 308 GTB: lo schema meccanico non ha nulla a che vedere con quest'ultima, visto che si passa da un motore V8 aspirato trasversale a un V8 biturbo longitudinale (che sarà la base per la successiva Ferrari F40), ma il suo stile è nel solco della tradizione e contribuisce a cementare nell'immaginario collettivo la forma che deve avere una vera Ferrari. La Testarossa V12, d'altro canto, incarna del Cavallino l'anima più innovatrice e stupisce il mondo con forme mai viste prima. Non a caso l'avevo inclusa nella selezione delle Ferrari più importanti della Storia. Oggi, però...

La Ferrari Testarossa nera di Maradona La Ferrari Testarossa nera di Maradona

UN DESIGN INCONFONDIBILE Le enormi griglie laterali che coprono le prese d'aria proseguono al posteriore, con una protezione in tema per i fanali rettangolari (non più rotondi come in precedenza); i fianchi spigolosi e larghissimi sfiorano i due metri (1.976 mm) per meglio ospitare i radiatori dell'acqua; il frontale piatto e l'iconico specchio retrovisore, studiato in galleria del vento, sul solo montante lato guida. Come quasi tutte le Ferrari dell'epoca, prima che il design venisse curato nel centro stile interno, la Testarossa era stata disegnata da Leonardo Fioravanti alla Pininfarina e quand'è uscita ha fatto scalpore. Ne ho vista una in autostrada l'altro giorno, nelle vesti dell'evoluzione 512 TR introdotta nel 1991: nera, come quella che fu di Maradona. E oggi, l'impressione è che sia forse ancora più sensazionale che allora.

Ferrari Testarossa, il posteriore di un esemplare del 1990 venduto all'asta da BH Auctions Ferrari Testarossa, il posteriore di un esemplare del 1990 venduto all'asta da BH Auctions

UN DESIGN CHE TI PRENDE A PUGNI Sensazionale, certo, ma non propriamente bella, devo dire. Il frontale basso e larghissimo è un po' sproporzionato. Il posteriore è ancora più largo (di ben 14 cm) e ancora più sproporzionato, con quelle fiancate ad angolo retto con i parafanghi e la coda. Che venga dagli anni Ottanta è chiaro fin dal primo sguardo, ma se il tentativo era guardare avanti e anticipare le tendenze future è evidente che qualcosa non ha funzionato. Se guardiamo a come il design automobilistico si è evoluto nei decenni successivi, la caratterizzatissima linea della Testarossa andava in direzione praticamente opposta: distopica come il mondo descritto da George Orwell nel suo romanzo 1984 (quello del Grande Fratello, per intenderci).

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FAMILY FEELING Già dalla Ferrari 348, che tentava di riprendere il family feeling dell'ammiraglia anche per la gamma a 8 cilindri, si è visto un radicale cambio di tendenza. Sono rimaste le griglie sulle fiancate e sulla fanaleria posteriore, come pure il frontale piatto con le luci di posizione ai lati della griglia, ma come nelle supercar degli anni successivi (e nelle auto normali, del resto) le fiancate riprendevano linee curve, anziché spigolose. E a confronto con l'armonia delle forme moderne, i volumi della Testarossa sono sbilanciati e quasi esplosivi, nel modo in cui si innestano l'uno sull'altro. Con un'altezza di soli 113 cm che la faceva apparire quasi bidimensionale: un adesivo appiccicato all'asfalto.

Ferrari Testarossa, il motore V12 di 180° Ferrari Testarossa, il motore V12 di 180°

LA TESTAROSSA IN CIFRE Eppure, all'occhio di oggi, tutti questi elementi visivi spudorati si trasformano in carattere, in personalità, che rendono l'ammiraglia Ferrari degli anni Ottanta ancora più seducente che in passato. A guardare la scheda tecnica c'è il rischio di rimanere un po' delusi, visto che il suo V12 di 180 gradi di 4.943 cc (non propriamente un Boxer, perché i pistoni opposti non condividono lo stesso perno di biella) erogava a malapena 390 CV e 490 Nm, permettendo di raggiungere i 290 km/h. Lo 0-100 km/h? In 5,8'': oggi un'Audi RS3 fa molto meglio. Ma mi resta la curiosità di guidarla, quella bestia d'altri tempi: sono sicuro che la troverei ostica e piena di difetti, sulle sue ruotine da 16 pollici, calzate 225/50 davanti e 255/50 dietro. Ma sicuramente sarebbe gasante come ascoltare Jump dei Van Halen a tutto volume, che guarda caso è stata pubblicata nell'album intitolato 1984.


Pubblicato da Emanuele Colombo, 06/11/2022
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