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Editoriale

I musei dell'auto? Io li vorrei così...


Avatar di Emanuele Colombo , il 02/05/21

2 anni fa - I musei dell'auto? Dovrebbero far guidare i modelli storici a tutti

Riaprono i musei dell'auto dopo la pandemia di Covid-19. Però...
Riaprono i musei dell'auto dopo lo stop per l'emergenza sanitaria. E ho pensato che dovrebbero diventare qualcosa di diverso

UNA RIFLESSIONE SUI MUSEI DELL'AUTO La notizia è di pochi giorni fa: dal 1° maggio 2021 il museo dell'automobile Mauto di Torino riapre i battenti, dopo la chiusura disposta per la pandemia di Covid-19. Ottima notizia. Per oltre un anno, le visite alle principali esposizioni si sono svolte in digitale, via internet, e certamente tornare a vedere i pilastri della storia dell'auto in carne e ossa - pardòn, in gomma e lamiere - è un passo importante per tornare a vivere. Ma è anche un'occasione per riflettere su un problema fondamentale di queste istituzioni.

AL PASSO COI TEMPI Chi ha mai messo il naso fuori dall'Italia se ne sarà reso conto: in tutto il mondo, ormai da tanti anni, i musei hanno cambiato approccio. Non parlo di quelli dell'auto, ma di quelli che hanno a che fare con la tecnologia e le scienze naturali. Le esposizioni museali sempre più spesso puntano su installazioni esperienziali che portano il visitatore a toccare con mano e a provare in prima persona fenomeni e dispositivi, risultando così molto più interessanti, piacevoli, coinvolgenti e didattici.

Una Chevrolet d'epoca Una Chevrolet d'epoca

UN SOGNO IMPOSSIBILE? Facile giustificare il fatto che, in questo, i musei dell'auto siano rimasti un passo indietro: è immediato osservare che gli oggetti esposti sono in molti casi rarità del valore inestimabile. Ma siamo sicuri che sia l'approccio più giusto? E siamo sicuri che non esista un modo per inventare una formula di museo che sia davvero rappresentativa per il mondo dell'automobile?

L'AUTO CONTA SOPRATTUTTO PER COME SI GUIDA Le mummie egizie stanno ferme per natura, i quadri appesi alle pareti di una pinacoteca non tradiscono il motivo per cui sono stati realizzati. Ma l'auto...mobile è una cosa diversa. Che cosa ne è dell'auto...mobile se questa rimane ferma parcheggiata? L'auto deve muoversi! Se non lo fa, non racconta che una minima parte di se stessa. E lo studio della storia dell'auto è assai riduttivo quando manchi l'esperienza diretta della dinamica del veicolo stesso.

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MAESTRA DI STORIA Ricordo ancora quando, fresco di scuola piloti con le monoposto, un amico mi invitò a prendere parte alla Winter Marathon al volante di un'Alfa Romeo Giulietta Ti del 1961. La Giulietta, che per la sua epoca era un'auto coi fiocchi, guidata quarant'anni dopo era qualcosa di arcaico. Complici le gomme chiodate, sembrava che non accelerasse, non frenasse e non volesse saperne di stare in strada. E non aveva le cinture di sicurezza, senza le quali mi pareva di guidare... nudo. Ma grazie a quell'esperienza, per certi versi traumatica, io quella Giulietta me la ricordo come fosse ieri. E di certo portarla su e giù tutta la notte per i passi alpini mi ha aperto gli occhi sulle auto del passato, come sui progressi - fin troppo sottovalutati - di quelle più recenti.

La vecchia Fiat 500 La vecchia Fiat 500

CI VUOLE L'ESPERIENZA DIRETTA Senza la pretesa di essere diventato un guru della cultura automobilistica, certo oggi sarei ancora più ignorante di quello che sono, se nel mio percorso non avessi avuto occasione di guidare anche auto che non erano mie contemporanee. O che rappresentavano una mobilità diversa da quella di uso comune. È incredibile quanto possa aprirti gli occhi sul presente guidare una Fiat 500 degli anni Sessanta, una Ferrari 328 degli anni Ottanta, una vecchia monoposto di Formula Ford. Ecco, secondo me quello che manca ai musei è la possibilità di far provare la mobilità delle epoche passate: qualcosa che contribuirebbe in maniera determinante a divulgare la cultura automobilistica e a far appassionare i giovani, sempre più distanti da questo mondo.

LA MIA PROPOSTA INDECENTE La rivoluzione dell'auto elettrica è dietro l'angolo e rappresenterà una fortissima discontinuità con la mobiltà attuale e del passato. Sarebbe grave perdere la conoscenza diretta delle tecnologie che ci hanno portato fino a qui. Chiaramente non penso affatto di mettere nelle mani di chiunque una Ferrari 250 GTO da 80 milioni di dollari, una rarissima Alfa Romeo 33 Stradale, una Lamborghini Miura o una Porsche 911 2.7 RS. Ma pensate quanto potrebbe essere istruttivo poter confrontare con le loro corrispettive attuali una Mini o una 500 storica; una Lancia Fulvia Coupé HF con un'auto Gruppo N, un'Alfa Romeo 75 con una Giulia. Oppure le varie generazioni della Volkswagen Golf.  Non fareste di tutto per visitarlo, un museo che vi offrisse una tale opportunità?


Pubblicato da Emanuele Colombo, 02/05/2021
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