Logo MotorBox
Concept car

I 10 prototipi migliori di tutti i tempi secondo... me


Avatar di Emanuele Colombo , il 17/09/23

1 anno fa - Ferrari, Ford, Lancia, GM: le migliori concept car di sempre

Top 10: le dieci migliori concept car di tutti i tempi
Dalla prima concept car della storia alla prima Ferrari progettata apposta per entrare in un videogame: la mia top 10

Catturano l'attenzione, illustrano stilemi e soluzioni che ritroveremo nelle auto di serie: lo fanno senza magari vedere mai la luce, accontentandosi del proverbiale quarto d'ora di celebrità per la durata di un salone dell'auto. Parlo delle concept car, che hanno una storia vecchia quasi quanto l'automobile stessa. Ma quali sono le migliori di tutti i tempi? Moltissime le proposte che, nei decenni, hanno strappato sguardi ammirati ed esclamazioni di stupore a visitatori e addetti ai lavori. Difficilissimo scegliere appena 10 modelli su centinaia di proposte, tutte o quasi animate da profondi intenti innovatori. Ecco perché la classifica che segue non può che essere parziale: se avete qualcosa da aggiungere, i commenti in fondo all'articolo sono tutti per voi. Ma intanto, eccovi la mia personale top ten e i motivi che mi hanno convinto a scegliere proprio questi modelli.

La Batmobile derivata dalla Lincoln Futura - Foto di Jennifer Graylock/Ford Motor Company La Batmobile derivata dalla Lincoln Futura - Foto di Jennifer Graylock/Ford Motor Company

1938 - BUICK Y-JOB

Ogni storia ha un principio, ecco perché la prima concept car della storia non può mancare in questa rassegna. La palma spetta alla Buick Y-Job del 1938. Creata in un’epoca in cui le auto tradivano ancora una certa parentela con le carrozze, con ampie pedane per salire a bordo, grandi ruote a raggi e fari fissati ai radiatori, l’americana Y-Job diede al mondo un’idea di come sarebbero apparse le auto negli anni Quaranta e Cinquanta. Il prototipo Buick aveva fari a scomparsa integrati nella carrozzeria, alzacristalli elettrici e ruote da 13 pollici con gli iconici pneumatici fasciati di bianco. Il fatto che fosse una concept, non faceva di lei un modello statico, ma anzi: la Y-Job era perfettamente funzionante. Tanto che il capo del design della General Motors dell'epoca, Harley Earl, la guidava regolarmente.

Buick Y-Job del 1938 Buick Y-Job del 1938

1956 - LINCOLN FUTURA

La Lincoln Futura non è notevole tanto per quello che era - una due posti dallo stravagante abitacolo, definito da due bolle comunicanti - quanto per il fatto che divenne un'autentica icona nel mondo dello spettacolo. Il destino di molte concept car è infatti la demolizione o l'abbandono, terminato il salone in cui vengono mostrate, ma il futuro della Futura è stato ben diverso. Se infatti la produzione in serie fu congelata, il prototipo marciante era stato utilizzato per un video promozionale Ford del 1961 (di cui Lincoln è il brand di lusso) e quindi venduto al preparatore George Barris, che lo trasformò nella Batmobile di Adam West, della serie TV Batman prodotta tra il 1966 e il '68. La Futura/Batmobile esiste ancora, così come innumerevoli repliche, con l'originale venduto da Barrett-Jackson nel 2013 per 4,2 milioni di dollari (foto in alto).

Lincoln Futura del 1955 Lincoln Futura del 1955

1957 - FORD NUCLEON

Nel Dopoguerra l'energia atomica era uno dei temi culturali dominanti e nel '59 a Ford venne l'idea di utilizzarla per scopi pacifici, immaginando un mondo in cui la benzina fosse obsoleta. Ford Nucleon aveva un piccolo reattore nucleare sostituibile che avrebbe alimentato l'auto per oltre 8.000 chilometri. Per il rifornimento sarebbe stato sufficiente sostituire il reattore in una stazione di servizio attrezzata, con un servizio di scambio non molto diverso da quelli recentemente ideati - ma non ancora disponibili - per le auto a batterie. Il design della Nucleon risente della necessità di tenere i passeggeri il più lontano possibile dalla zona calda, e la disposizione delle ruote tiene conto della concentrazione delle masse, con una pesante schermatura in piombo per proteggere dalle radiazioni, ma della Nucleon non risultano esemplari marcianti: solo una maquette. Del resto, chi mai andrebbe in giro con un reattore nucleare di prima generazione attaccato al sedere? A parte i Ghostbusters, intendo.

