Cina, auto nuove esportate come usate. Perché e come funziona
Controversie

Sul caso Cina e sull'usato che viene esportato come nuovo


Avatar di Lorenzo Centenari, il 27/06/25

5 ore fa - Scoppia la polemica su una prassi adottata per gonfiare i dati di vendita

Scoppia la polemica su una prassi adottata per gonfiare i dati di vendita. Ecco come funziona e perché conviene (e perché è legale)

A problema corrisponde sempre soluzione. Se il problema è che l'industria auto cinese costruisce più automobili di quelle che il mercato può assorbire, soluzione ''artificiale'' sarà quella di fare passare automobili nuove come automobili usate.

Artificiale, ma non illegale, a quanto pare.

Se per caso in questi giorni hai letto news sul tema, ma ancora non ci hai capito molto, qui te la spieghiamo in modo ancor più semplice (o almeno, ci si prova).

Nuove ma ''usate'' (?)

Tutto nasce da un report di Reuters secondo il quale, negli ultimi mesi, la Cina dell'auto avrebbe adottato una strategia controversa: etichettare veicoli “a chilometro zero” come veri e propri usati e destinarli poi all’export in altri Paesi.

In altre parole queste vetture, appena uscite dalla catena di produzione e mai realmente guidate, vengono registrate come vendute in patria e poi spedite all’estero – in Russia, Asia Centrale e Medio Oriente, ma non in Europa, a quanto pare – come se fossero davvero usate.

Succede in Cina: auto nuove esportate come ''usate''Succede in Cina: auto nuove esportate come ''usate''

Perché succede ciò

Essenzialmente, la ragione di tale strategia è da ricercare nel tentativo dei Costruttori locali di gonfiare artificialmente i dati di vendita e alleggerire un inventario interno sempre più ingombrante. La pratica, oltretutto, pare riceva la benedizione delle istituzioni. 

Schematizzando, si possono individuare due direttrici.

  • Industriale/Commerciale
    Registrare la vendita di auto nuove come “usate” permette alle Case automobilistiche di contabilizzare il guadagno e segnare cifre positive nei bilanci.

  • Macroeconomica/Politica
    Oltre 20 amministrazioni cinesi, comprese quelle di regioni chiave come Guangdong e Sichuan, sembra incoraggino apertamente questa pratica, sottolineando i benefici economici per il territorio legati alle esportazioni.
     

I vantaggi

Guardando ora al fenomeno sotto il profilo della pura convenienza. La diffusione su larga scala dell'escamotage delle vetture nuove ri-vendute come usate all'estero genererebbe quindi benefici sotto almeno tre voci.

  • Commerciale. Apparente aumento delle vendite grazie al doppio conteggio (vendita + riciclo).
     
  • Logistico. Sfoltimento dei magazzini interni, prossimi ai livelli di saturazione.
     
  • Socioeconomico. Vendita conteggiate due volte migliorano le statistiche del PIL regionale e nazionale.


Vendere auto nuove come usate: benefici anche sull'economia nazionaleVendere auto nuove come usate: benefici anche sull'economia nazionale

Critiche e impatto sul mercato

La denuncia di pratiche irrispettose della concorrenza giungono sia dall'esterno, sia dall'interno della Cina stessa.

Leader del settore automobilistico locale come Great Wall Motor e organi di informazione come il People’s Daily, testata direttamente controllata dal Partito Comunista Cinese, hanno censurato questa pratica e promosso interventi regolatori severi.

Dal canto loro, i Paesi importatori guardano con sospetto a questa strategia, temendo l'ingresso ingannevole di prodotti nuovi spacciati come usati e dal prezzo artificialmente basso (dumping?).

È illegale?

La risposta è no, la prassi non ha niente che apparentemente violi le regole del mercato. 

Casomai, è un meccanismo che a noi sembra strano, quasi controproducente.

Poiché il valore di un’auto nuova è naturalmente maggiore di quello di un’auto già immatricolata, quale vantaggio ricaverebbe un esportatore, a comprare un’auto nuova e a rivenderla subito dopo come usata? 

Invece in Cina il sistema di incentivi economici e politici fa sì che una scelta controintruitiva risulti conveniente. Quindi, in espansione.

Morale della favola

In definitiva, pare che la Cina stia sfruttando una strategia fiscale e commerciale volta a migliorare i propri risultati economici, ma in modo virtuale.

La strategia inizia perciò a manifestare evidenti rischi sul piano della trasparenza e della concorrenza.

Perché se da un lato il sistema consente di sostenere produzione ed export, dall’altro distorce la dinamica reale del mercato, con potenziali ripercussioni sugli scambi internazionali e sull’affidabilità dei dati nazionali.

E non è detto che tutto finisca coi soli...  rimproveri.

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Pubblicato da Lorenzo Centenari, 27/06/2025
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