È l’uomo che ha risollevato Nissan, che poi è stato arrestato, che poi è sparito dentro una custodia per strumenti musicali, insomma una vita spericolata.
È Carlos Ghosn, che oggi non guida più un’alleanza auto ma… un profilo LinkedIn.
Sì, proprio lui: ex super manager, ex detenuto in Giappone, attuale latitante in Libano con Red Notice Interpol sul groppone. Eppure, rieccolo sotto i riflettori, versione guru del management digitale.

Ghosn è tornato, ma è tornato online. Tiene una rubrica chiamata “Carlos Ethos”, una collezione di massime motivazionali che sembrano uscite da un mix tra manuale MBA e aforismi da tazza del caffè:
“La crisi rivela il carattere”
“Il rimpianto non serve a nulla”
“L’orgoglio è la linfa vitale di un’azienda”
Il tono è zen, il pubblico apprezza e commenta. Su LinkedIn ha quasi un milione di follower, mentre su X (dove se la prende spesso con Nissan e la giustizia giapponese) ne ha molti meno. Messaggio chiaro: meglio il completo da coach, che la tuta da polemista.

In Libano, sua patria (una delle sue), Ghosn insegna Business all’università e riceve richieste per consulenze, consigli strategici e posti nei CdA. Nei suoi interventi parla di tutto ciò che conosce bene: futuro dell’auto, Cina e concorrenza globale, Tesla e tecnologia, guida autonoma e, ovviamente, Nissan.
Secondo lui, il successo è semplice: 5% strategia, 95% esecuzione. E guai a festeggiare solo i tagli dei costi: senza crescita, dice, è solo “declino ben gestito”.
L’arresto nel 2018 e la fuga rocambolesca dal Giappone nel 2019 restano roba da film. Ma oggi Ghosn sembra insomma aver scelto un altro palcoscenico: niente tribunali, niente boardroom. Solo post ben scritti, like, commenti e frasi a effetto.
Divertente? Forse. Inquietante? Un po’. Ma una cosa è certa: Carlos Ghosn, in un modo o nell’altro, ha sempre saputo come far parlare di sé.



