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Prova su strada

Beta Alp e Motard 4.0


Avatar Redazionale , il 14/05/03

20 anni fa -

Beta colpisce due bersagli con una sigla (4.0) e due moto. Agli amanti del tassello la Alp ingrassata e ingrossata, agli stradisti la Motard. Due moto realizzate sulla stessa base tecnica in grado di soddisfare esigenze differenti. Ben fatte, facili da guidare ma grintose quanto basta per divertire anche chi è più "scafato" sono moto per tutti. L'asso nella manica? Il prezzo da scooter.

COM' E' Forse non sono in molti a saperlo ma la Beta ha quasi 100 anni. Era il 1904 quando la famiglia Bianchi, tutt’ora proprietaria del marchio, mise in piedi una piccola fabbrica per costruire biciclette. Una storia comune a molti altri costruttori italiani, che dalle due ruote a pedali sono passati alle due ruote a motore. 100 anni sono un traguardo importante per chiunque, Beta si appresta a festeggiarlo senza clamori, perfettamente in linea con la filosofia "low profile" che da sempre la contraddistingue e che l’ha portata, zitta zitta, a conquistare numerosi successi sportivi nel campo del fuoristrada.

FUORISTRADA

È perfino scontato, infatti, affermare che Beta è sinonimo stesso di fuoristrada. Cross enduro e, soprattutto, trial, disciplina dove la factory toscana ha conquistato 7 titoli mondiali outdoor e uno indoor (nel 2002). Insomma, il fuoristrada è fissato con il Bostik nel DNA della Beta, che dopo aver divagato con gli scooter (negli anni novanta non essere in questo settore era un delitto) e con le stradali Euro e Jonathan, (ma restando sempre presente nel settore con le piccole moto 50), torna ad occuparsi di tassello in modo consistente con la nuova Alp 4.0.

SORPRESA, C’È LA MOTARD

E già che c’era, alla presentazione c’è scappata anche la sorpresina, gradita, di una supermotard, realizzata sulla stessa base. Ruote piccole, pneumatici sportivi, sospensioni allungate, un discone da 310 ed il gioco è fatto, ecco a voi la Motard 4.0. La trasformazione è anche ben riuscita perché la linea essenziale della Alp ben si sposa con le ruote lisce.

GONFIATA

Bell’idea quella di Beta, erano in molti ad attendersi una versione pompata della Alp 200, anche se non tutti si attendevano una versione gonfiata anche nelle forme e nelle dimensioni. Contrariamente alla minuta Alp 200, la 4.0 ha, infatti, quote più generose. È più alta (sella a 865 mm), più lunga, più pesante (anche se i suoi 133 kg fanno sorridere confrontati con le stazze di certi scooter), e se questo potrà scontentare chi vuole fare il vero motoalpinismo, fa invece la gioia di chi vuole utilizzare la moto per scopi un po’ più ampi: dalla città, alle stradine sterrate, alla gitarella domenicale.

NON SOLO ALPINISMO

Perché la Alp adesso concede anche questo, grazie ad una sella degna di tale nome (anche per il passeggero), e ad un motore che permette di ampliare il confine delle escursioni di parecchio.

CUORE JAP

Il cuore made in Suzuki è ancora quel treemmezzo ad aria e olio che prima eravamo abituati a vedere sulla DR, che Beta ha trapiantato sulle stradali Euro e Jonathan, e che adesso si riappropria della sua identità fuoristradistica sulla 4.0. Nessun aumento di cilindrata come avevamo supposto all’inizio (e come il numero 4.0 può portare a pensare) i centimetri cubi sono ancora 349, ne più ne meno di prima, così come la potenza ferma a quota 29 cv (21 kW) così le due Beta sono appetibili anche per chi ha la patente nuova di zecca.

DÁ TANTO PER POCO

È un motore affidabile, questo, capace di sopportare numerose angherie da chi guida senza batter ciglio e di accontentarsi di poca benzina verde con l’unico difetto di essere un po’ rumoroso di meccanica come tutti i monocilindrici Suzuki, e un po’ assetato di olio.

SEMPLICITÁ

Missione semplicità centrata per quel che riguarda la ciclistica. Le 4.0 possono contare su un telaio a doppia culla d’acciaio accompagnato da una forcella non regolabile con steli da 46 mm (più lunghi sulla Motard), e da un monoammortizzatore regolabile solo nel precarico molla. Come vedete, non si sono andate a cercare inutili sofisticazioni anche perché l’obbiettivo principale di Beta era proporre queste due moto con un listino attira-clienti.

PREZZI GIUSTI

I prezzi danno, infatti, ragione alle due 4.0, perché con 5000 € (per la Alp) e 5100 € (per la motard) le due Beta possono dire la loro sul mercato. La dotazione semplificata non rinuncia comunque ad una strumentazione gradevole (solo il tachimetro e una manciata di spie), all’ormai obbligatorio avviamento elettrico (il kit per la messa in moto a pedale è offerto in optional a circa 200 €) e ad una componentistica di buona qualità.

