C’era una volta (e forse, sta tornando...) quell’idea romantica di auto fatta per il pilota, senza fronzoli elettronici, senza batterie giganti, senza schermi che distraggono. L'auto che ha un'anima, l'auto che suda.
Mentre tu prepari di nascosto la contro-rivoluzione (tanto lo sappiamo già come la pensi), ammira Capricorn 01 Zagato, l'hypercar che è un pugno in faccia all’era dell'elettrificazione.
Prodotta in 19 esemplari dalla tedesca Capricon in collaborazione - come dice il nome - con Zagato, questa bestiolina da 2,95 milioni di euro tasse escluse è mossa da un V8 sovralimentato 5,2 litri di lontana derivazione Ford (è stato rivisto dalla testa ai piedi) accreditato di una potenza di “oltre 900 CV” e di una coppa di 1.000 Nm. Altri numeroni? Beh, il regime di rotazione, che tocca i 9.000 rpm.
E la trasmissione? Un ritorno da brivido: una scatola manuale a 5 marce, con schema a dog-leg (la prima si infila verso il basso a sinistra, anziché nel percorso classico). Nessuna doppia frizione, nessun cambio automatico “intelligente”. L'intelligenza, se ce l'ha, ce la mette il pilota.
Andiamo avanti: per non negare neanche un milligrammo alle performance, la Capricorn 01 è costruita su una monoscocca in fibra di carbonio in stile prototipo LMP1. Anche i telai ausiliari e le scocche sono in carbonio: questo le permette di restare sotto i 1.200 kg a secco. Leggerezza, mezza prontezza.
Il telaio è abbinato a sospensioni a doppi triangoli con schema pushrod, regolabili con tre modalità (Comfort, Sport, Track). Come freni, dischi carboceramici Brembo con pinze a sei pistoncini, dietro ruote da 21 pollici in lega leggera.
Il design è ovviamente opera di Zagato. Elementi classici come il “double bubble” sul tetto e le portiere gull-wing si mescolano a linee pulite, senza ali vistose o appendici esasperate. L’aerodinamica lavora nei canali sotterranei e negli intagli studiati, non con colossali ali artificiali.
Anche all’interno, aria da vecchia scuola: quadranti analogici, contagiri centrale, leve e comandi fisici, materiali raffinati come pelle Connolly e Alcantara, elementi in alluminio e titanio lavorati. Niente touchscreen che invecchiano, solo una piccola schermata che appare solo per visualizzare la retrocamera (quando serve).
Nonostante prestazioni da cardiopalma (da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi, velocità massima di 360 km/h), Capricorn non se la tira: l’obiettivo non è superare ogni limite, ma restituire emozione.
“Non volevamo partecipare alla corsa al numero estremo di cavalli, che inevitabilmente porta con sé peso ed elettronica superflua”, dichiara il CEO Robertino Wild. L’idea, insomma, è un’auto pensata per guidare, non per meritare titoli.
L'elettrificazione, a dir la verità, non manca. Niente panico, è solo lo sterzo, che ha servoassistenza elettrica. Ma solo a basse velocità: il motorino si disconnette del tutto alle velocità elevate, per garantire un contatto diretto tra mani, ruote e asfalto.
Tra tante hypercar che sembrano supercomputer, la Capricorn 01 è un manifesto: il segnale disperato che il piacere di guidare è più potente di qualsiasi tecnologia. Un messaggio in controtendenza, radicale, seducente.