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Prova in pista

Renault Clio Cup 2018: il test in pista a Misano


Avatar di Simone  Dellisanti , il 22/10/18

5 anni fa - La Renault Clio Cup ha il 1.6 Turbo da 220 CV con una mappatura racing

Renault Clio Cup 2018: il test in pista a Misano

La Renault Clio Cup ha il 1.6 Turbo da 220 CV, freni e sospensioni racing

IL NECESSARIO Niente splitter, passaruota di generose dimensioni o scarichi in bella mostra. Solo un bell'alettone nella parte finale del tettuccio, esteticamente è questa la Renault Clio Cup, tutto qui. A parte questa 'licenza estetica' votata al racing, quella che ho davanti a me, qui al Misano Circuit, il tracciato dedicato a Marco Simoncelli, è proprio una vera Renault Clio, pronta cosi com'è per entrare in pista e animare il trofeo monomarca Renault Clio Cup Italia 2018.

RACING...QUANTO BASTA Almeno il motore sarà stato modificato, penserete. E invece no, sotto al cofano della Clio Cup trova posto il 1.6 turbo benzina con 4 cilindri in linea e 16 valvole, da 220 CV, lo stesso che troviamo sulla Renault Clio RS di serie. Certo, lo ammetto, per correre in pista necessariamente qualche piccola modifica deve pur esserci. Il motore ha una leggera mappatura racing e arriva a 6500 giri in modo rapido, continuo e lineare prima che il cambio sequenziale a 6 rapporti Sadev, con le sue palette al volante, vi induca a buttare dentro un'altra marcia. Senza considerare che i freni e le sospensioni sono da gara, cosi da poter essere regolati a piacimento dal pilota e dal team per impostare al meglio il set up.

ON BOARD A dire la verità, è salendo a bordo che capisco di essere su una vera macchina da corsa. Praticamente, la Clio Cup è stata spogliata di tutto, niente orpelli estetici o peso inutile qui, bisogna essere leggeri prima di scendere in pista. Di fatto, davanti a me c'è solo un simil-cruscotto in plastica leggera mentre al centro trova posto la plancia minimal con i tasti (pochi) per poter avviare la vettura, selezionare alcune specifiche in caso di pioggia senza la necessità di rientrare ai box o per modificare l'interfaccia dello schermo digitale posto dietro al volante racing, con cui è anche facile tenere sott'occhio le temperature di olio, acqua e aria in entrata nonché la marcia innestata, il contagiri e il contachilometri. Tutto intorno a me, come direbbe quello della Banca Mediolanum, è installato un bel rollbar di stampo rallistico.

MA ANCORA TU?  Ora però è tempo di entrare in pista. Con il casco già allacciato non è per niente facile scavalcare la gabbia del rollbar per entrare nell'abitacolo. Il sedile racing è avvolgente quanto basta e nel giro di qualche secondo il meccanico mi ancora al sedile usando le cinture Sabelt. Sul sedile del passeggero, ecco il mio istruttore. Ha un viso familiare ma non ricordo chi sia, probabilmente ci siamo già visti in altri test drive in pista perché mi saluta calorosamente e dichiara "Ah ci rivediamo, bene dai, allora mi metto comodo. Non ti dirò niente". Andiamo bene…A Misano ci ho corso una volta soltanto e non sono mai salito sulla Renault Clio Cup. Quali saranno i suoi segreti?

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GREEN, GREEN, GREEN Il motore si accende. Porca vacca la partenza è sempre un casino. La frizione sulle macchine da corsa (in maggioranza) si usa solo per partire e poi viene dimenticata e non si può certo definire sensibile. Schiaccio con il piede sinistro tutta la frizione, innesto la prima marcia con il paddle destro, tiro su i giri del motore facendo un bel baccano e si parte.

USTI! Ho solo tre giri a disposizione, che comprendono il lancio, il giro 'veloce' e il rientro, quindi meglio non strafare avendo così poco tempo per conoscere la macchina. Fuori dalla pit lane inizio a spingere e devo dire che la potenza del motore è buona ma non mi impressiona. L'accelerazione è corposa ma non è di certo ingestibile. Il problema è la frenata. Il pedale è marmoreo e modulabile al millimetro ma faccio fatica ad abituarmi in così pochi giri. Devo frenare di più e me ne accorgo nel mio hot lap. Dopo due curve da raccordare la velocità è elevata e davanti a me c'è una destrorsa a gomito. Il 'morso' dal piede al freno non è sufficiente e l'apex della curva si allontana. La Clio non segue la curva e supero il cordolo e, solo lì, istintivamente tiro una frenata che fa bloccare le gomme davanti, scalo una marcia e alleggerisco sul freno così che le gomme slick anteriori possano riprendere aderenza prima di rientrare in pista. Il risultato? Le gomme sono ora un po' più sporche, ma la ghiaia, o peggio le gomme di protezione, sono state evitate anche stavolta. In tutto questo l'istruttore non ha fatto una grinza. Nel giro di rientro provo un po' a far saltare la Clio sui cordoli. E' davvero impressionante come si possa passare da un cordolo all'altro facendo danzare la Renault. Prima si alzano le due ruote di sinistra e poi quelle di destra, il tutto senza sentire la necessità di staccare il piede dal gas.

TEMPO DA DEDICARE E' tempo di rientrare nella pit lane. La Renault Clio Cup è davvero molto controllabile e ci si diverte anche con la poca potenza del motore, ma per imparare a 'portarla' come un vero pilota ci vogliono altro che tre giri a disposizione. Ci vuole tempo affinché la Clio Cup sveli i suoi segreti più intimi e ancor più tempo per trovare il set up giusto e adatto ad ogni pilota. Dopo questi pochi giri in pista la definirei mansueta e addomesticabile, ma se vorrete vincere qualche gara nel Clio Cup sappiate che bisognerà coccolare la Clio, dedicandole tanto impegno durante le prove libere e i test, solo allora sarete veramente veloci e la Clio Cup vi regalerà tanta adrenalina e emozioni da vendere.


Pubblicato da Simone Dellisanti, 22/10/2018
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