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Auto elettrica

Dalla Kadett alla Corsa-e: l'elettrico secondo Opel


Avatar di Dario Paolo Botta , il 10/04/20

4 anni fa - Storia dell'elettrico Opel: l'eredità di cinquant'anni di scoperte

Storia dell'elettrico Opel: dalla Kadett alla Corsa-e
La storia di Opel dimostra che il Fulmine di Rüsselsheim ha sempre prestato molta attenzione alla sfide imposte dalla mobilità elettrica

PIONIERI Opel Grandland X Plug-in Hybrid e Opel Corsa-e rappresentano il culmine di un percorso di ricerca iniziato nel lontano 1968. In più di cinquant’anni la Casa del Fulmine si è dimostrata all’avanguardia nell’affrontare senza timore le sfide della mobilità elettrica, sviluppando soluzioni intelligenti, i cui risultati la pongono a buon diritto fra i Costruttori d’auto con maggior esperienza in fatto di vetture a zero emissioni. La svolta intrapresa con Grandland X PHEV e con Corsa full-electric non è però il punto d’arrivo per quanto riguarda le EV: già alla fine di quest’anno è previsto il debutto di Opel Vivaro 100% elettrico e del successore elettrificato di Mokka. Nel 2021 arriveranno invece Opel Combo-e, Opel Zafira-e Life e l’erede di Astra.

UNA LUNGA STORIA Come dicevamo poco sopra, l’avventura di Opel nel mondo dell’elettrico inizia nel 1968, quando viene introdotto per la prima volta il “dispositivo di estensione dell’autonomia” a bordo della Kadett B Stir-Lec I. Questo prototipo sperimentale montava 14 batterie al piombo-acido, ricaricate da un motore termico Stirling posteriore. Già nel 1971 Georg von Opel, pronipote del fondatore dell'azienda, fu in grado di ottenere importanti risultati sportivi, battendo 6 record mondiali per veicoli elettrici a bordo di Opel Electro GT, toccando velocità di punta prossime ai 190 km/h. Questo modello era equipaggiato con 2 motori elettrici, per una potenza complessiva di 120 CV; il tutto era alimentato da una batteria nickel-cadmio dal peso di 590 kg. A una velocità costante di 100 km/h, la Electro GT era in grado di percorre fino a 44 km a zero emissioni.

Opel Kadett B Stir-Lec I Opel Kadett B Stir-Lec I

I TRAGUARDI DEGLI ANNI ’90 Fra il 1990 e il 1997 Opel diede il via al programma Impuls. Il primo prototipo, la Impuls I, si basava sulla Kadett e poteva contare su un propulsore a corrente continua da 22 CV, alimentato da una batteria nickel-cadmio con elettrolita liquido. La velocità massima era di 100 km/h e l’autonomia di 80 km. Un anno dopo il lancio della Impuls I arrivò la seconda generazione, nata sulla variante Station Wagon di Opel Astra. A spingerla, due motori asincroni trifase da 61 CV alimentati da 32 batterie piombo-acido. La Impuls III venne invece testata con successo sull’isola tedesca di Rügen, dove una flotta composta 10 vetture (5 con batterie nickel-cadmio e altre 5 con accumulatori al sodio/cloruri di nickel) percorse senza problemi 300.000 km. Sempre negli anni Novanta, la Casa del Fulmine fece debuttare l’ibrida Opel Twin e il concept del primo veicolo commerciale con batterie a sodio/cloruri di nickel.

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LA SVOLTA DELL’IDROGENO All’inizio del nuovo millennio, Opel è pronta a lanciare il programma HydroGen, per sfruttare le potenzialità offerte dalle pile a combustibile alimentate a idrogeno. Nel 2000 viene svelata Hydrogen1, su carrozzeria Zafira e spinta da un motore elettrico asincrono trifase da 75 CV e 251 Nm di coppia. Un anno più tardi arriva il lancio della versione perfezionata HydroGen3, in grado di sviluppare una potenza di 82 CV e di raggiungere la velocità massima di 160 km/h. L’ultima vettura del programma fuel-cell è la HyrdoGen4: con il suo set di pile a combustibile composto da 440 celle interconnesse, l’auto sviluppa una potenza massima di 128 CV.

Il prototipo Opel HydroGen4 Il prototipo Opel HydroGen4

IL PASSAGGIO AL LITIO Dieci anni dopo HydroGen4 Opel svela la compatta Ampera: una berlina omologata per 4 persone completamente elettrica, con un’autonomia compresa fra i 40 e gli 80 km. Su Ampera debuttano le batterie a ioni di litio, gli accumulatori dispongono di una capacità energetica di 16 kWh e alimentano un motore elettrico da 150 CV. Raggiunto un livello di carica minimo, un motore a benzina da 86 CV interviene automaticamente alimentando un generatore che dà energia all’unità motrice elettrica. Fra il 2016 e il 2017 il Fulmine di Rüsselsheim trasforma Opel Ampera in un crossover, portando l'autonomia a 423 chilometri (WLTP). Le batterie ultrasottili sono montate sotto il pianale e il motore elettrico eroga fino 204 CV di potenza e 360 Nm di coppia. Nel 2017 Ampera-e vince il “Golden Steering Wheel'', premio internazionale riservato alle vetture compatte. Il resto già lo conosciamo...


Pubblicato da Dario Paolo Botta, 10/04/2020
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