Ford Nucleon alimentata a uranio Ford Nucleon alimentata a uranio

1953/59 - PONTIAC FIREBIRD

Negli anni 50 e 60 i designer di automobili sentivano forte l'influenza del mondo aeronautico. Era l'epoca in cui i caccia a reazione sostituivano i precedenti aerei a elica e in General Motors ci tennero a sviluppare quattro prototipi con evidenti legami con la nuova tecnologia dei motori a reazione. I primi tre li vedete nella foto di copertina, con la Firebird I del 1953 che assomigliava in tutto e per tutto a un jet con ali molto piccole e un alto timone di coda: era spinta da una turbina a gas, aveva ruote scoperte e un abitacolo monoposto protetto da una bolla trasparente. La Firebird II era una berlina familiare a quattro posti: sempre molto stretta per la migliore penetrazione aerodinamica e mossa da una turbina a gas Whirlfire GT-304 che produceva 200 CV a 35.000 giri al minuto. La carrozzeria era in titanio e tra le caratteristiche futuristiche della Firebird II del '56 (foto sotto) c'erano le sospensioni indipendenti sulle quattro ruote con freni a disco su tutti i lati, una telecamera per la retromarcia e il climatizzatore a quattro zone. La Firebird II aveva anche una modalità di guida autonoma, in cui l'auto seguiva strisce di metallo incastonate nel marciapiede. GM immaginava un sistema di comunicazione bidirezionale che gli occupanti potessero utilizzare per ottenere indicazioni stradali o effettuare prenotazioni di motel, una previsione del sistema OnStar che avrebbe debuttato esattamente quarant'anni dopo. La Firebird III del '59, a destra nella foto di copertina, introdusse anche l'antesignano del cruise control. Del resto, data l'ispirazione aeronautica del modello, pensare di introdurre il pilota automatico viene da sé.

Pontiac Firebird II del 1956 con Harley Earl, capo del design General Motors dell'epoca Pontiac Firebird II del 1956 con Harley Earl, capo del design General Motors dell'epoca

1968 - ALFA ROMEO CARABO

Alla fine degli anni 60 le Alfa Romeo avevano ancora forme tondeggianti, che Bertone spazzò via in un sol colpo quando presentò la Carabo del 1968. Le linee affilatissime di questa concept tagliavano di netto i legami col passato, proiettando l'automobile in un altro secolo. Superfici piane unite da spigoli vivi diventeranno la moda degli anni successivi, ma la Carabo aveva anche portiere a forbice che solo due anni dopo sarebbero apparse sulla Lamborghini Countach di serie. E quella griglia nero opaco a coprire il lunotto la ritroviamo anche sulla Lancia Stratos. Un esemplare della Carabo è in esposizione al museo Alfa Romeo di Arese. Una concept influente tra le supercar.

Supercar Bertone: l'Alfa Romeo Carabo del 1968 Supercar Bertone: l'Alfa Romeo Carabo del 1968

VEDI ANCHE



1969 - CHEVROLET ASTRO III

Come nel caso delle Firebird a marchio Pontiac, anche Chevrolet ha chiamato tre diverse concept car con lo stesso nome tra il 1967 e il 1969. Ultima della serie è la Chevrolet Astro III, che vedete nella foto qui sotto e che sembra avere solo tre ruote, anche se in realtà le due anteriori erano semplicemente montate molto vicine tra loro. Lo scopo di tutto ciò era ridurre la sezione frontale del veicolo per ottenere un vantaggio aerodinamico che si traducesse in migliori prestazioni e minori consumi. Un concetto riscoperto in tempi più recenti da Nissan, che schierò alla 24 Ore di Le Mans del 2014 un prototipo ibrido a forma di freccia chiamato Zeod. La Zeod concluse la sua gara con un ritiro per un guasto alla trasmissione, ma riuscì comunque a dimostrare una buona efficienza che le consentiva di superare i 300 km/h con un tre cilindri a benzina turbo da 1,5 litri e 400 CV. La Chevrolet Astro III non avevva nulla di ibrido, ma anzi era alimentata da una turbina a gas, che come abbiamo visto era di gran moda all'epoca, anche se non ha mai preso piede nella produzione di serie.