PNEUMATICI PER TUTTI

La Alp tra l’altro ha la peculiarità di essere omologata con tre tipologie di pneumatici: Hard Enduro (i Metzeler Karoo), Trial e Enduro stradali, così da soddisfare ogni tipo d’esigenza.

COME VA

Facilità d’uso e leggerezza globale sono i punti di forza delle due nuove Beta. Per prima mi capita la Supermotard, il motore Suzuki romba deciso dal lungo scarico, e favorito dalla rapportatura corta spinge la Motard in accelerazioni brillanti. Rapido a salire di giri e assecondato da un cambio rapido e corto negli innesti, il mono Suzuki fa il brillante a dispetto della sua cilindrata contenuta. Un piccolo parcheggio allestito a pista ci ha permesso di giocare ai piloti derapando e facendo qualche numero. Non è certo questa la sua destinazione principale, ma la Motard non si tira indietro nemmeno quando c’è da smanettare. Con l'unico difetto di trasmettere un po' di vibrazioni agli alti regimi.

GIOCATTOLO L’erogazione del motore è certo brillante ma non tale da intimidire chicchessia. Così anche se non si è troppo smaliziati alla fine ci si trova a dare gas senza troppi riguardi. La relativa altezza della sella (quota 870 mm per la Motard), è compensata dalla leggerezza del mezzo che mette subito a proprio agio.

EASY MOTARD

Agile, leggera, assolutamente facile, la Motard 4.0 è la moto ideale per chi ama il genere ma non vuole cimentarsi con moto troppo specializzate. Va forte il giusto (i 140 all’ora non dovrebbero essere un’utopia), non richiede troppa manutenzione e la linea è alla moda. Insomma un mezzo "giusto", anche per fare bella figura in città, senza avere tutte le problematiche che le motard troppo specializzate impongono.

CICLISTICA OK

Le sospensioni sono semplificate ma mostrano di fare bene il loro lavoro con una forcella che affonda molto ma in modo controllato e un ammortizzatore (anche vista la potenza e pesi in gioco) che non fa rimpiangere unità più sofisticate, anche quando ci sì da dentro con il gas (a parte qualche "pompata" quando si esagera). Solo la frenata meriterebbe qualcosina in più.

FRENO DURO

La leva (non regolabile) è un po’ lontana dal manubrio e nonostante il disco di dimensioni generose richiede una certa forza per dare i risultati migliori la pinza sembra insomma mordere un po’ poco. Va considerato che le moto in prova avevano percorso avevano percorso solo pochi chilometri e che con un minimo di rodaggio la situazione potrebbe anche migliorare.

ALP SU STERRATO

Quanto a freni lo stesso discorso vale per la Alp, provata solo su sterrato e non meno nuova della Motard. Tutte le doti di facilità e leggerezza che ho riscontrato sulla Motard vengono ulteriormente enfatizzate sulla Alp che si colloca a metà tra una moto alpinismo e una enduro vera e propria. Dovendo attribuirle una definizione, quella di scrambler ci sta a pennello, per la semplicità delle linee, per la leggerezza e per la sella bassa.

DIVERSA PERCHÉ UNICA

Rispetto alle enduro la Alp è, infatti, più bassa di sella (865 mm) e più compatta. è una proposta interessante perché sul mercato non c’è nulla di simile, solo la Honda Vigor si avvicina come filosofia, ma è più pesante e meno propensa al fuoristrada.

DIFFICOLTÀ=0

La Alp si guida con un dito, e se con la Motard viene voglia di smanettare, con la Alp vien voglia di passeggiare. Il camaleontico monocilindrico si dimostra valido in entrambe le situazioni. Non è un mostro di coppia, ma concede di andare a spasso con un filo di gas senza recalcitrare.

UN PO’ OFF UN PO ON

Insomma la Alp è perfetta per chi ama il fuoristrada disimpegnato, assecondando chi guida con un peso ridotto e con sospensioni valide, almeno fintantochè non si esagera e non si vogliono fare i numeri. In questo caso i limiti emergono con qualche fondocorsa e qualche spanciata di troppo. Strade bianche e strade alpine invece sono, invece, assolutamente alla sua portata. Ottima arrampicatrice, la Alp va dappertutto e il bello è che ci si può andare anche in due perché la sella ha una sua dignità e il secondo non è ospite sgradito.

IN CITTÁ PER MODA

E già che va dappertutto la Alp potrà muoversi bene anche in città: è leggera, agile con tanto sterzo, quel che ci vuole per svicolare nel traffico distinguendosi dalla massa. Perché con quella linea un po’ così, la Beta 4.0 potrebbe anche fare moda, e visto che c’è già chi annuncia il ritorno in grande stile delle Scrambler, il lancio di questa Alp potrebbe essere arrivato al momento giusto. Il prezzo c’è e questo è già un buon inizio.
Pubblicato da Stefano Cordara, 14/05/2003
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