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Test Drive

Suzuki Bandit S


Avatar Redazionale , il 23/09/05

18 anni fa - Semicarenata con tanto equilibrio

Di bandito le è rimasto ben poco, passata la giovinezza, la seminaked Suzuki adesso si comporta come un buon padre di famiglia. Affidabile, sincera, protettiva per l'autostrada. Una moto che bada al sodo e ci riesce benissimo.


BANDITO MATURO Oltre 10 anni fa il nome Bandit era legato ad una motoretta sportiveggiante di piccola cilindrata. Era il primo timido approccio delle naked con il mercato italiano e la 400 è una di quelle moto che hanno lasciato il segno. Da lei è nata una intera famiglia di banditi, con cilindrate differenti, adatte per tutti i tipi di utilizzo. Compreso quello turistico/sportivo, offerto dalla versione S. Lo scorso anno qualcuno restò un po' deluso vedendo che le Bandit in fondo non erano cambiate poi tanto. Gli appassionati del modello si aspettavano la risposta alle varie Hornet, Z 750, Fazer.

CONTA LA SOSTANZA

Ma Suzuki ha scelto una via differente, quella della moto di sostanza offerta ad un prezzo molto abbordabile. Insomma, forse la Bandit non si è messa il vestito della festa, ma ha rafforzato tutti quegli aspetti che in questi anni l'hanno fatta apprezzare da mezza Europa In ogni caso il "vestito" si è fatto più moderno. La Bandit ha ridotto il girovita per facilitare l'abbraccio delle gambe, il serbatoio si è accorciato di 30 mm (ma la capienza è sempre da 20 litri, con la migliore autonomia della categoria).

REGOLABILE

Volendo, poi, ce la si può cucire quasi su misura perché sella e manubrio ora sono regolabili in altezza, una soluzione che non fa altro che rafforzare la fruibilità della Bandit. I cambiamenti, dunque, sono molti più di quel che si possa notare con un semplice sguardo anche perché la vera novità della Bandit 2005 si cela sotto la fitta alettatura del suo quattro cilindri in linea. Dimagrito di 2 kg (grazie al nuovo blocco cilindri in alluminio con riporto sui cilindri) lo storico quattro cilindri in linea con raffreddamento misto aria/olio ha subito una ritoccata all'alesaggio (da 62,6 mm e 65,5 mm) ed è cresciuto di cilindrata fino agli attuali 656 cc.

STESSI CAVALLI, PIÙ COPPIA

Non aspettatevi però uno sfracello di potenza e coppia in più, anzi di cv nemmeno l'ombra visto che sono rimasti pressoché gli stessi (77,45 ma a 10.100 giri, 400 in meno della seicento) è piuttosto la coppia ad aumentare (59,2 Nm) e perdipiù posizionata alla giusta altezza del contagiri, 7.800 giri contro i 9.500 della precedente.

IL

BUONO IN MEZZO Il che significa un cambio di carattere piuttosto netto per la seiemmezzo Suzuki. Adesso si dispone di più motore dove serve, ovvero ai medi e ai bassi regimi, quelli che per strada contano per davvero e che consentono di guidare rilassati senza trafficare troppo con un cambio comunque perfettibile perché un po' legnoso negli innesti.

EQUILIBRIO A SORPRESA

Insomma basta fare davvero poca strada perché la Bandit si metta in luce per le sue indubbie qualità. La sintonia tra motore e ciclistica tocca su questa moto apici impensabili. Il manubrio è un po' strettino ma, a parte questo, la Bandit trasmette un bel piacere di guida, non eccelle in nulla ma fa benissimo tutto quanto le si chiede. Ottimamente bilanciata scivola tra le curve con una facilità estrema.

SOSPENSIONI DI QUALITA'

Ha buone sospensioni, la forcella in particolare, che mostra un sostegno ben maggiore di quello della precedente versione mandando quindi segnali molto rassicuranti a chi guida. Poi se andiamo a vedere la Bandit è l'unica con il leveraggio progressivo al posteriore (Z 750 S a parte) e con la forcella regolabile. Insomma è una moto piacevole e molto facile, anche perché il peso non è esagerato: 212 kg dichiarati. E anche la missione di viaggiare in autostrada viene svolta senza problemi il piccolo cupolino fa il suo dovere almeno fino ai 170 indicati, lasciando scoperte solo un po' le spalle ma senza causare turbolenze dastidiose

FRENI MORBIDI

Il punto debole, se così vogliamo chiamarlo, sta nella frenata da cui ci si potrebbe attendere qualcosina in più. In effetti non è la potenza a mancare, ma la coppia di dischi da 290 richiede una forza alla leva superiore alla media per ottenere spazi di arresto adeguati. È quella che si dice Un po' una frenata antipanico, meglio dover stringere un po' di più piuttosto che ritrovarsi con la ruota bloccata senza volerlo. In compenso il posteriore tende a bloccare fin troppo facilmente. Poco o nulla se si considera il prezzo, davvero da svendita totale di fine stagione.

TIRAMO LE SOMME

Se tiriamo le somme, e guardiamo anche il prezzo, la Bandit è quindi una moto che fa riflettere. Il motore rinnovato ha fatto un bel passo in avanti, la guida è estremamente facile e piacevole e la dotazione (di serie anche il cavalletto centrale) non manca di nulla. Chi cerca una moto pratica, poco costosa, che lo accompagni in ogni suo spostamento, ci faccia un pensierino.
Pubblicato da Stefano Cordara, 23/09/2005
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