Audi, BMW, Mercedes, Polestar, Renault e Volvo dicono no a Apple Carplay Ultra: il nuovo software della Mela sarebbe troppo invadente per via della sua visualizzazione su più schermi. Ma non basta.
Ormai lo sappiamo: plance digitali e dispositivi di infotainment sono sempre più protagonisti dell'esperienza a bordo delle auto. E display sempre più grandi, con grafiche studiate ad hoc, fanno molto per sottolineare l'identità dei vari costruttori.
Basta pensare allo spettacolare Audi Digital Stage, che si sta affermando su vari modelli della gamma di Ingolstadt, o il sistema MBUX Mercedes che ha dato il via a questa tendenza.
Apple announces next generation of CarPlay with widgets, climate control, and a customizable instrument cluster at #WWDC22pic.twitter.com/iPEE2VV4tr
— The Verge (@verge) June 6, 2022
La pietra dello scandalo
Ebbene, quando nel 2022 Apple presentò l’anteprima di un nuovo CarPlay (video sopra), già si capiva che il suo sistema per collegare gli iPhone ai sistemi di bordo delle automobili aveva ambizioni che alcuni costruttori non hanno gradito del tutto.
Accanto ai widget del calendario e delle previsioni meteo, il nuovo software della Mela si arrogava il diritto di poter controllare la temperatura interna, mostrare la velocità e il livello della benzina, invece di limitarsi alle funzioni base, come visualizzare la mappa del navigatore e consentire l’ascolto di musica in streaming.
Non solo, invece di starsene buono buono nel solo display a centro plancia, il nuovo Apple CarPlay Ultra mette lo zampino anche in altri schermi.
I costruttori divisi: chi accetta, chi dubita, chi sbatte la porta
Se nel 2022 erano 14 i costruttori disponibili ad adottare CarPlay Ultra, ad oggi solo Aston Martin l'ha effettivamente implementato, mentre Ford, Jaguar, Land Rover e Nissan starebbero ancora valutando l'offerta.
Netto il rifiuto di Audi, BMW, Mercedes, Polestar, Renault e Volvo, mentre Hyundai, Kia e Porsche confermano la loro disponibilità a integrarlo nei loro prossimi modelli.
È anche questione di introiti (potenziali)
Ma non è solo un problema di immagine a frenare le case automobilistiche, quanto piuttosto la corsa ai servizi a pagamento e agli acquisti ''in-car'', il cui mercato globale potrebbe superare 580 miliardi di dollari di valore entro il 2030.
Si va dalle funzioni dell'auto che si attivano a pagamento (functions on demand) - già implementate nel mondo Volkswagen e che comprendono ad esempio il navigatore - al pagamento della ricarica (plug and charge) gestito direttamente dall'automobile.
Per questi motivi, General Motors ha detto addio a CarPlay - e pure ad Android Auto - già dal 2023, per puntare invece su un software proprietario. Prima di lei la stessa Tesla, che da subito ha sviluppato una propria piattaforma software che permette l'installazione di funzionalità aggiuntive a pagamento. Chi vincerà questo braccio di ferro?