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Editoriale

BYD Explorer, se le elettriche cinesi viaggiano "con mezzi propri"


Avatar di Lorenzo Centenari , il 21/01/24

3 mesi fa - Riflessioni sparse sulla prima nave cargo per sole auto elettriche

BYD Explorer 1, nave cargo "solo EV": significato e conseguenze
Il "passaporto" batterie dell'UE, compagnie di navigazione in crisi. Riflessioni a caso sulla prima nave cargo "solo EV". E solo BYD

Si scrive BYD, si legge anche ''BMS''. Ovvero: per tenere fede a un nome che è promessa alquanto impegnativa, Build Your Dreams, faccio le cose in grande e mi procuro la mia personale nave da trasporto, Build My Ship. Scacco matto a un sistema che di me ha paura e che farà di tutto per rendermi la vita difficile. Al di là del forte impatto iconografico, prima ancora che commerciale e geopolitico, ispira alcune riflessioni la notizia del varo della prima nave cargo BYD interamente dedicata alla consegna di auto elettriche o elettrificate (e pure a idrogeno, insomma tutto ciò che non funziona col solo motore a combustione), un colosso galleggiante battezzato Explorer NO.1 (un altro nome che è tutto un programma). Sotto, un mini-video con la Explorer NO.1 in mare aperto. Un certo effetto, vero?

E-CARRIER Cominciamo dalle considerazioni più superficiali, ovvero quelle che si possono esprimere in cifre. Il mercantile ufficialmente consegnato al porto di Yantai, nella provincia di Shandong, lo scorso 10 gennaio, dalla società di cantieristica navale CIMC (China International Marine Containers Group) all'armatore Zodiac Maritime (società dalla quale a sua volta BYD noleggerà la nave, e sulla quale BYD ha già stampato il proprio logo a caratteri giganteschi), per poi avventurarsi nel suo viaggio inaugurale dal porto logistico internazionale di Xiaomo al porto di Shenzhen, è un peso massimo della logistica marittima. L’Explorer NO.1 misura 200 metri scarsi di lunghezza (199,9 metri per la precisione), è accreditato di una capacità di carico di 7.000 veicoli e di un'autonomia di 15.800 miglia nautiche. L''Esploratore Numero Uno'' BYD solca gli oceani a una velocità di 19 nodi (circa 35 km/h), spinto da un innovativo sistema di propulsione a doppia alimentazione GNL (gas naturale liquefatto) e carburante convenzionale. Un ''green cargo'', insomma, il più possibile ecologico (o il meno possibile inquinante), coerente con l'immagine di Costruttore ''eco'' al quale BYD tiene in modo particolare. Nel corso dei prossimi due anni, si prevede che alla flotta si uniranno altre sette navi. 

Explorer NO.1, la portaerei del trasporto auto (elettriche) Explorer NO.1, la portaerei del trasporto auto (elettriche)

I PRECEDENTI BYD non è in realtà il primo marchio cinese a equipaggiarsi di un proprio servizio ''chiavi in mano'' di logistica via mare, un anello della supply chain mondiale sempre più in balia di rischi ed incertezze: vedi le tensioni nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, conseguenza degli attacchi Houthi ai mercantili occidentali, relativi contrattacchi USA e GB e chissà quali angoscianti scenari in divenire. Prima di BYD fu SAIC, che tramite la controllata Anji Logistics opera già il cargo SAIC Anji Phoenix e che, a sua volta, nei prossimi anni ha intenzione di radunare una flotta di almeno 12 unità. BYD Explorer NO.1 registra tuttavia il primato come prima nave in assoluto per il trasporto esclusivo di auto elettriche. E non è un piccolo particolare.

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IO NON POSSO ENTRARE In tanti ricorderanno l'episodio della Felicity Ace, nave cargo che a febbraio 2022, salpata dal porto tedesco di Emden in direzione Davisville, nel Rhode Island (USA), durante la traversata dell’Atlantico, a poche miglia di distanza dalle Azzorre subì un grave incendio nella stiva. Incendio che alla fine costò l'affondamento della nave, il naufragio di 3.828 veicoli, tra cui molti veicoli di lusso (oltre 1.000 Porsche). Incendio la cui responsabilità pare venne attribuita alle batterie a ioni di litio delle numerose elettriche imbarcate. Più di recente, a luglio 2023, a fare i conti con un grave incendio fu il mercantile auto Freemantle Highway al largo delle coste olandesi, mentre dalla Germania era diretto in Egitto: di quasi 4.000 auto a bordo, una quota di quasi 500 auto elettriche. E tra i ''sospetti'', proprio una di loro. Già in seguito al caso della Felicity Ace, alcune grandi compagnie di navigazione (tra cui la norvegese Havila Krystruten) si autoimposero il divieto di trasporto di auto elettriche o a idrogeno. Altro che trasporto esclusivo di auto elettriche: l'esatto opposto.

Felicity Ace, che brutta fine (colpa di un'elettrica?) Felicity Ace, che brutta fine (colpa di un'elettrica?)

IL MESSAGGIO L'iniziativa BYD di procurarsi la sua maxi ''porta-elettriche'' suona quindi come una risposta non solo alla necessità di affrancarsi dalla dipendenza dalle compagnie di trasporto private e di internalizzare l'intera filiera, dalla produzione alla consegna ''a domicilio'' sui mercati esteri, ma anche come una reazione alle preoccupazioni di addetti ai lavori ed opinione pubblica (preoccupazioni che talvolta sfociano in vero e proprio ostracismo) che ruotano attorno al tema della sicurezza delle batterie. BYD rischiatutto: al primo inconveniente, sarà messa sotto accusa. Se invece la Explorer NO.1 navigherà col vento in poppa, ne guadagneranno sia le casse dell'azienda, sia il volto amichevole dell'auto elettrica come intera categoria.

BYD alla conquista dell'Europa BYD alla conquista dell'Europa

SCUDO DIGITALE Il tempismo del varo della Explorer NO.1 coincide infine con la notizia dell'intenzione dell'Unione Europea di introdurre, a partire da febbraio 2027, un ''passaporto'' obbligatorio per le batterie di ogni auto elettrica venduta sui mercati dei Paesi membri. Realizzato in formato digitale, tale documento recherà un codice QR che, una volta scansionato, rivelerà informazioni dettagliate sulle fonti e la natura delle materie prime, insieme a dettagli post-produzione come certificazioni ed etichettatura, impronta di carboniodue diligence della catena di fornitura, circolarità ed efficienza delle risorse, prestazioni e durata, per un totale - pare - addirittura di 90 voci. Tutto questo dopo che, ad autunno del 2023, l'Ue stessa annunciava l'apertura di un'indagine sui prezzi delle elettriche cinesi che raggiungono l'Europa, inchiesta caldeggiata soprattutto dalla Francia. Tutto quanto nell'intento, oltre che di portare avanti l'agenda della rivoluzione ''verde'', di frenare al tempo stesso un'invasione che sembra ormai inevitabile. E della quale il primo attracco in un porto europeo di Explorer NO.1 sarà una svolta, per quanto solo simbolica. L'operazione di invasione e di guerrilla commerciale è infatti già iniziata: BYD, come Tesla, da poco ha sforbiciato i prezzi della sua gamma tedesca. BYD, inoltre, costruirà una fabbrica in Europa...


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 21/01/2024
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