Chevrolet Astro III del 1969 Chevrolet Astro III del 1969

1970 - LANCIA STRATOS ZERO

Corre l'anno 1970 e un certo Cesare Fiorio, Direttore Sportivo Lancia, passeggia per il salone dell'auto di Torino. Nella mente è alla ricerca di un'idea, di un'ispirazione per creare quella che lui chiama ''l'arma assoluta'', l'auto capace di vincere in ogni condizione in sostituzione della Fulvia Coupé. Il prototipo Stratos Zero, disegnato da Marcello Gandini per Bertone, lo colpisce come un'autentica rivelazione. Il motore montato dietro, in posizione posteriore centrale, la trazione posteriore e l'altezza ridotta a meno di 85 centimetri corrispondono a ciò che sta cercando: ''Una macchina estrema, un oggetto mai visto per vincere tutto nei rally''. Certo dalla Stratos Zero alla Lancia Stratos da rally il passo è lungo: la carrozzeria mantiene la linea a cuneo, ma le forme cambiano radicalmente, a partire dal parabrezza; l'altezza aumenta fino a 1,08 metri e il motore Lancia V4 da 1,6 litri viene rimpiazzato con un V6 da 2,4 litri di origine Ferrari. La Lancia Stratos da corsa debutta nel 1973 e il resto è storia. Ma l'inizio della storia è quella concept che pareva una freccia esposta da Bertone nel '70.

Strato's Zero, l'originale Strato's Zero, l'originale

1994 - FIORAVANTI SENSIVA

Oggi i vari tipi di auto ibrida sono sulla bocca di tutti e l'ultima evoluzione dei sistemi full hybrid prevede un motore termico a fare da generatore per un pacco batterie che sia in grado di spingere da solo l'auto, tramite uno o più motori elettrici. Questo schema, chiamato ''ibrido in serie'', si contrappone al sistema ''ibrido parallelo'' dove esiste una qualche forma di collegamento  meccanico tra motore e ruote, perché a queste ultime arrivino sia la potenza meccanica sia quella elettrica. Nel 1994 parlare di un ibrido in serie era qualcosa di avveniristico e il modo in cui Leonardo Fioravanti (ex Pininfarina e padre di moltissime Ferrari) concepisce il powertrain è un concetto avanzatissimo persino per oggi. Una grande batteria nascosta nel tunnel centrale fornisce fino a 70 km di autonomia e ad alimentarla in movimento provvede una turbina a gas a regime costante, dal rendimento molto più alto di qualsiasi motore a pistoni. La trazione è integrale, con quattro motori elettrici a dare 217 CV e 611 Nm, per uno 0-100 in 5,4 secondi e 250 km/h di velocità massima. Sensiva dispone addirittura di un sistema a quattro ruote sterzanti, che solo da pochissimo si sta diffondendo davvero tra le auto di serie. Il nome deriva dalle gomme, piene di sensori per raccogliere informazioni sul loro comportamento e stato durante la guida: un pacchetto davvero interessante.

Fioravanti Sensiva del 1994 Fioravanti Sensiva del 1994

2016 - KLEIN VISION AIRCAR

A rigore non è più una concept car, ma nemmeno ancora possiamo parlare di auto di serie. Sta di fatto che la AirCar di Klein Vision è la piu credibile proposta per un'auto volante vista finora. Infatti è stata la prima a ottenere l'abilitazione al volo: apripista a concedere l'autorizzazione è stato il ministero dei trasporti della Slovacchia, sua terra d'origine. E non è che la concorrenza manchi, visto che di recente pure la Suzuki si è alleata con SkyDrive per realizzare droni per un servizio di elitaxi. La AirCar, tuttavia, ha già più di 200 voli all'attivo, è mossa da un motore BMW da 1,6 litri e 140 CV, vola in crociera a 180 km/h e ha un'autonomia di un migliaio di chilometri. E in due minuti - come un vero transformer - cambia configurazione da auto ad aereo e viceversa: guarda il video qui sotto! La versione di serie sarà più potente, con un motore da ben 300 CV, ma già il prototipo che vedi nel filmato farebbe gola a un certo Maverick.

2022 - FERRARI VISION GRAN TURISMO

“Rappresenta un manifesto di design futuristico per le auto da strada e da corsa della Ferrari” e che ridefinisce il linguaggio del design di Maranello per il futuro. Parliamo della Ferrari Vision Gran Turismo, una concept car virtuale che ha visto l'impegno diretto della Casa per entrare nel famosissimo videogame Gran Turismo 7. Un lavoro che ha richiesto un processo di sviluppo simile a quello delle Ferrari vere e come tale è stato supervisionato dal capo del Centro Stile Flavio Manzoni. L'obiettivo era di realizzare “l'auto più bella e futuristica del mondo” e certamente il risultato lascia a bocca aperta, ma il motivo per cui ho deciso di chiudere con lei la mia top ten delle concept car migliori di sempre è che la Ferrari Vision Gran Turismo porta con sé un significato ben preciso, ossia che la barriera tra reale e virtuale è sempre più labile. Qui il video in cui i designer di Maranello spiegano il loro lavoro dietro al concept.

Ferrari Vision Gran Turismo: dal videogioco alla realtà Ferrari Vision Gran Turismo: dal videogioco alla realtà


Pubblicato da Emanuele Colombo, 17/09/2023
Tags
Gallery
Vedi anche