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Piega&Spiega Day: la prima volta in pista


Avatar Redazionale , il 11/10/16

7 anni fa - Piega&Spiega Day, un giorno per coronare il sogno di guidare in pista

Piega&Spiega Day, il racconto della prima volta in pista

L'INIZIO Tutto è iniziato da piccolo, quando ancora avevo la testolina che assorbiva come una spugna. Non mi ricordo il giorno esatto, ma un'estate di tanti anni fa si teneva il tradizionale Motoraduno Città di Rovereto e la mia famiglia aveva ben pensato di portarmici.

IL PRIMO AMORE Ed è stato lì che l'ho vista: rossa, con cupolino e codone con le tabelle porta-numero bianche, scarichi sotto sella, monobraccio. La moto da corsa per eccellenza. Mi ci hanno messo in sella e me ne sono innamorato: era una Ducati 916, conservo ancora le foto a casa. Tanti anni dopo, da adolescente, quando è stato il momento di comprare la mia prima vera moto, la volevo il più possibile simile a lei.

CHE MITO La scelta non poteva che ricadere sulla Cagiva Mito EV: l'ho tenuta un paio di anni, in maniera fin troppo maniacale. Poi sono passato ad una Suzuki GSX-R 600 K6 usata, che però ho dovuto vendere per problemi d'affidabilità dell'esemplare da me scelto. Da allora, niente più moto. 

PIEGA&SPIEGA Ecco perché, quando ho sentito del Piega&Spiega Day, corso gratis(!) organizzato da Max Temporali per imparare i rudimenti della guida in pista, ho subito pensato che non potevo perdermelo. Purtroppo, però, non avevo la moto. Così ho contattato il signor Adriano Monti, proprietario del circuito di Castelletto di Branduzzo (PV), al fine di assicurarmi sia il posto sia la due ruote per l'evento in questione.

ALLENAMENTO VIRTUALE Non volevo arrivare impreparato e quindi, da appassionato pilotino virtuale, mi sono allenato sul pc, giusto per capire a grandi linee le traiettorie da tenere e non andare dritto alla prima curva. Ma poi una volta in pista, quella reale... è tutta un'altra storia.

PRIMA L'A-B-C La giornata è iniziata con un briefing tecnico sull'abbigliamento adeguato per girare in circuito, seguito da alcuni interessanti interventi sulla manutenzione della nostra beneamata due ruote, su forcella, monoammortizzatore e tutto ciò che riguarda la ciclistica a cura di Beppe Andreani e su quello che c'è da sapere sugli pneumatici grazie all'esperienza dello staff Dunlop.

LA RAPTOR! Poi, finalmente, l'esordio in pista: il mio destriero è una Cagiva Raptor 650 di colore bianco in configurazione racing senza targa né fanali che a vederla non le daresti nemmeno un centesimo. Le grattate che ha preso si stagliano in tutto il loro splendore dovunque la si guardi e si salva solamente il possente bicilindrico a V di 90° tanto simile a quello di Borgo Panigale. Aspetto pazientemente il mio turno in un misto di ansia ed eccitazione perchè prima di me scenderanno sugli stretti tornanti di Castelletto i motociclisti in sella alle sport-touring.

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SI PARTE...? Ok, allora accendo il motore e parto anch'io: fosse facile... Non per il fatto che mi sono dimenticato come si faccia, ma proprio perchè premo il pulsante d'avviamento e la moto resta in silenzio! Mi si accende una lampadina in testa: che sia per il cavalletto abbassato?
Provo e il sound del V-Twin mi dà la conferma che è proprio tanto che non salgo su una moto. Inserisco la prima ed assieme ad altri quattro compagni d'avventura seguo l'apripista: questo sarà un turno breve, giusto da scaldare le gomme e capire un po' il circuito.

ON-OFF Mi concentro sulla bestiola che sto guidando. I 70 cv non sono troppi e ci si può permettere di aprire il gas in piena curva anche a moto piegata, anzi, è quasi necessario nel mio caso visto che le entrate che faccio sono tutte a scatti ed in percorrenza sono una lumaca.
La coppia è subito disponibile ed il picco di potenza arriva tra i 3500 ed i 7000 giri, poi tutto scema una volta che si arriva al limitatore che mura a 10.000. Il cambio è durissimo anche se gli innesti sono precisi – me lo aspettavo vista l'esperienza biennale con la baby 916 della mia adolescenza. Al contrario l'agilità è ai massimi livelli, la Raptorina si muove sinuosa tra curvette e tornantini del motodromo e la sua ciclistica è affilata.

DEBRIEFING Io, al contrario, sembro un palo di legno incollato al sellino nonostante mi sposti a destra ed a sinistra come non ci fosse un domani. Sessione terminata, si va al debriefing in cui Max ci dà qualche dritta sulle traiettorie da tenere, spero in un secondo turno mattutino ma arrivo tardi ed è ora del pranzo. Si riprende nel pomeriggio alle 14 con un ulteriore incontro formativo che inizia sui fondamentali della guida in pista – ecco Giulio, ascolta che forse ti può essere utile! - e prosegue con altri due interventi rispettivamente della Polizia di Stato e del dottor Franchini il cui illustre passato nella Clinica Mobile del Motomondiale va preso come l'ABC per ogni motociclista che si rispetti.

DI NUOVO IN PISTA Alle 15:30 si torna all'arrembaggio dei cordoli per una fase un po' più corposa ed interessante: ora si girerà per circa mezz'ora praticamente liberi, stavolta divisi in base alla categoria di moto guidata e con gli apripista a dare un'occhiata. Back on track e... mi ritrovo subito imbottigliato. Mi irrigidisco sempre più. Rallento e mi metto in fondo al gruppetto di scatenati, mi calmo e cerco di prendere il mio ritmo, senza forzare. Tento di seguire i consigli appresi a lezione soprattutto sull'uso del freno posteriore che in teoria penso di usare ma in realtà non lo guardo nemmeno di striscio, ma ad un certo punto...

DIVERTIRSI Non penso più a nulla, mi concentro sulla guida e provo a divertirmi. Sono qua anche per questo! Dopo i primi giri comincio a prenderci gusto: il bicilindrico che ho sotto le chiappe è fin troppo generoso, continua a strappare un pochino ma ci sto prendendo la mano e riesco a pennellare le curve in maniera decente per essere la mia prima volta in pista. Sul più bello vedo la bandiera a scacchi, turno finito.

CI PRENDO GUSTO Ma alle 16:30 mi danno un'ulteriore possibilità e qua mi scateno: nel curvone che sembra più una parabolica tento l'azzardo della terza marcia per non arrivare quasi sempre a limitatore ad ogni tornantino. Nel rettilineo arrivo con il gas spalancato di quarta ai 130 orari, poi giù pinzata prepotente di anteriore, mentre nel resto del circuito continuo di seconda, con il motore che urla. Vorrei sverginare le saponette ma devo accontentarmi di qualche grattata allo stivale sinistro – meglio di niente! Di nuovo la bandiera a scacchi, proprio quando ormai sono in sintonia con questa 650 che sembra fatta apposta per me. Peccato che non abbia i semimanubri. La giornata si conclude così, con un attestato di partecipazione, le foto che mi sono state scattate, le strette di mano con persone meravigliose del calibro di Max Temporali e Adriano Monti e... un sogno che dopo tanto tempo sono riuscito a coronare. 


Pubblicato da Giulio Scrinzi, 11/10/2016
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