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Arriva la guida autonoma aftermarket: il test su una Toyota Prius
Guida autonoma

Arriva la guida autonoma aftermarket: il test


Avatar di Emanuele Colombo , il 19/12/18

5 anni fa - Arriva la guida autonoma aftermarket: il test su una Toyota Prius

Anthony Levandowsky, ex dipendente di Uber e Waymo/Google, attraversa gli USA coast-to-coast con una Toyota Prius a guida autonoma

GUIDA AUTONOMA AFTERMARKET Da San Francisco a Manhattan, quasi 5.000 km in quattro giorni senza mai prendere in mano il volante: è questa l'impresa record che Anthony Levandowski, controverso ingegnere coinvolto nella causa milionaria tra Uber e Waymo (Google), dice di aver compiuto a bordo di una Toyota Prius a guida autonoma da lui appositamente realizzata. L'impresa, raccontata con un video in timelapse pubblicato su Vimeo, serve a preparare il terreno per il lancio di Copilot: un sistema di guida autonoma aftermarket che Levandowski proporrà al mercato all'inizio del 2019, tramite la sua compagnia Pronto AI.

A Weekend Drive from Pronto.ai on Vimeo.

SOLO UN LIVELLO 2 Il coast-to-coast a guida autonoma, se i dettagli dell'impresa venissero confermati, sarebbe il tragitto più lungo mai percorso senza alcun intervento umano. Ciò potrebbe far pensare che Copilot sia un evolutissimo sistema di guida quasi completamente autonoma, ossia di livello 4, secondo la classificazione SAE. Invece no. Copilot è un sistema di aiuti alla guida (ADAS) di livello 2 avanzato: sulla falsariga di quell'Autopilot che Tesla adotta da anni.

ANCHE AFTERMARKET L'aspetto interessante di Copilot è che verrà proposto sul mercato per l'installazione aftermarket sui veicoli commerciali, a un prezzo di 5.000 dollari (4.400 euro). Se tutto funzionasse a dovere, potrebbe contribuire a ridurre il numero degli incidenti causati dai mezzi pesanti che negli USA uccidono circa 4.000 persone l'anno, dice Levandowski.

FATTO AL RISPARMIO Cinquemila dollari per la guida autonoma? A pensarci, sembra un prezzo da saldo. Si spiega con il fatto che l'hardware di Copilot è semplificato rispetto a quelli impiegati per altri sistemi analoghi. Per esempio non utilizza sensori laser (i famosi LIDAR), bensì un sistema di 6 telecamere: addirittura meno sofisticate di quelle utilizzate negli smartphone.

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STA TUTTO NEL SOFTWARE La guida autonoma di livello 5, dice Levandowski, non c'è ancora non per problemi legati alla qualità dei sensori, ma per il software che elabora i dati e fa funzionare il sistema. Ed ecco che il dispositivo messo a punto da Pronto AI punta molto sulla capacità di interpretare i dati. Le immagini delle telecamere sono qui dati in pasto a un computer che fa funzionare una doppia “rete neurale”.

COME FUNZIONA La prima riconosce segnaletica, ostacoli e altri utenti della strada, calcolandone posizione e velocità. La seconda rete neurale controlla di conseguenza gli attuatori che, sulla Prius, comandano sterzo, acceleratore e freno. L'intelligenza artificiale, dice Levandowski, permette a Copilot di gestire la guida senza bisogno di mappe stradali ultra-dettagliate, come quelle su cui molte industrie automobilistiche stanno lavorando in vista della guida completamente autonoma.

GUIDA AUTONOMA O CRUISE CONTROL? Stiamo confrontando mele con pere? Dopotutto Copilot può sembrare un semplice cruise control adattivo come ne vediamo da anni sulle auto di serie. In effetti il sistema di Pronto AI non è in grado di guidare in città, ma solo sulle autostrade (come peraltro era già in grado di fare il prototipo Argo su base Lancia Thema che il professor Alberto Broggi dell'Università di Parma realizzò con Fiat nel 1998).

PRENDE L'INIZIATIVA Copilot ha però capacità decisionali che lo distinguono dai normali cruise control. Per esempio cambia corsia di sua iniziativa e, in misura sempre crescente con lo sviluppo del software, è in grado di gestire scenari per lui inediti. Nei vari aggiornamenti gli è stato insegnato a reagire a forti raffiche di vento laterale come alla ridotta visibilità causata dalla pioggia; persino ad adeguarsi alla velocità del traffico anche quando questo procede oltre i limiti di legge.

PARERI CONTRASTANTI Controverse le reazioni, secondo quanto riporta la testata The Guardian. Nel mondo scientifico c'è chi ritiene un grosso passo in avanti riuscire a compiere l'impresa di Levandowski con un sistema basato su telecamere e chi invece diffida: il vero test sarà verificare quanto i risultati siano ripetibili. E certamente i trascorsi legali di Levandowski non contribuiscono alla sua credibilità e potrebbero ostacolarlo nell'impresa di trovare investitori. Staremo a vedere.


Pubblicato da Emanuele Colombo, 19/12/2018
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